LA “COSIDDETTA” RIFORMA DELLE SUPERIORI

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    È stata presentata come una svolta epocale per la scuola. In realtà, si abbassano le ore di lezione per tagliare più docenti.

    Caro Direttore,
    non se ne può più. I tagli alla scuola secondaria superiore ora vengono fatti passare come una “riforma epocale”. Il proclama del ministro Gelmini non fa altro, infatti, che nascondere, per dirla con una espressione alla moda, una vera “macelleria sociale”. E qualcuno, addirittura, con autentica faccia di bronzo, ha il coraggio di dichiarare con enfasi ai microfoni delle innumerevoli televisioni che, finalmente, “la scuola passa dalla riforma Gentile a quella Gelmini”.

    Davvero non è più possibile sopportare le bugie, la mistificazione della realtà, la propagazione di fatti che non hanno alcun fondamento di verità. Bisognerebbe, invece, dire che la “cosiddetta” riforma delle superiori (targata Gelmini) abbassa sensibilmente il monte ore settimanale di lezione e, di conseguenza, richiede anche un numero inferiore di docenti. Bisognerebbe, inoltre, dire che il vero fine della “cosiddetta” riforma delle superiori è il taglio, previsto per il prossimo anno scolastico, di circa 21.000 (sì, è scritto giusto: ventunomila) docenti. Sono ventunomila posti di lavoro in meno, da sommare ad altre migliaia di posti in meno degli Ata.

    Ma la cosa peggiore, al di là della falcidia delle forze-lavoro, è la diminuzione di ore di lezione per materie come la geografia o la matematica. Diciamola tutta -a prosecuzione della puntuale e stimolante analisi fatta, la settimana scorsa, dal professor Raia a proposito delle prove Invalsi-, le responsabilità della carente qualità della scuola italiana ricadono tutte sulla politica. Chi ci governa, di qualunque estrazione ideologica (si fa per dire!), da anni sta svuotando il ruolo della scuola. I nostri politici vogliono una scuola che non insegna e, di seguito, un popolo di ignoranti.

    I cittadini ignoranti sono facilissimi da governare: non si pongono il problema nè dell”esistenza nè delle regole della vera democrazia; sono sempre disponibili a vendersi il voto e la propria libertà; si infervorano per i tronisti, le veline, i “Grandi fratelli” e i “Cuochi senza frontiera”; partecipano alle risse dei salotti televisivi tra soubrettes, giornalisti prezzolati e politici trasformisti; fanno il tifo per i concorrenti dei giochi a quiz. Perchè, in fondo, la scuola che verrà (come quella che già c”è) è fatta e misurata solo con quiz: vero o falso; sì o no; a), b), o c)?

    A chi interessa più capire e/o farsi capire? A chi interessa più il ragionamento, il metodo, la coerenza? Importante è azzeccare una risposta “vero o falso” a una qualsiasi domanda, senza capirne la ratio ma solo, come avviene più di frequente, “a mazzo”, per mera fortuna!

    “Non c”è ragione per fare una scuola del genere. Almeno, i prof. non me l”hanno mai spiegata. Primo giorno della quarta ginnasio: presentazioni, introduzione all”edificio della scuola e conoscenza dei prof. Una specie di gita allo zoo [:] Poi qualche test di ingresso per verificare il livello di partenza di ciascuno. E dopo questa calorosa accoglienza : l”inferno: ridotti in ombre e polvere”. (Alessandro D”Avenia, “Bianca come il latte Rossa come il sangue”, Rizzoli, 2010).

    Caro Direttore, in quale paese viviamo? Io credo che viviamo in un paese alla deriva: senza meta, senza nocchiero, senza bussola. Credo anche che, alla fine della corsa, gli italiani si guardano in faccia e, quasi sicuramente, pensano: “ci sarebbe proprio bisogno di una guida seria, di una personalità in grado di prendere in mano la traballante situazione del paese; e, a dirla tutto, si dovrebbero limitare le troppe libertà di cui godiamo”. C”è come una corsa, una vocazione a sottostare a una nuova forma di fascismo. C”è come un ripudio inconscio della democrazia, della partecipazione, delle tante libertà. Vuoi vedere che, dopo più di mezzo secolo, ci si debba preoccupare (i sintomi ci sono tutti!) di un ritorno del fascismo?

    “Il fascismo piaceva agli italiani, forse piace tuttora, perchè era intransigente a parole, ma permissivo, complice nei nostri vizi nei fatti. È per questo che si sente puzza di fascismo perenne nella retorica permissivista della repubblica, per cui chiunque faccia il suo dovere è un eroe, qualsiasi morto va applaudito al passar del feretro, anche chi faceva la guerra per soldi al servizio di coloro che con la guerra fanno affari, salutato da fanfare e capi di stato dolenti”. (Giorgio Bocca, “Annus Horribilis”, Feltrinelli, 2010).

    Però, questo a scuola non si insegna. E quelli che lo insegnano passano per sovversivi, antitaliani, rivoluzionari, che vogliono destabilizzare il sistema. Ma tant”è. L”indirizzo è quello di allevare asini (magari, dividendoli, col sistema Invalsi, tra asini di serie A e asini di serie B). L”anno scolastico, che verrà, sarà ancora più duro e amaro. Ci sarà, grazie ad “un”epocale riforma della scuola superiore”, una recrudescenza della dispersione scolastica. Molti quattordicenni saranno spinti fuori dalle istituzioni ma non avranno possibilità di lavoro, perchè quella stessa politica della riforma epocale non è in grado di creare posti di lavoro. È in grado, invece, di creare illusioni.

    Così molti giovani non andranno a scuola, saranno in perenne attesa di un posto di lavoro, svenderanno il proprio voto, si ispireranno alle logiche (ai comportamenti) del Grande Fratello e, soprattutto, crederanno che sia giusto evadere le tasse, non rispettare le leggi, vivere tutta la vita in attesa che il destino sia più clemente. E, intanto, si divertiranno, raccontandosi barzellette sulla madonna, sull”umidità o sul paradiso. Tanto, come si dice?, “il riso fa buon sangue”. Solo che bisogna avere la massima attenzione nei confronti di coloro che sono abituati a piangere, perchè si dice anche che “chi chiagne, fotte “a chi rire”.

    La politica è orripilata? È preoccupata? Si sente in colpa? Ma chi se ne frega! I veri problemi sono altri e, in questo momento, si chiamano: processo breve, immunità, legittimo impedimento, scudo fiscale. Mica si può preoccupare delle eccellenze mortificate, delle basse percentuali (30%) riguardanti gli italiani che leggono un quotidiano, che sfogliano almeno un libro all”anno, che hanno una sufficiente dimestichezza con la lingua e l”aritmetica di base.

    Come diceva il nazista Goebbels?, “Quando sento la parola cultura metto mano alla pistola”. Aveva ragione. Tutti quelli che non caddero sotto i colpi di pistola del ministro della cultura tedesco, infatti, vestirono, poi, le divise delle S.S.!
    (Fonte foto: Rete Internet)

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