IL CROLLO DI FIDUCIA VERSO I POLITICI

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    In Campania i cittadini non hanno fiducia nelle istituzioni perchè nelle loro attività, negli obiettivi, nei mezzi e nelle risorse usate, non vi è trasparenza.
    Di Amato Lamberti

    In Campania, a Napoli come a Caserta, nelle città come nei paesoni informi e sgangherati dell”hinterland napoletano, sul litorale domizio come nella pianura nolana e lungo le pendici del Vesuvio, la gente è molto sconcertata. Forse sarebbe meglio dire che è molto preoccupata e spesso addirittura angosciata, senza neppure sapere bene il perchè.

    “Mi sentivo affaticata. Sentivo il mio corpo affaticato. L”aria era brutta e mi sentivo anch”io peggio. In certi momenti non ce la facevo nemmeno a rifiatare. Se penso a quei momenti me ne andrei di qui. Anche a livello di lavoro, di tranquillità:” dice una casalinga, 49 anni, licenza elementare, abitante a Mugnano di Napoli, intervistata nel corso di una ricerca del CNR sulla percezione, da parte dei cittadini, sulle conseguenze dell”inquinamento sulla salute delle persone.

    L”emergenza rifiuti, tra gli altri disastri, sul piano dell”immaginario collettivo. ha portato alla luce, per così dire, un malessere che covava, sepolto, nascosto ma non inavvertito, nel terreno, nella frutta degli alberi, nel latte degli animali, ma, soprattutto, nel corpo della gente, di ciascun cittadino, uomo o donna, anziano o bambino. Il terreno è talmente “marcito” che nulla riesce a crescere, a fiorire e a maturare senza la continua irrorazione con “medicine” che sono contemporaneamente “rimedi” e “veleni”:

    “:i pesticidi? La medicina per le piante? Ah sì. Certo che inquinano. Il problema è che senza non si può fare. Sono micidiali però sono obbligatori. Prima cosa devo chiamare ” “o soraciaro” (il disinfestatore dai topi), i topi si mangiano tutte le radici degli ortaggi e delle piante. L”altra settimana l”ho chiamato e ha preso più di 1000 topi. Poi devo usare i pesticidi. Sennò tutte le cose vanno a male. Siamo obbligati a mangiare il veleno! ” A parlare è sempre la casalinga, 49 anni, licenza elementare, di Mugnano di Napoli.

    Una situazione assolutamente paradossale perchè si sa bene che le piante riescono a dare frutti solo trattandole con il veleno-rimedio dei pesticidi, ma lo stesso veleno, assorbito dai frutti, come dagli ortaggi, avvelena chi lo mangia senza neppure avvertirne la presenza, convinto di averlo eliminato con il lavacro purificatore dell”acqua corrente. Nel momento in cui ci si è resi conto che quei dati denunciati dalle indagini epidemiologiche, e riportati dagli organi di informazione, non erano solo numeri, statistiche, percentuali, ma erano diossina, metalli pesanti, sostanze tossiche che si erano addirittura incistati nelle ossa, nei polmoni, nelle cartilagini, nella vescica, nelle ghiandole più nascoste, e stavano proliferando senza nessun contrasto, ogni certezza è venuta meno, nelle pratiche quotidiane ma anche a livello di immaginario.

    Nella terra felice, la Campania felix, da sempre abbondante di frutti e di messi, oggi ridotta ad una marea di costruzioni circondate, quando non sommerse, da cumuli di rifiuti di ogni specie e provenienza, oscure presenze si nascondono nella terra, nell”acqua, nell”aria, nei frutti, nella verdura, negli animali, pronte ad aggredire gli abitanti entrandogli nel sangue, nel latte materno, nelle articolazioni, nelle cartilagini, nelle mucose, per crescere, moltiplicarsi e diffondersi.

    Il “tumore”, quasi un quinto nero cavaliere dell”Apocalisse, in quanto struttura proliferante, grumo di umori acidi e velenosi, è diventato così il simbolo stesso del disfacimento visibile dei corpi, e di quello invisibile delle coscienze, delle istituzioni, della politica, del territorio dell”intera regione. È come se improvvisamente ci si accorgesse che è marcito tutto, la terra, gli alberi, l”erba da pascolo, le pecore, le persone. Tutto marcio e putrescente: dentro e fuori; in superficie e in profondità; nel corpo e nell”anima.

    A nulla valgono le rassicurazioni degli esperti dei vari ministeri che minimizzano il disastro ecologico e parlano di bonifiche che prima o poi dovrebbero risolvere tutto. Non gli dà credito nessuno: è crollatala fiducia nei confronti delle istituzioni, oltre a quella nei riguardi di politici e amministratori, incapaci a risolvere i problemi.
    Il crollo della fiducia ha prodotto quella che gli studiosi chiamano una condizione di “anomia” generalizzata: una società governata dal sospetto, dalla paura dell”altro, dalla sfiducia nelle leggi e nei suoi rappresentanti. Un luogo di questo tipo, segnato dalla più profonda insicurezza individuale e collettiva, non potrebbe, in teoria, neppure esistere, perchè, per aversi una società degna di questo nome, è indispensabile un certo grado di fiducia e di condivisione sulle regole e pratiche sociali necessarie per lo svolgimento della vita collettiva.

    Ma Napoli e la Campania, per quanto possa sembrare teoricamente paradossale, esistono realmente, ma, in esse, nessuna istituzione può realmente funzionare, perchè priva di ogni fiducia da parte dei cittadini. Si può avere fiducia in una istituzione, solo quando vi è piena trasparenza delle sue attività, funzioni, procedure, obiettivi, come anche dei mezzi e delle risorse finanziarie utilizzate; e non è certo questa la situazione di Napoli e della Campania. Senza fiducia non c”è società, non c”è partecipazione, non c”è condivisione, ma solo conflitto, scontro di interessi, lotta per la sopravvivenza. Uscire dall”emergenza è necessario ma non basta.

    È fondamentale e indispensabile ricostituire la fiducia tra cittadini e istituzioni. Senza fiducia sono condannati al fallimento tutti gli sforzi di rassicurazione dell”opinione pubblica, anche in termini di qualità dei prodotti e di rilancio turistico del territorio. Impresa non facile, perchè nessuno sembra avere l”autorità morale per realizzarla: certo non possono farlo nè il Governo nazionale, nè nuovi Commissari, nè, tantomeno, quanti, politici e amministratori, nazionali e locali, in tutti questi anni, hanno fatto di tutto per distruggere ogni forma di fiducia individuale e collettiva nelle Istituzioni.

    Ma bisogna farlo in fretta, prima che si solidifichi quel “cupio dissolvi” che oggi sembra caratterizzare l”atteggiamento di tutti in Campania e che sta producendo come un rifiuto per tutto ciò che è campano nell”opinione pubblica nazionale e internazionale.

    CITTÁ AL SETACCIO