I porti del mediterraneo

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    L’economia delle regioni mediterranee ha gravitato spesso intorno ai principali porti. Il trasporto marittimo ha avuto alterne fortune nel bacino, ma oggi sembra esserci la possibilità di un nuovo rilancio.

    Le direzioni e l’intensità dei traffici marittimi è stata influenzata dai cambiamenti storici e dall’evoluzione delle tecnologie. Il Mediterraneo riassume al suo interno tutte le fasi del trasporto via mare, con un’intensità particolare frutto della posizione delicata del bacino che ne ha fatto uno dei primi crocevia della storia.
    I porti mediterranei hanno vissuto epoche di splendore e di decadimento. Fino alla scoperta del continente americano, il Mare Nostrum era il centro dei traffici mondiali; le nuove rotte atlantiche lo tagliarono fuori dagli scambi globali, relegandolo in una posizione di perifericità fino al Novecento, acuita anche dall’arretratezza dei Paesi rivieraschi. Fu l’apertura del canale di Suez a ridare vitalità ai trasporti via mare.

    Il secondo dopoguerra ha segnato la vera svolta. Il traffico di materie prime (petrolio e gas naturali) ha rivitalizzato le relazioni all’interno del bacino, portando ad un incremento deciso nel volume degli scambi. Negli ultimi anni, la posizione centrale rispetto a molte aree di interesse strategico e commerciale – Africa del Nord, Medio Oriente, Europa orientale, Turchia – ha ulteriormente rilanciato i traffici mediterranei, grazie anche al processo di containerizzazione e alla possibilità per molti porti del bacino di porsi come punti intermedi di rotte globali.
    Come per tutti gli altri fattori economici e sociali, la distribuzione dei porti principali è squilibrata. I poli più dotati di infrastrutture sono quelli della sezione europea (francesi, spagnoli, italiani) e alcuni nel Nord Africa (marocchini ed egiziani).

    Questi sono anche quelli più trafficati, mentre gli altri porti del bacino sono spesso troppo piccoli per movimentare una mole significativa di merci oppure poco appetibili per ragioni di costo e di strutture di base. A determinare l’importanza di un porto è anche la tipologia di merci trafficate; i porti europei principali (Marsiglia, Genova, Valencia, Barcellona, Livorno) coprono un raggio molto ampio di prodotti, mentre i centri africani o asiatici sono specializzati quasi esclusivamente nel traffico di idrocarburi.
    Proprio gli idrocarburi rappresentano comunque il prodotto principe dei flussi che partono dai porti mediterranei o vi arrivano da regioni vicine, in particolare dai Paesi del golfo.

    La struttura del sistema marittimo mediterraneo è fortemente gerarchica, con alcuni nodi che servono da punto di riferimento per tutto il bacino nei rapporti con il resto del mondo. Sono soprattutto i porti spagnoli e francesi a svolgere un ruolo cruciale.
    L’Unione Europea ha intenzione di investire molto nei prossimi anni sullo sviluppo del sistema portuale, in particolare sui flussi tra porti appartenenti alla stessa regione. Queste politiche miglioreranno le comunicazioni tra i porti mediterranei e quelli nord-europei. Una delle parole d’ordine della politica comunitaria è l’intermodalità. Anche i porti più sviluppati dell’Europa mediterranea non offrono servizi intermodali paragonabili agli hub più avanzati, sia per limiti tecnici sia per le lungaggini burocratiche che, in molti Paesi, rendono assai complicato il passaggio da una tipologia di trasporto all’altra.

    I progetti comunitari prevedono un grande impiego di risorse per migliorare l’intermodalità dei porti mediterranei, con azioni indirizzate ad armonizzare le legislazioni e modernizzare le tecniche impiegate.
    Uno dei progetti prioritari delle politiche europee dei trasporti è quello delle Autostrade del Mare. Si tratta di rotte lungo le quali vengono facilitate le relazioni tra porti. Nei progetti queste autostrade dovrebbero limitare i trasporti via terra, più inquinanti e costosi, e quindi rispondere anche all’obiettivo della sostenibilità.

    Il Mediterraneo è interessato in modo massiccio da questi progetti e ha la possibilità di ritornare a occupare un ruolo fondamentale nei movimenti globali di merci, a patto che i suoi porti sappiano percorrere la strada dell’intermodalità e dell’innovazione tecnologica. Il momento storico è favorevole per ridare al bacino una centralità strategica nei flussi commerciali internazionali e per rilanciare, sulla scia dei porti, intere regioni.