Grazie ad uno studio della Protezione Civile, sono state individuate le aree nelle quali discariche abusive e smaltimento illegale hanno inquinato l”ambiente e rovinato la salute dei residenti.
Di Amato Lamberti
I rifiuti hanno compromesso il futuro della regione Campania? È una domanda angosciante alla quale, forse, non sappiamo ancora dare una risposta. Roberto Saviano, in un articolo sull”emergenza “spazzatura” a Napoli e nei comuni limitrofi, pubblicato su “La Repubblica”, afferma: “ciò che rende tragico tutto questo è che non sono le strade che oggi sono colpite dalle “sacchette” di spazzatura a subire danno. Sono le nuove generazioni ad essere danneggiate. Il futuro stesso è compromesso. Chi nasce neanche potrà più tentare di cambiare quello che chi li ha preceduti non è riuscito a fermare e a mutare.”
In effetti, da anni, come abbiamo già documentato in precedenti articoli, la pratica della disseminazione di discariche abusive sul territorio si accompagna a innumerevoli forme anch”esse illegali di smaltimento e incenerimento di rifiuti che producono un crescente inquinamento ambientale, certamente dannoso per la salute degli abitanti di quelle aree geografiche. Ne possiamo ricordare alcuni, come emergono dalle innumerevoli indagini della magistratura:
Il tradizionale tombamento, ovvero l”apertura di buche, anche di rilevanti dimensioni, dove vengono seppelliti i rifiuti tossici, accuratamente ricoperti con uno strato di terriccio; lo spandimento sul terreno di pseudo fertilizzanti provenienti da attività di compostaggio di fanghi non sottoposti ad alcun trattamento e, quindi, non idonei per le elevate concentrazioni di metalli pesanti e la presenza di sostanze cancerogene; l”impiego di rifiuti pericolosi in ripristini ambientali, in rilevati stradali o in riempimenti di cave trasformate in vere e proprie discariche abusive, l”immissione in cicli produttivi, cementifici e fornaci per la produzione di laterizi, di fanghi industriali, polveri di abbattimento fumi, ceneri e scorie derivanti dalla lavorazione dei metalli; lo smaltimento di rifiuti speciali derivanti da impianti di trito vagliatura dei rifiuti urbani in ripristini ambientali.
Le aree maggiormente colpite da questi fenomeni, individuate grazie ad uno studio commissionato dal Dipartimento della Protezione Civile, sono, per la provincia di Caserta, i Comuni di Aversa, Capodrise, Casagiove, Casal di Principe, Caserta, Castel Volturno, Marcianise, S.Cipriano d”Aversa, Santa Maria Capua Vetere, San Nicola la Strada, Villa Literno; e per la provincia di Napoli, i Comuni di Acerra, Afragola, Arzano, Caivano, Casoria, Frattamaggiore, Giugliano in Campania, Marano di Napoli, Marigliano, Mariglianella, Melito di Napoli, Mugnano di Napoli, Pomigliano d”Arco, S.Antimo, Somma Vesuviana, Terzigno, Tufino, Villaricca, Volla. Napoli città non è stata presa in esame e non se ne capiscono le motivazioni.
Lo studio ha preso in esame, una prima volta il periodo 1994-2001 e in una seconda fase il periodo 2002-2007, individuando prima le aree con i più alti livelli di mortalità totale e, in seguito, per alcune patologie tumorali, ha effettuato una correlazione tra mortalità e rischio ambientale da rifiuti. I risultati dello studio hanno permesso di accertare l”esistenza di una forte correlazione tra malattie tumorali e concentrazione di pratiche criminali di smaltimento dei rifiuti. La mortalità prodotta dai tumori maligni, nel periodo preso in esame, è aumentata in provincia di Caserta del 29% e in provincia di Napoli dell”8% come media complessiva.
Nello stesso periodo, in Italia, la mortalità per tumore è diminuita del 5%. Se si considerano le localizzazioni tumorali, l”aumento più marcato nel periodo preso in esame riguarda la mortalità per tumori del fegato (54% a livello regionale, 80% per la provincia di Caserta, 52% per la provincia di Napoli per i tipi primario e secondario insieme), seguiti dal tumore del sistema linfatico (47% a Caserta, 27% a Napoli e 34% nella regione) e da quelli maligni della trachea, bronchi e polmoni (26% a Caserta, in calo -0,1% a Napoli, 8% in regione e -8% in Italia).
Questi dati riguardano le intere province di Caserta e Napoli, non le zone a maggiore rischio per le quali si registrano dati ovunque in preoccupante aumento (dati che magari forniremo nel prossimo articolo). Non si tratta quindi di un fenomeno recente e superficiale: potremmo quasi dire che il tumore, nelle sue diverse forme, ha fatto metastasi sul nostro territorio. E pensare che ci siamo resi conto delle operazioni criminali che si stavano perpetrando sul territorio nel quale vivevamo solo il 4 febbraio del 1991, quando all”ospedale Cardarelli di Napoli arriva un uomo che ha perso la vista perchè rimasto contaminato da sostanze chimiche contenute in bidoni che stava scaricando illegalmente in una discarica abusiva tra Qualiano e Villaricca, precisamente in località Torretta Scalzapecora. L”uomo si chiama Mario Tamburrino, un autista che trasportava sul suo camion 571 fusti prelevati da una azienda specializzata nello smaltimento di rifiuti tossici della provincia di Cuneo.
Comunque, proprio nel triangolo tra Giugliano, Villaricca e Qualiano, in un ristorante molto noto, viene siglato, secondo gli atti dell”indagine che porta il nome di “Operazione Adelphi”, l”accordo tra imprenditori, camorra e politici per la gestione e il controllo del traffico e dello smaltimento rifiuti. Un accordo fondato sull”autorizzazione dell”assessore all”Ambiente della provincia di Napoli a smaltire, in ambito provinciale, rifiuti di provenienza extraregionale in cambio di una percentuale sui rifiuti smaltiti. In pratica, la politica imponeva il “pizzo” alla camorra.
Naturalmente, pur essendo passati 19 anni, i bidoni tossici , come ci informa il rapporto “Rifiuti S.p.A.” di Legambiente, sono quasi tutti ancora in località Torretta Scalzapecora, tra Villaricca e Qualiano.