HINTERLAND, PROVE DI SPERANZA

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Il cambiamento non ha bisogno di eroi; basta unirsi e pensare insieme. L’esempio del Coordinamento docenti.

Ci siamo lasciati la volta scorsa con un impegno, dopo aver tanto analizzato le dinamiche violente dei nostri tempi: provare a descrivere le esperienze controcorrente che aiutano a sperare e animano la nostra voglia di partecipazione. Io invito caldamente i lettori che mi seguono e tutti i collaboratori de ilmediano.it a farmi pervenire notizie di eventi, progetti, attività svolte in direzione dell’impegno a migliorare il nostro territorio. Alcune di queste notizie già sono sotto gli occhi di tutti e riguardano storie di donne e di uomini che si battono a livello nazionale e regionale per un ideale, un diritto, un semplice comportamento gentile: di queste persone non parleremo. Proporremo invece racconti quotidiani e silenziosi di chi lavora senza nessun traguardo filantropico, ma solo perchè non saprebbe fare diversamente e contribuisce a creare un ambiente più autentico.

Niente a che fare con la retorica “della goccia e del mare”, formule allarmanti di un qualunquismo religioso che serve solo a rassicurarci. Vorrei esporre invece il mare sconfinato del desiderio di bellezza che agita ciascuno di noi, il fiume in piena di chi lavora giorno dopo giorno senza chiedersi: “A che serve? “. A dire il vero la speranza a cui faccio riferimento, come altre volte ho già esposto, non è quella devota dell’aspettare che l’albero dell’impegno porti frutti presto o tardi. Una speranza del genere, che sposta semplicemente l’idea di un risultato nel tempo non mi piace, perchè edulcora il fallimento. La mia speranza è quella di chi ci sta, non si nasconde, crea partecipazione senza compromessi e mostra che oggi è possibile migliorarci.

Le testimonianze in cui credo veramente sono quelle del gruppo non del singolo; la speranza dell’eroe non mi interessa; quella della coppia, del circolo comunicativo, dell’insieme di persone si, la speranza di relazione possiamo dire, la speranza sociale e cittadina, quella mi sta a cuore.
Vi racconto una prima storia.
Il mondo della scuola oscurato dai protagonismi e dall’autoreferenzialità, un pianeta di solitudini, a volte crea miracoli. Contro i tentativi di esclusione, contro le politiche demagogiche del religioso rispetto delle carte, la scuola prova, a volte, ad alzare il capo e a rispolverare la propria vocazione all’educazione, non all’istruzione soltanto.

Ci sono, semisconosciuti, ma presenti ogni giorno all’appello, tanti docenti e tanti alunni di Somma che da anni provano a programmare insieme, a spendersi per un progetto comune, pur nella necessaria autonomia pedagogica, ma tenendo presente bambini e bambine concreti con i quali stabilire rapporti egualitari e di rispetto dei ruoli. Sono insegnanti presenti nella maggior parte delle scuole di Somma, ma anche di altre cittadine, che lavorano non per il nome della loro scuola, non hanno voglia di salire sul podio del premio alla scuola più gettonata o a quella che fa i più bei progetti; semplicemente lavorano per la cooperazione fra scuole.

Cosa fanno questi docenti, riuniti in un Coordinamento? Pensano insieme, si scambiano idee, mettono in rete i loro problemi, predispongono attività assai creative e dinamiche e infine fanno in modo che la scuola diventi uno spazio pubblico di scambio e di confronto, offrendo anche ai più piccoli occasioni di esprimersi. Stanno addirittura provando a coinvolgere i genitori in un’opera educativa scolastica che allarghi la possibilità di incrociare le esperienze formative. Hanno fiducia nel cambiamento silenzioso del modo stesso di fare scuola e io sono con loro.