Giovedì è stato ucciso un boss. Si torna a parlare di camorra e dei suoi mille volti

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Che faccia ha la camorra? Un nuovo omicidio, nuova battaglia tra clan; di vecchia c’è sola la paura di quelle facce, di quella criminalità metastatizzata ovunque, protetta spesso da politici collusi.

Un paio d’anni fa, svolgemmo un’interessante ricerca presso la facoltà di Sociologia, in collaborazione con il compianto Amato Lamberti, fondatore dell’Osservatorio sulla camorra e sulla legalità. Il contenuto di quell’analisi resta tutt’oggi purtroppo attualissimo, in considerazione anche degli eventi delittuosi che la cronaca quotidianamente ci sta proponendo e su cui non bisogna far finta di niente. Siamo talmente abituati a sentire di lotte tra camorristi, delitti di stampo mafioso ecc, che il rischio più alto è quello di non dare più importanza a notizie di questo tipo. Sulla “normale quotidianità” di questi eventi e sull’onda del pensiero che “tanto le cose restano sempre le stesse”, banchettano, come vampiri, gli esecutori di atteggiamenti camorristici.

É fondamentale quindi non abbassare mai la guardia, per evitare colpi alle spalle da questi esattori dell’armonia sociale. Giovedì è stato ucciso Gaetano Marino (foto), detto “Moncherino”, boss del clan degli scissionisti che si trovava in vacanza a Terracina, sul litorale di Latina. Appena un mese fa era stato ucciso un esponente del clan Moccia Modestino Pellino a Nettuno. Ecco quindi che si torna a parlare di camorra, quasi come se queste morti facessero riflettere sul fatto che la camorra c’è ancora, e tanta anche. Il collegamento tra questi ultimi delitti descritti e l’indagine svolta tempo fa, serve proprio per tenere viva l’attenzione sul rischio di dimenticare o peggio ancora, di occultare, la presenza attualissima di boss e vari clan.

Che essi siano senza mani come Marino, che le perse in un precedente attentato, o che essi siano politici in giacca e cravatta, detentori di potere amministrativo e di scambi commerciali, i camorristi sono ancora subdoli armatori delle flotte con cui navighiamo tutti, quotidianamente, in qualsiasi contesto sociale del mare sporco denominato Campania. Amato Lamberti, pioniere dello studio sulla camorra in Campania, disse durante un’intervista “La mafia non è importante perchè fa crimini, ma perchè tende a sostituirsi allo stato. La lotta alla mafia è la lotta a un sistema che tende a sostituirsi allo stato, che tende a farsi stato, e quindi a decidere ciò che invece dovrebbe decidere lo stato. Questa è la pericolosità”.

Questa espressione ci spinge tutt’oggi a una riflessione provocatoria: in che modo immaginiamo oggi il camorrista? Che volto ha? Ha il volto da duro come nei film, o il volto da stimato professionista capo di partito? La verità è che ha il volto di entrambi. Di sicuro senza il volto del secondo non potrebbe esistere il volto del primo. Durante la ricerca sopracitata furono raccolti un centinaio di contributi per identificare il volto del camorrista nell’immaginario collettivo, proprio per voler provocare nel cittadino una riflessione sul rischio di immaginare il camorrista deviante come estraneo a noi, quando in realtà spesso è molto più signore, laureato, stimato, professionale, di quanto noi attualmente immaginiamo.

Lo scopo dell’esperimento era lo stesso di questo pezzo: non smettere di parlare di camorra, esorcizzando il mito dell’infallibilità del fenomeno, portando piuttosto a conoscenza la cittadinanza delle tante soluzioni al problema messe in atto negli ultimi anni.

Le domande poste agli intervistati erano: a) Qual è la faccia della camorra? Quando pensi alla camorra di chi è la faccia che immagini? b) è un maschio, è una femmina? c) che età ha? d) che attività svolge?
Di seguito alcune risposte particolarmente significative degli intervistati: Ciro, napoletano di 46 anni: “La camorra ha il volto dell’esponente delle forze dell’ordine in uniforme che quando vede movimenti di camorra per paura viene comprato con un pacchetto di sigarette e con un caffè, e comunica alla radio dopo un controllo: Negativo! Tutto a posto! Nulla di rilevante”.

Catia da Bergamo di 26 anni: “la camorra ha la faccia di un politico, la camorra ha la faccia dello stato, la faccia di chi, nel governo, non investe sul futuro dell’Italia, e pensa solo ad aumentare gli interessi di pochi”. Aurelio, Torre del Greco, 46 anni: “La camorra ha la faccia della prepotenza. Una faccia maschile sui trent’anni”. Anna, napoletana, 42 anni: “Noi siamo legati al vecchio stereotipo che ci hanno trasmesso i film, la camorra non ha più la faccia di Mario Merola guappo buono e risolutore di tanti problemi del quartiere o con la faccia del pastore sardo con coppola e fucile attorniato di pecore e caciotte. Oggi la camorra è in giacca e cravatta, con la faccia per bene del gran faccendiere, potrebbe pure avere la mia faccia visto che la nuova camorra è anche donna”, e ancora Maria, 20 anni, Caserta: “la camorra ha la faccia di una persona perbene sui quarant’anni”.

Per Lucia, napoletana di 40 anni il camorrista è: “Maschio, 35 anni, manager delle attività illecite (di tutto, dalla droga alle tangenti, dai giochi clandestini al riciclaggio…)”, Antonio 29 anni, Ercolano: “La faccia della camorra è quella di colui che ti paga quattro soldi in un lavoro a nero perché a lui conviene così, ma intanto ti fa un piacere e ti fa lavorare. La faccia della camorra è quella della nuova occupazione che non tiene libretto che non fa assunzione ma ti arruola nelle maglie dei suoi tanti ruoli con un’occupazione che non tiene marchette ma ti da un lavoro fuori dai canoni che alla fine non sfocerà di certo nella pensione ma probabilmente solo in un funerale col vestito buono”.

Anna, 32 anni, napoletana: “Immediatamente mi viene da pensare ad un uomo, sui 50. Calvo, dall’aria severa. Che si arricchisce sul terrore della gente. So bene che la camorra è ormai ben distante da questa ideologia. Non si limita a chiedere pizzi e spaventare persone, ma si occupa anche dello smaltimento dei rifiuti (specie qui a Napoli) e di tante altre attività: addirittura ci sono i centri di vigilanza gestiti dalla camorra, se non prendi uno dei loro guardiani a vigilare alla tua fabbrica potresti avere problemi”. Giusy, 22 anni, Sorrento: “Per me la camorra è un uomo sui 50, in abito blu, pronto a sorridere, un manager, una persona molto intelligente, uno che sa che numeri comporre per ottenere ciò che vuole, uno che "lavora" tutta la settimana e la domenica va a messa e in gita con la famiglia”.

Ciro, Marano di Napoli, 25 anni: “Immagino questo ragazzino sopra uno scooter di grossa cilindrata che probabilmente non potrebbe nemmeno guidare; lo immagino con l’ultimo cellulare alla moda da quattrocento euro, con funzioni di cui non ne conosce l’esistenza; lo immagino con nuovissimi vestiti firmati e con scarpe Nike sgargianti e pacchiane; lo immagino con i capelli stiratissimi e con la pelle bruciata da lampade artificiali. Lo immagino ignorante e, soprattutto, lo immagino con la faccia sporca”.
(Fonte foto: Rete Internet)

OSSERVATORIO SOCIALE
http://www.ilmediano.it/apz/vs_cat.aspx?id=42