Avatar è una lettura trasformata della realtà che cambiamo a seconda della convenienza. Rasenta l”opportunismo ma è più sottile; è “dicere che Dio nun è Dio!”
Caro Direttore,
prima della visione del film (dopo avere assistito alla proiezione è diventato di più facile comprensione) mi sono chiesto il significato della parola sanscrita “avatar”. Ho appreso che, originariamente, significava “discesa in terra” e, successivamente, nella naturale evoluzione della lingua, è divenuta sinonimo di “trasformazione”, “ripresentazione”. Mi sono posto questo interrogativo, cercando di dare risposte alla naturale curiosità che mi connota nel cercare di capire fatti, persone e, ovviamente, parole che mi circondano.
Frequentando, per la mia attività professionale, il mondo dei giovani, non volevo, infatti, farmi trovare impreparato e incompetente così come lo fui nell”ascoltare, per esempio, neologismi (?) quali “sclerare” (star fuori di testa per la rabbia), “darsi un fiocco” (baciarsi con la lingua), “flasshare” (immaginarsi qualcosa), “pisciare” (andarsene, lasciarsi).
Dunque, avatar è una ripresentazione, una lettura trasformata e contaminata della realtà. È, forse, la descrizione di un nostro modo di vivere e di intendere la realtà, che, a secondo dello spirar del vento, il bianco lo fa diventare nero (e viceversa) o, come diceva un vecchio e saggio contadino di mia conoscenza, “è cazzo “e dicere che Dio nun è Dio!”.
Non si riesce a ben capire se abbiamo finto prima o dopo, se (quando e perchè) abbiamo creduto in una cosa o in una persona e poi l”abbiamo abiurata, se tutto è avvenuto per convenienza, superficialità, ignoranza o costume mentale. “Tutti viviamo, in maniera parziale ma permanente, subendo l”inganno oppure praticandolo, raccontando soltanto una parte, nascondendo un”altra parte e mai le stesse parti alle diverse persone che ci circondano.”, (Javier Marìas, “Domani nella battaglia pensa a me”, Einaudi, 1998).
Caro Direttore, l”ingiuria del tempo, che inesorabilmente passa, non mi ammorbidisce, anzi! Forse, come tutti, in talune situazioni pratico anch”io l”inganno (chi è senza peccato, scagli la prima pietra!), ma, sino all”ultimo rantolo, non sono disposto ad ingannarmi nè a farmi ingannare. Credo di avere avuti –senza presunzione alcuna- buoni maestri sia ingannatori che iningannabili. Perciò, non posso accettare che cambino i giudizi, le posizioni, gli sguardi lunghi. Certo, ogni cosa è soggetta a revisione ed ogni revisione, se correttamente suffragata da pezze d”appoggio, aiuta a capire meglio, ad approfondire, a riconsiderare (non per comodo), a risintonizzarsi. Insomma, una specie di resettaggio dopo l”attacco di ignominiosi ed ignobili hacker!
Però, creare avatar (specie simbolici) dovrebbe essere difficile e, invece, è esercizio quotidiano. Così avviene che tutto ciò che ci può dare un vantaggio costituisca un merito. Se amministratori incapaci (ma anche ladri) ci favoriscono, invochiamo per essi la ragion di Stato. Se, per convenienza, dobbiamo rivedere una nostra posizione, ci inventiamo il contesto, il retroterra culturale, il disagio della scelta, il travaglio psicologico, gli schemi dell”epoca, la tradizione, la consuetudine e non so quante altre cose.
La delimitazione dei confini del Parco del Vesuvio è stata, in principio, una intelligente intuizione per la salvaguardia e la conservazione dell”ambiente; ma è diventata, in seguito, una iattura per la popolazione che l”ha subita. Il varo della legge regionale per il divieto di costruire nella “zona rossa” (quella a rischio sismico e vulcanico) è stata, in principio, una norma di grande spessore civile; ma è stata trasformata, in seguito, in una norma fallimentare, che “ha impedito a poveri cittadini di ricorrere alla possibilità di non essere sradicati dalla propria terra” (e, magari, di morirci anche).
Il presidente della Regione Campania, Antonio Bassolino, è stato salutato, in principio, come uno dei politici ed amministratori tra i più accorti, intelligenti e progressisti; in seguito, invece, è stato additato come uno che delle istituzioni ne ha fatto un feudo, come uno di cui bisogna sbarazzarsi subito, quasi puzzi o abbia la rogna. E si potrebbe continuare con sindaci-mito diventati sindaci-spazzatura, con educatori diventati corruttori, con fascisti diventati comunisti (sì lo so, non esistono più nè gli uni nè gli altri, ma è un modo di dire!), con militanti di sinistra diventati militanti di destra, con i convinti assertori delle primarie per la scelta dei candidati (già precedentemente scelti dalle oligarchie di partito) diventati ancor più convinti assertori dell”inutilità delle primarie, intese come una burla, una prestidigitazione, come il fare uscire un coniglio dal cilindro o esser capaci di riconoscere l”asso di cuore in un mazzo di 56 carte!
Dopo che il ministro leghista dell”Interno, Roberto Maroni, è stato nel casertano, il responsabile dell”ufficio scolastico di quella città –su indicazione della Prefettura- ha ritenuto doveroso emanare una circolare, indirizzata a tutte le scuole della provincia e volta ad avere dati “sulla presenza degli alunni stranieri e sulla dispersione scolastica”. Un vero censimento sugli studenti stranieri di recente immigrazione (ultimi tre anni), su quelli di seconda generazione, sui comunitari e sui nomadi. Vuoi vedere che si tratta dell”istruttoria per l”applicazione del famoso o famigerato tetto del 30% per gli alunni stranieri nelle classi?
“Muore ignominiosamente la Repubblica./ Ignominiosamente la spiano/ i suoi molti bastardi nei suoi ultimi tormenti./ Arrotano ignominiosamente il becco i corvi nella stanza accanto./ Ignominiosamente si azzuffano tra di loro i suoi sciacalli./ Tutto accade ignominiosamente, tutto/ meno la morte medesima –cerco di farmi intendere-/ dinanzi a non so che tribunale/ di che sognata equità. E l”udienza è tolta”, (Mario Luzi, in “Al fuoco della controversia”, Garzanti, 1978).
Caro Direttore, mi chiedi, in questo caso, qual è l”eventuale quanto possibile avatar? Penso possa essere individuato nella contraddizione dei pensieri e delle parole, nelle mode contrastanti, nei lager dei comportamenti, nel gioco degli opposti: la solidarietà e l”egoismo; gli stranieri siamo noi e abbasso gli stranieri; il terzo tempo nelle partite di calcio e i cori contro Balotelli; il papa Karol Wojtyla ed il vescovo Richard Williamson; “Vorrei la pelle nera” e “La terra dei cachi”.
Direttore, a mezzanotte di venerdì scorso, davanti al sindaco di Sirmione (“Paene insularum insularumque, ocelle”, Catullo, XXXI), si è sposata Mariastella Gelmini, Ministro della Pubblica Istruzione. Verrebbe facile dire che “chiù nera d”a mezanotte nun po” venì!”. Ma, forse, nei giorni delle simulazioni, degli sfarzi, delle ipocrisie, sarebbe stato desiderio di molti indirizzarle un messaggio-avatar: “a te, xke cmq tvb”.
(Fonte foto: Rete Internet)