ATTENTI ALLA TV. É PERICOLOSA!

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    Lasciare i bambini per ore a guardare la TV li espone a seri rischi di natura psicofisica, ma anche sociologica, culturale ed educativa. I rischi si sono fatti più seri con “i bei cartoni animati” dei canali tematici.
    Di Silvano Forcillo

    “Una democrazia non può esistere se non si mette sotto controllo la televisione, o più precisamente non può esistere a lungo fino a quando il potere della televisione non sarà pienamente scoperto.” (Karl R. Popper)

    Secondo gli psicologi e, in modo particolare, secondo gli psicologi cognitivi, il “piccolo schermo” rappresenta, senza alcun dubbio, una grave minaccia per la salute. Infatti, le numerose ore passate davanti alla televisione, oltre ad avere un vero e proprio effetto ipnotico sul cervello, sono anche responsabili di una minore produzione di melatonina, che è definito “l”ormone del sonno”.

    La sua carenza determinerebbe alterazioni dei ritmi biologici; nei bambini creerebbe disturbi del sonno; nei giovani indurrebbe deficienza immunitaria e accelererebbe l”inizio della pubertà, negli anziani incrementerebbe la possibilità di sviluppare il morbo di Alzheimer (“processo degenerativo che distrugge progressivamente le cellule cerebrali, rendendo a poco a poco l’individuo che ne è affetto incapace di una vita normale”), favorirebbe l”insorgere del diabete e altre malattie degenerative. Infine, la Società Britannica di Psicologia rende noto che, oltre ai danni fisici, si riscontrano, anche gravi danni psicologici, per l”eccesive ore trascorse davanti alla televisione.

    Un bambino che, prima dei tre anni, passa molte ore davanti alla tv, durante la sua crescita può contrarre la malattia Attention Deficit Hyperactivity Disorder, in pratica si tratta di un grave disturbo da deficit di attenzione con iperattività, definito dagli scienziati e dagli psicologi cognitivi ADHD. Le ricerche e gli studi più recenti sui danni prodotti dall”eccesso di ore passate davanti alla tv hanno rivelato che, per ogni ora passata davanti alla televisione, nell”età compresa fra uno e tre anni, i soggetti più piccoli hanno quasi il dieci per cento in più di probabilità di sviluppare problemi riconducibili all”ADHD. Un bimbo tra i 10 e i 14 mesi che assorbe tre ore di televisione al giorno ha il trenta per cento in più di probabilità di avere serie difficoltà a scuola, sia di socializzazione, di attenzione, che di apprendimento.

    Le forme più evidenti di questa malattia sono diagnosticabili all”età di 7 anni e si manifestano con insonnia, irritabilità, ritardo del linguaggio, o di apprendimento. Il bambino interessato dall”ADHD, al suo primo ingresso nella scuola elementare manifesta un ritardo nell”apprendimento della lettura e della scrittura, una caduta nella capacità di ricordare racconti, di attenzione, di concentrazione, di ragionamento logico e di esecuzione di problemi. Questi bambini, infine, mostrano difficoltà nello svolgere i compiti assegnati da soli e hanno una seria tendenza a non “ascoltare, nè stare a sentire” i genitori e gli insegnanti.

    A questo punto, considerati i risultati di queste ricerche, che mettono in chiara evidenza il grave pericolo costituito per i bambini nel guardare troppa tv, mi sovviene spontanea una domanda: possono i genitori, che lasciano da soli e per molto tempo i bambini a guardare i “Teletubbies”, “Beyblade”, “YU-GI-OH”, “Winx Club”, “I Griffin”, “American Dad”, ecc., portare i propri figli a rischio di una vita passata nei centri di Logopedia, di riabilitazione psicomotoria, o di doversi avvalere del sostegno scolastico per il recupero didattico, o peggio ancora, ricorrere al Ritalin, che è un calmante, da somministrare ai piccoli iperattivi?

    I danni della “cattiva maestra televisione“, come l”ha definita il filosofo Popper, non sono solo di natura psicofisica, come abbiamo visto, ma anche sociologica, culturale ed educativa. La televisione infatti, rispetto agli altri mezzi di comunicazione di massa, ha comportato una radicale trasformazione di abitudini e stili di vita, si può dire che dal “cerchio familiare” si è passati al “semicerchio televisivo”, in grado di condizionare scelte di consumi, di comportamento e valori, in particolare nei bambini e nei giovani.

    La crisi delle istituzioni educative tradizionali, in primis, la famiglia, ha comportato una maggiore dipendenza culturale nei confronti della televisione, che si è gradualmente infiltrata nella vita quotidiana, come fonte principale d”informazione, d”intrattenimento e di norme comportamentali.

    La televisione è deleteria e pericolosa, soprattutto, per i bambini per due particolari fenomeni: il rischio d”impoverimento culturale e l”aumento della violenza e delle condotte a rischio e, come abbiamo visto, sono in stretta sinergia sia con la durata dell”esposizione, che con i contenuti specifici dei programmi televisivi. I bambini che trascorrono molto tempo di fronte alla televisione (ma anche davanti alla play station, al PC, o ai video game), tendono a leggere poco, a giocare di meno con i loro coetanei e con i genitori e a conformarsi ai modelli suggeriti dai programmi televisivi, soprattutto, da quelli proposti negli spazi pubblicitari.

    I bambini iniziano a guardare la televisione attorno ai due anni, in un”età, in cui non hanno ancora gli strumenti cognitivi di base per distinguere fra verità e finzione e non dispongono della sufficiente maturità per resistere alle continue pressioni consumistiche della pubblicità. La passività del bambino di fronte ai programmi televisivi costituisce un pericolo dalle incalcolabili dimensioni, rispetto al problema dei contenuti: all”ingresso nella scuola, i bambini hanno già accumulato uno sconcertante monte ore di distorti modelli educativi, di distorte e dannose informazioni e, soprattutto, di scene di crudeltà, di violenza e di sessualità diseducativa.

    Un altro più grave e doloroso problema che si nasconde dietro l”esagerata esposizione alla televisione, riguarda la solitudine dei giovani spettatori di fronte alla tv; la televisione ha assunto le funzioni di una “bambinaia elettronica“, cui i bambini vengono affidati per l”assenza fisica e la noncuranza psicologica dei genitori, mentre la scuola non sa efficacemente e concretamente fornire il necessario supporto ad un uso adeguato del mezzo televisivo.

    Tuttavia, neanche demonizzare del tutto l”uso della televisione è un atteggiamento positivo sia sul piano pedagogico, che nel serio e onesto tentativo d”incidere efficacemente su un migliore uso della tv, soprattutto, per i bambini, perchè la totale bocciatura della televisione impedisce di focalizzare le enormi potenzialità formative di questo strumento che devono essere attentamente considerate e valorizzate: la rapidità della comunicazione, i bassi costi, il gradimento da parte degli utenti, la molteplicità nell”offerta dei programmi per l”enorme numero dei canali coinvolti nell”audiovisione e l”immediatezza dei messaggi.

    Questo, ciononostante, non esonera gli adulti, in particolare i genitori, da una seria e responsabile attenzione nei confronti del tipo d”informazioni, di programmi e di valori che i bambini e gli adolescenti acquisiscono attraverso il mezzo televisivo.

    “:chiunque sia collegato alla produzione televisiva deve avere una patente, eventualmente revocabile, affinchè prenda coscienza del fatto che a tutti gli effetti egli partecipa a un processo di educazione, che coinvolge una precisa responsabilità, in particolare nei confronti dei bambini”. (Karl Popper)
    (Fonte foto: Rete Internet)

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