vacanza s. f. [dal lat. vacantia, neutro pl. sostantivato di vacans -antis, part. pres. di vacare (v. vacare), attrav. il fr. vacance]. –
1. Il fatto, la condizione di essere o di rimanere vacante;
2. Intermissione, temporanea cessazione di un’attività.
“La felicità dell’uomo consiste nel lavorare il giorno in cui riposa”.
L’uomo contemporaneo: non si ferma mai, poiché la società del consumo – che ha costruito a partire dalla globalizzazione – non gli permette di “respirare”. In questa direzione, la felicità non è intesa come uno stato di sospensione dai mali esistenziali che caratterizzano la vita di tutti ma da una
posizione instancabilmente produttiva.
Marx – alla soglia delle grandi trasformazioni industriali – aveva intuito e analizzato l’alienante prospettiva che attendeva l’uomo: creare plusvalore a tal punto da non essere più ciò che è.
Questa brevissima introduzione ci occorre per ragionare sul attuale concetto di vacanza.
Siamo capaci, oggi, di abitare quel vuoto che la vacatio ci richiede?
si va da un minimo di 6 giorni ad un massimo di 15.
I villaggi turistici, le crociere, il programmi delle agenzie sono pensati affinché il vacanziere non abbia momenti vuoti.
Attività quotidiane, scandite momento per momento affinché l’uomo non pensi ma si lasci guidare.
Anche in vacanza quindi si rispetta un ritmo che deve capitalizzare ad ogni costo il tempo e che impone degli schemi entro i quali bisogna muoversi.
Nella società dell’iper-consumo capitalistico non c’è spazio per il vuoto e l’illusione di rilassarsi maschera invece una forzatura.
È una guerra silenziosa e la stiamo perdendo.
“Non possiamo annoiarci, spegnerci, svuotarci, liberarci, meravigliarci. Tutto deve avere il disgusto calcolato della programmazione. Tutto deve essere stato studiato mesi prima, analizzato a tal punto che quando lo viviamo non ci lascia stupore.”Imparare a vacanzare significa svuotarsi senza doversi affannare per “riempirsi” di nuovo.
Il vuoto ha una condizione destabilizzante che può aiutarci ad abbandonare alcune strutture che per noi sono tossiche.
Bisogna far vibrare la parte emotiva di sé stessi, condursi come su di una zattera in mare aperto, rischiare la novità senza atrofizzarsi.