Terra dei Fuochi incenerita: i pompieri non ce la fanno più. Appelli deboli e inascoltati

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Pochi mezzi e uomini contro la valanga di roghi tossici.

 

« Non ce la facciamo più, non riusciamo a reggere la richiesta di interventi. E nessuno ci ascolta…». Il vigile del fuoco insieme ai suoi colleghi sta partecipando all’ennesima operazione di spegnimento nella zona delle Cinquevie, appezzamenti ubicati tra Afragola, Acerra e Casalnuovo e che da trent’anni sono l’immenso inceneritore di rifiuti ultra abusivo e a cielo aperto di un’area popolata da centinaia di migliaia di persone. Il pompiere vuole restare nell’anonimato mentre si confessa al giornalista. « A volte non abbiamo acqua a sufficienza – confessa – per non parlare dei mezzi e del personale: troppo pochi di fronte a questo disastro giornaliero  ». Ormai in certe giornate di sole che picchia e vento forte è diventato difficile contattare i vigili del fuoco attraverso il 115. In alternativa meglio tentare di comunicare il “consueto” rogo tossico attraverso i contatti web di Sma Campania, l’ente che si deve occupare del controllo, della mappatura e della gestione a distanza di questa piaga. Ma è un compito arduo. Tutte le contromisure, arresto in flagranza dei piromani, coordinamenti vari delle forze dell’ordine territoriali, videosorveglianza, droni, strombazzate dalle istituzioni un giorno si e l’altro pure sembrano naufragare in quello che ormai appare come un colossale quanto tragico flop. Gli scarti delle fabbriche che smaltiscono “al nero” i loro rifiuti continuano ad essere regolarmente sversati nelle campagne e quindi incendiati sul posto. Nulla sembra poter fermare questo volano quotidiano di cancro. Intanto mercoledi sera, nella cattedrale di Acerra, il vescovo Antonio Di Donna darà il via all’ennesima iniziativa della Chiesa locale organizzata allo scopo di lanciare l’ennesimo appello a cui la cittadinanza rischia di assuefarsi. Gente che vorrebbe da parte delle istituzioni, almeno da quelle più rappresentative e meno politicizzate, prese di posizione ben più concrete e decise di un’omelia, sia pure dai toni duri, pronunciata dall’altare. A ogni modo stavolta Di Donna, forse anche per meglio dare evidenza al suo appello, ha invitato in cattedrale Filippo Santoro, vescovo di Taranto, la città martoriata dalle scorie dell’Ilva e dal tumore. Dunque Taranto come Acerra e viceversa ? Sia come sia la Terra dei Fuochi campana brucia i suoi veleni come brucia i suoi veleni dai grigi camini l’immenso impianto siderurgico pugliese. Nel frattempo però è dalle stanze dei bottoni che ci si attende quello slancio, o meglio, quel rilancio scaturito da una spinta morale che sembra essersi esaurita improvvisamente, dopo la mobilitazione di due anni fa del popolo di questo sfortunatissimo e incenerito hinterland napoletano.