Stadio di Pompei, 59 d.C. : insulti e coltellate tra i tifosi di casa e i Nocerini

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Le leggi romane. Gli amministratori dei “ municipi”, quando assumevano l’incarico, versavano nelle casse comunali la “ summa honoraria “, una somma di danaro destinata a finanziare feste, giochi e costruzioni di pubblica utilità. A Pompei , per esempio, Caio Uulio e Publio Aninio ampliano le Terme Stabiane e ristrutturano la palestra e i portici. Con il proprio danaro.. L’epigrafe funeraria di Aulo Clodio Flacco, che svolse un ruolo di primo piano nell’amministrazione di Pompei ai tempi di Augusto, ricorda che egli offrì al popolo incontri di pugilato, tauromachie, duelli tra 35 coppie di gladiatori, tra gladiatori e orsi, tra gladiatori e cinghiali.

A Pompei, dopo il terremoto del 62 d.C., il quadriportico del Teatro Grande viene trasformato in caserma di gladiatori, e i tifosi e le tifose riempiono muri e colonne all’intorno di iscrizioni, graffiti, disegni e perfino caricature. Uno ( una ? ) scrive che il gladiatore Celado fa sospirare tutte le ragazze, un altro racconta che Crescens è il “medico “ che le pupe aspettano di giorno e di notte. Nelle “ celle “ della caserma sono stati ritrovati i resti di 63 vittime dell’eruzione: tra di esse c’era anche una donna, il cui elevato ceto sociale è testimoniato dalla collana di smeraldi e dai finissimi braccialetti. Suppongono gli archeologi maliziosi che si trattasse di una ammiratrice trascinata dal destino a morire con il suo idolo, nell’ultimo convegno d’amore. In una iscrizione uno spettatore annota i risultati dei duelli in programma in un giorno di maggio di un anno imprecisato.

Nel primo incontro combattono Pugnace e Murrano, che vengono entrambi da tre vittorie: vince il primo, l’altro muore. Sono entrambi della “ scuola neroniana “, che come la “ scuola giulia “, aveva sede a Capua. Cieno, che ha già conseguito 8 vittorie, sconfigge Attico, vincitore in 14 incontri, che viene “ risparmiato “. Sono entrambi della “ scuola giulia “. Viene “ risparmiato “ anche Scilace, che dopo 26 vittorie è stato sconfitto da Publio Ostorio, un autentico fuoriclasse, imbattuto in 51 scontri: il doppio nome ci dice che era un “ uomo libero “ e che aveva deciso di dedicarsi, da professionista, alle battaglie nell’anfiteatro.Non corre buon sangue tra Nocerini e Pompeiani. A Pompei ci sono gli eredi della nobiltà sannitica e dei soldati che hanno combattuto con Silla, e vi tengono villa importanti cittadini romani: i Pompeiani, inoltre, sono ricchi. E’ probabile che i laboriosi agricoltori del Vesuviano e dell’agro nocerino- sarnese non ne sopportassero la spocchia. Un nocerino, tale Caio Sabinio, disgustato dal vino che ha bevuto a Pompei, nella “ cantina “ di Stazio, lascia ai posteri, incidendolo sull’intonaco di un muro, il ricordo della sua condanna: viator, Pompeis panem gustas, Nuceriae bibes: viandante, il pane mangialo pure a Pompei, ma il vino lo berrai a Nocera.

Nel 57 d.C. i Pompeiani subiscono un intollerabile affronto: le colonie di Capua e di Nocera vengono rafforzate con l’insediamento di molti veterani congedati: e a quelli inviati a Nocera vengono assegnate terre sottratte al territorio di Pompei. La rivalità diventa esplosiva. Livineo Regolo è uno che va a caccia di guai. Espulso dal Senato di Roma per motivi che non conosciamo, egli nel 59.d.C. organizza, nell’anfiteatro di Pompei, uno spettacolo di gladiatori. E poiché non c’è ancora l’uso di vietare le trasferte ai tifosi per le ragioni dell’ordine pubblico, capita che tra gli spettatori ci siano molti Nocerini, attratti, forse, dall’ importanza del cartellone, o dalla presenza di qualche campione locale. Pompeiani e Nocerini incominciano a cantarsi reciprocamente gli insulti tipici della rivalità territoriale: la loro intemperanza ( “ lascivia “), dice Tacito con un pizzico di arroganza, è quella tipica dei provinciali, dei “ cafoni “. Dagli insulti si passa ai sassi, e da questi ai pugnali.

La “ plebe di Pompei “ ha la meglio: molti Nocerini vengono uccisi, molti vengono feriti. Nerone, i consoli e il senato si palleggiano a lungo la patata bollente dei provvedimenti. Il senato, infine, dispone che l’anfiteatro resti chiuso per dieci anni, che siano immediatamente sciolte le associazioni costituite illegalmente, che lo sfortunato ( o incapace ) Livineo Regolo e tutti i responsabili della sanguinosa rissa vadano a meditare in esilio sulle loro colpe. Ai Pompeiani rimane solo lo sfizio, diciamo così, di vantarsi, in un graffito, di averle suonate, in quel giorno, sia ai Nocerini che ai Capuani. E GLI INSULTI? Le iscrizioni murarie e i testi letterari ci dicono che non abbiamo inventato nulla di nuovo: l’avversario è figlio di “scortum””, di una prostituta di quattro soldi, o è un “irrumator” e un “pedicator”, e cioè fa sesso al contrario, o è una “mentula”,, “una testa di c….o”, o gli si mostra il dito medio teso verso l’alto.