L’evento, dopo la parentesi della pandemia, festeggia la sua trentesima edizione giocata. E’ simbolo di aggregazione, socialità ed essenza stessa della comunità. Da quest’anno al Rione vincitore della competizione sarà consegnata una ceramica in cotto dipinta a mano con il blasone della Regia Terra di Somma.
Il Palio torna in scena e festeggia la sua trentesima edizione giocata, dopo che la pandemia aveva troncato il legame fra la comunità e la manifestazione per ben due anni. Si torna finalmente sul palcoscenico il 9, 10 e 11 settembre per diffondere, attraverso la rievocazione spettacolare, il patrimonio di cultura, d’arte e di storia della città di Somma Vesuviana. Legato a una rievocazione storica di epoca aragonese, l’evento rientra nella categoria delle feste e dei giochi folkloristici presenti in tutti i paesi dell’area mediterranea. Un momento di alta partecipazione e confronto. Un progetto che i giovani stanno portando avanti dal 1990 e che trova la sua motivazione nella forte necessità che ogni comunità avverte di recuperare la propria identità, attraverso lo studio e la conoscenza delle proprie radici e tradizioni. L’obiettivo che si propone, quindi, è quello di conservare e, là dove è necessario, recuperare l’identità culturale della comunità. Un successo incredibile, testimoniato nel tempo sia dai numerosi consensi di pubblico e di stampa sia dagli illustri messaggi provenienti, addirittura, dalla Presidenza della Repubblica; un percorso spesso in solitario, talvolta difficile, ma sempre intrapreso con costanza e dedizione, che ha sfornato nel tempo un evento di qualità e non di quantità, di cui la città deve essere fiera.
Da quest’anno al Rione vincitore della competizione sarà consegnata una ceramica in cotto dipinta con lo stemma della Terra di Somma. L’opera – donata da Elio Auriemma, nipote del compianto pittore sommese Vitillo (1887 – 1944) – sarà conservata nell’Archivio storico cittadino e consegnata ogni anno al vincitore del Palio. Il disegno è dell’appassionato studioso sommese Saverio Raia, mentre il prodotto artistico appartiene alla ceramista Alessandra Fedele di Minturno (LT), diplomata all’ Istituto d’ arte Cascano di Sessa Aurunca e specializzata in ceramica all’Istituto Statale Arte G. Ballardini di Faenza.
Anni fa, scrissi che inseguire un sogno non sempre è facile: spesso ci si trova ad affrontare mille ostacoli. Molti di noi abbiamo e custodiamo sogni e desideri nel cassetto personale. Il titolo, scelto per quest’ edizione, Sei la Terra che ho, porta immancabilmente ha evidenziare un atto di amore per il proprio territorio, che va comunque riformulato pensando in particolare al presente e alle generazioni future. Nella sua lunga storia Somma Vesuviana si è sempre distinta come una città speciale, protagonista di primo piano per le sue innumerevoli vicende storiche e per aver dato i natali a personalità che hanno lasciato un segno indelebile nella storia locale, regionale e nazionale. La città si è sempre distinta per la sua potenzialità sul piano artistico e culturale: villa romana, quartiere storico, palazzi, castelli, chiese, monasteri, cripte e così via. E’ ora di sfruttare questo immenso patrimonio per avviarsi verso una economia basata, sopratutto, sul turismo. Le periferie, con le loro stupende masserie d’epoca angioina, sono del tutto abbandonate e non vengono mai trattate e qualificate con la dovuta attenzione. Esiste non solo un problema legato alla sicurezza cittadina, ma anche quello legato alla mancanza di un sistema prioritario per bambini, anziani e disabili e categorie deboli. Sono motivi necessari, quindi, per poter sognare e desiderare, a questo punto, una città a misura d’uomo, che possa vantarsi di una saggia legislazione sociale. E solo allora, a conclusione, potremo ben dire che Somma, sei la terra che ho, e in cui vorrei per sempre vivere.