Sant’Anastasia, l’ultimo sciuscià sta ‘ccà!

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Questo racconto di fantasia si basa su un incontro avvenuto in Sant’Anastasia all’angolo di via D’Auria e via De Rosa antistante a piazza Cattaneo, dove ancora oggi si può ad occhi chiusi rivivere un po’ di sano passato, mentre la mano esperta di Pietro, figlio di Mimì che avviò l’attività, ti lucida le scarpe come un tempo faceva il suo papà.

Carmine: Buongiorno Ciro!

Ciro: Ué, Carmine, che ci fai qua?

Carmine: Porto un po’ in giro il mio nipotino, e tu?

Ciro: Aspetto mia nipote Annalisa la figlia di mio cugino Silvio che non guida e arriva da Napoli col treno, ma a quanto pare sta in ritardo e nell’attesa guardo un vecchio baldacchino di lustrascarpe qui all’angolo che mi riporta con nostalgia ai tempi in cui ne vedevo tanti per la città.

Nipote: Nonno, nonno, che fa quel signore, pulisce le scarpe ai signori seduti sul trono – Agli occhi del bambino quel baldacchino é parso strano e la domanda gli è sorta spontanea.

Ciro: Ora te lo spiego: quel signore fa un vecchio mestiere che si chiama “il lustrascarpe”, ed é uno dei pochi rimasti.
É un mestiere che oggi si vede poco praticare perché sono cambiate le mode e pure le scarpe non richiedono più il suo intervento.
Ma da noi la pratica del lustrascarpe, devi sapere, ha un valore aggiunto: è una piacevole pausa, specialmente di buon mattino e nei giorni di festa in attesa di incontrarsi con gli amici per un caffè.
Diciamo che é un modo per riempire una noiosa attesa. Quasi sempre nei piccoli centri o quartieri c’è confidenza col cliente e mentre il signore mette in pratica la sua arte, con lucido e spazzole, scambia quattro chiacchiere con lui amichevolmente, come si fa dal barbiere.

Parlano delle solite cose: un po’ del Napoli, un po’ di politica locale e qualche considerazione sulle femmine, che tu adesso non puoi capire perché sei piccolo.

Nipote: E pure tu, nonno Carmine, fai la pausa piacevole e fai qualche considerazione che non posso capire?

Carmine: Certo, ma ora la pausa la fa zio Ciro che ha le scarpe adatte e intanto ti racconto un po’ di questo antico mestiere.
Devi sapere, Claudio, che questo mestiere è stato inventato e praticato negli anni successivi alla seconda guerra mondiale dai ragazzi napoletani che vivevano per strada, i famosi scugnizzi che, per racimolare qualche spicciolo, lustravano le scarpe ai soldati americani i quali li chiamavano “shoe-shine”.
Successivamente, questa pratica divenne, oltre che un espediente, un vero mestiere che si diffuse in Europa e in America.

Oggi, caro nipotino mio, hai avuto il piacere di incontrare un vero shoe-shine che napoletanizzato si dice sciuscià. Pietro forse è l’ultimo sciuscià ed è l’unico, proprio qui, nel tuo paese e un giorno potrai raccontarlo ai figli tuoi. Sei contento?

Ciro: Carmine si è fatto tardi, che dici ce pigliamm nu grande caffè e poi andiamo alla stazione a prendere Annalisa? Pietro, grazie per la lucidata e buona giornata; ti lascio un caffè sospeso al bar di fronte.