Riceviamo e pubblichiamo da Gianluca Di Matola.
Vi invito a compiere uno sforzo di memoria. Ricordate “lo schiaffo del soldato?” Un gioco piuttosto rude che da giovani abbiamo fatto un po’ tutti? La dinamica è piuttosto semplice: una persona è obbligata a voltarsi di spalle mentre altre lo colpiranno, a turno, con degli schiaffi all’altezza delle spalle. Scopo del gioco è quello di indovinare chi ti ha colpito. Ma fate attenzione, anche se faranno finta di non sapere nulla, è tra loro che si nasconde il colpevole, la mano pesante che ha mollato il ceffone incriminato.
Ecco, nonostante l’abbia presa parecchio alla lontana, sono convinto che l’esempio appena presentato calzi a pennello per commentare un “fattaccio”, l’ennesima tegola che in questi ultimi giorni è caduta sulla testa di alcune associazioni di volontariato operanti sul territorio anastasiano. Per loro, che svolgono attività di sostegno a fasce deboli della società all’interno della biblioteca comunale, sarà forse impossibile ripartire da settembre.
Le stringenti norme sulla prevenzione del Covid-19 hanno spinto il Commissario Prefettizio, Stefania Rodà, ad assegnare diverse stanze della biblioteca Giancarlo Siani all’istituto scolastico Tenente Mario De Rosa, così da poter svolgere le lezioni nel pieno rispetto del distanziamento sociale.
Questa scelta ha scosso i rappresentati delle associazioni UICI e MIR, che stanno manifestando una ovvia e comprensibile frustrazione.
A questo punto, però, trovo naturale chiedersi: ma come si è arrivati a tutto questo? Come mai la sorte delle persone con disabilità, dei più fragili, è costantemente legata all’incompetenza e al lassismo di chi doveva e dovrebbe amministrare il loro futuro? La loro continuità? Insomma, non vi sembrano domande che meriterebbero delle risposte? Invece, no. Regna il silenzio. Basta alzare il naso al cielo e fischiettare un motivetto più o meno orecchiabile per archiviare l’argomento. Andiamo avanti. Capitolo chiuso.
Ma c’è dell’altro. Ebbene sì. Una parte di quelli che oggi si ricandidano alla carica di consiglieri comunali, probabilmente tra loro c’è perfino il prossimo assessore alle politiche sociali (mi auguro di no), negli ultimi 13 anni, alternandosi in poderosi cambi di casacca, ha amministrato(?) il nostro paese.
Tuttavia, leggendo qua e là, pare che nessuno sappia di cosa si stia parlando, pare che negli ultimi anni questi signori/e siano stati altrove, o addirittura seduti tra i banchi dell’opposizione.
Guardate, senza fare troppa ironia (ci sarebbe solo da piangere), è questo il vero “schiaffo del soldato.” Chi ti colpisce, chi in qualche modo ti arreca un danno, poi fa finta che non sia accaduto niente. Le responsabilità? Macché, sono tutte comparse, tutti passati lì per caso. Altro che politica 2.0.
Nel frattempo, tra slogan che mescolano il meglio di Tiziano Terzani e Osho, tra reputazioni da riportare a nuovo lustro con la carta abrasiva, due associazioni con decine e decine di iscritti ignorano il proprio destino.
Da parte mia spero che a questo ennesimo giro elettorale gli anastasiani siano più attenti nell’affidare la gestione dei propri diritti. Che stimolino nelle prossime settimane la memoria, magari rileggendosi ogni tanto questo comunicato.
Alle associazioni di settore, infine, suggerisco di cambiare atteggiamento, di innalzare il livello di attenzione e disponibilità rispetto a soluzioni da “dentro o fuori”. Soltanto attraverso una piena consapevolezza delle proprie individualità, della coesione di gruppo, le persone con disabilità potranno ottenere una reale inversione di tendenza, un progresso che li porti a essere finalmente integrati e non più accantonati.
Non so voi, ma io sono stanco di incassare continuamente schiaffoni. E questo gioco non mi piace più.
Gianluca Di Matola
(foto dal web)