Dopo due vittorie e una sconfitta, arriva con la neopromossa Genoa un pareggio amaro.
Il Napoli non naviga in acque limpide. Con il Genoa manifesta le incertezze che si erano palesate con la Lazio, rafforzando la sensazione che la squadra dell’anno scorso è un lontano ricordo. Per sessanta minuti il Napoli non ha né capo né coda, e rispetto al disastro con la Lazio, fa ancora peggio, ci vuole un’ora per vedere il primo tiro in porta. La situazione azzurra preoccupa, perché gli azzurri palesano quello che il Napoli ha in questo momento, quello che è. Il Napoli ha poco della squadra della scorsa stagione, dal punto di vista fisico, mentale e tattico. Mi preoccupa l’aver visto il Mario Rui impreciso delle stagioni precedenti, lontano ricordo del professore della scorsa stagione. Per me ha rappresentato il simbolo di un Napoli che non gira. Però, sul 2-0, e dopo qualche cambio, Cajuste, Politano e Raspadori, qualcosa cambia, il Napoli si ravviva. Raspadori scaglia un siluro vincente nell’area. E Zielinski scavalca la difesa avversaria, e Politano coglie al volo. Non convince il cambio di Kvara con Zerbin. Il pareggio vale tanto. Nel finale, il Napoli è quello che vorrebbe ritrovare.
Ed ora? Non convince questo Napoli, non si capisce se l’allenatore ha le redini del gioco. E come la stanno vivendo i giocatori? Io non so darvi delle risposte sulla situazione, so solo che il Napoli ha dimenticato come si gioca, e le responsabilità sono sicuramente anche dell’allenatore, che come il suo predecessore, deve allenare, ma anche creare un atmosfera giusta e un rapporto proficuo con la squadra. Cosa sta accadendo? Il mercato non ha dato tutto quello che ci si aspettava, ma non può essere la causa di quello che vediamo. Lungo questo tortuoso percorso gli azzurri avranno presto l’opportunità di incasellare movimenti e sentimenti nella partita di Champions.
Quello che ha e quello che vorrebbe ritrovare, spero già mercoledì con il Braga.