Nuovi documenti aggiungono notizie importanti a quelle già fornite, sulla toponomastica di Ottaviano, dal libro di C. Cimmino“ I nomi dei luoghi”, pubblicato nel 2009 dalla sezione ottavianese del “Rotary International”. I toponimi “ Scavolella”, “Recupo”, “Papiglione”, “Piediterra”, “Pentelete”. La toponomastica di Ottaviano e i principi Medici.
Una decina di anni fa il “Club di Ottaviano” del Rotary International (distretto 210) – era presidente il dott. Francesco Caldarelli- pubblicò un saggio, di cui era autore Carmine Cimmino, sulla toponomastica di Ottaviano. Scriveva, nell’ incipit, l’autore che i nomi dei luoghi raccontano la storia di una comunità da molti punti di vista: parlano anche “ i nomi mai dati: anzi sono i più concreti, perché i discorsi dell’assenza sono sempre molto chiari”. E sarebbe interessante scoprire perché Ottaviano non ha intitolato una strada a nessuno dei Medici, nemmeno a Giulia e a Bernardetto, che acquistarono il feudo, nemmeno a Giuseppe I Medici, che svolse un ruolo importante nella storia napoletana della seconda metà del ‘600. Luigi de’ Medici ha dato il suo nome all’Istituto Alberghiero, grazie al sindaco Antonio Iervolino, al prof. Francesco D’Ascoli, al preside Vittorio Capotorto. “Anche a Ottaviano – scrive Cimmino- la toponomastica ispirata dalla storia degli uomini ha preso lentamente il posto di quella dettata dalla natura. Ma la toponomastica “naturale” è anche il riflesso della cultura orale, che la cultura scritta dei notai e dei funzionari dello Stato fin dal primo momento non riesce a registrare fedelmente”. Alcuni nomi antichi della toponomastica “naturale” si connettono all’ immagine della cavità, naturale o artificiale. Così alla “Scavolella” si scavavano fosse per le viti e per gli alberi da frutta, e per prenderne sabbia o lapillo, che gli esperti muratori ottajanesi usavano nell’esercizio del mestiere. Il diminutivo induce a credere che esistesse anche il toponimo “Scavola”, indicato da un poco chiaro documento del 1703 sulle proprietà della Chiesa del Carmine. Su “ Recupo” i documenti non hanno incertezze: attestano solo “recupo” e mai “recupe”, e dunque il nome non ha nulla a che vedere con le “cupe”, ma è forma abbreviata di “recupeto”, “ricovero, rifugio, luogo appartato usato come nascondiglio”. Nel 1961 Giuseppe Fiorito scrisse che i vini ottavianesi “di Recupa” sembravano, nel sapore e nel profumo, “vini piemontesi”. “Papiglione” è il nome del “tuoro” che si leva di fronte al Palazzo Medici: il nome viene non dalle farfalle francesi, “papillons”, ma da “padiglione”: e “padiglione” o “torretta” è chiamato il luogo negli atti di Giuseppe I Medici. Il nome nasce o dalla forma del “tuoro”, o, con maggiore probabilità, dal fatto che Fabrizio Maramaldo, che fu signore di Ottajano, vi teneva le tende della sua guardia del corpo.
In un documento del 1662, in cui si indicano i forni autorizzati a produrre e a vendere il pane, si cita il toponimo “Piediterra”, che negli atti del ‘500 veniva indicato come “Piedi alla terra”. Il “luogo”, composto da una piazza, dalla “cupa” e dai gradoni, si chiamava così perché si trovava “ai piedi” della “ Terra Vecchia”, del quartiere più antico di Ottajano, che comprendeva il palazzo baronale, la Chiesa di San Michele, la Chiesa dell’ Annunziata e le “case palaziate” delle famiglie importanti. I nuovi documenti, che in questi ultimi anni sono stati portati alla luce e che giustificano questi articoli dedicati alla toponomastica di Ottajano, ci dicono che intorno a Piediterra, diventata uno snodo importante per i traffici in entrata e in uscita, tenevano “stalla” nel ‘700 “carrettieri e calessieri”, e tra questi, tre nuclei famigliari che garantivano i collegamenti con i mercati di Torre Annunziata. Nei prossimi articoli parleremo di questi nuclei, dei mestieri di altre famiglie, e del maniscalco che nel secondo Ottocento teneva bottega nella strada che oggi si chiama “Pentelete”, e che portava e porta verso Somma, verso Sant’ Anastasia, verso Napoli. Scrive Cimmino che il nome “Pentelete” ha tormentato gli studiosi di toponomastica ottavianese, “spingendoli a formulare le più strane interpretazioni, da far impallidire Isidoro di Siviglia. Qualcuno arrivò a pensare che fosse un nome greco e significasse “luogo delle cinque disgrazie”….Le carte militari del secondo Ottocento riportano il nome antico, di cui “Pentelete” è una storpiatura: “Pendeleto”, “luogo che pende”, “via che scende”, la stessa radice di altri toponimi ottavianesi, come “Pendino”, “Pennino” “. Un atto della polizia municipale di Ottajano, che porta la data del 5 maggio 1902, conferma al sindaco che tutti i forestieri che durante la festa di San Michele entreranno in città da via “Pendelleto” verranno opportunamente controllati, “ come ogni anno si suole”, dalle forze dell’ ordine.