Ospedale di Nola, gli eroi dimenticati della pandemia: gli infermieri del pronto soccorso

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All’ospedale di Nola, tra le corsie del pronto soccorso gli “eroi” in camice bianco non si sono mai fermati, sebbene a distanza di un anno sembra siano finiti nel dimenticatoio. Attivi e funzionanti il pronto soccorso generico e quello dedicato ai pazienti covid. Come? Grazie proprio agli infermieri.

Da ormai più di un anno la vita di ognuno è cambiata, stravolta dall’emergenza sanitaria che ha messo in ginocchio il mondo intero. Quando, come e in che condizioni si riuscirà a trovare una via d’uscita dall’incubo covid ancora non è dato saperlo. L’unica certezza allo stato attuale è il lavoro e lo sforzo incessante del personale sanitario che senza sosta e in prima linea continua a prestare soccorso a chi ha bisogno di cure e assistenza, perché il covid c’è e continua a fare strage di vittime innocenti. E in questo lungo periodo il presidio ospedaliero di Nola ha fatto molto parlare di sé, protagonista di una crisi pandemica non proprio facile da gestire per una struttura non idonea allo status di “covid hospital”. Non bisogna, però, aspettarsi solo numeri o notizie negative da un ospedale che nonostante le criticità riesce a fornire le cure e l’assistenza necessaria grazie a ben due pronto soccorso attivi, uno dedicato a malattie generiche e l’altro, inevitabilmente, ai pazienti che hanno contratto il covid. Eppure, nessuno parla di loro, gli infermieri che al pronto soccorso dell’ospedale di Nola, in silenzio e senza sbandierarlo ai quattro venti, svolgono il proprio lavoro, una vera missione di questi tempi, costretti ad una sfida non facile da gestire, dividendosi al contempo tra il pronto soccorso generico e quello covid.

Tante parole sono state spese sul virus e le sue varianti, sui vaccini per combatterlo, sui medici e sui pazienti, su chi ha vinto la battaglia e su chi, purtroppo, non ce l’ha fatta, ma sugli infermieri? Sì, proprio i famosi “eroi” che con il loro camice bianco da marzo 2020 non si sono mai tirati indietro, mettendo a repentaglio la propria vita pur di prestare soccorso. Ecco, su di loro i riflettori si stanno lentamente spegnendo, o forse non sono mai stati accesi sul serio. Perché a distanza di un anno, se è vero che il virus non è stato debellato, è pur vero che le loro condizioni non sono affatto cambiate. Da soli si sono fortificati in una situazione in cui è difficile esserlo, sono andati avanti nonostante le difficoltà, stremati a causa di turni massacranti pur di aiutare le vittime della pandemia. Parole che si concretizzano nelle realtà locali, come accade al nosocomio nolano. Sebbene in pochi e costretti a turni massacranti, in una struttura non idonea a gestire l’emergenza sanitaria, gli infermieri del pronto soccorso non si fermano neanche davanti ad un reparto di 22 pazienti bisognosi di cure.

La crisi sanitaria ha senz’altro comportato notevoli modifiche all’interno della struttura ospedaliera di Nola, dove per fronteggiare il numero sempre crescente di pazienti positivi al virus, è stato allestito un ulteriore reparto al terzo piano che può contenere un massimo di 14 pazienti. Pazienti – va ricordato – che prima di giungere lì, vengono accolti al loro arrivo al pronto soccorso covid, dove ricevono la prima assistenza necessaria. Insomma, nonostante le difficoltà, nella città bruniana l’ospedale riesce a reggere l’urto dei contagi grazie ad un’organizzazione interna che dimostra di farcela, nonostante tutto. D’altronde, gli eroi lo sono a vita e non hanno certo bisogno di elogi o applausi, ma a volte una parola di conforto, una “pacca sulla spalla”, o meglio ancora un semplice grazie, può significare tanto per chi tanto ha fatto e continuare a fare.