Il 17 agosto, quasi un mese dopo il clamoroso arresto dell’ex sindaco Antonio Carpino (oggi ai domiciliari), il vice prefetto di Napoli, dott. Roberto Esposito, si insediava presso il Comune di Marigliano e diventava il nuovo commissario prefettizio della città. Una comunità intenta a trattenere il fiato per le sorti dell’allora primo cittadino lo attendeva al varco, scrutandolo in maniera guardinga dalle finestre.
Oggi, dopo un mese e mezzo, Roberto Esposito sta per lasciare il posto al subentrante avvocato Peppe Jossa, nuovo sindaco che verrà proclamato ufficialmente venerdì: da quel momento in poi il commissario decadrà e Marigliano avrà di nuovo un’amministrazione. Questi sono i tecnicismi, ultima volata burocratica prima che la politica torni a occupare il posto che le compete, al governo della città.
Abbiamo incontrato il commissario prefettizio per fare il punto della situazione ed effettuare insieme a lui una disamina di questo periodo breve, se non brevissimo, eppure particolarmente intenso.
Un’emergenza sanitaria e una triplice tornata elettorale da gestire in pochissimo tempo, non esattamente una passeggiata: un bilancio di questa esperienza?
Marigliano è stata una bella esperienza: tutti i Comuni sono formativi perché ti lasciano un quid che ti permette di arricchire il tuo bagaglio. Anche questa città ha dunque dato un contributo e mi lascerà indubbiamente qualcosa, anche se il tempo trascorso qui è stato davvero limitato. Questione Covid: comprendo l’enfasi dei cittadini, le ansie della comunità, però bisogna gestire le cose con equilibrio e devo dire che Marigliano (nel quadro virtuoso italiano, da molti sottolineato) è stata una città particolarmente virtuosa, sia nel corso della cosiddetta “prima ondata” e del relativo lockdown, quando la Campania è stata risparmiata per fortuna dall’emergenza, sia ora che i numeri sono in ascesa e la nostra Regione è la più colpita. È proprio adesso, infatti, che non bisogna abbassare la guardia e sono sicuro che il nuovo sindaco adotterà tutte le giuste precauzioni a tutela della cittadinanza. Va da sé che senza la collaborazione e il buon senso delle persone non c’è misura anti Covid che tenga, e questo bisogna sempre sottolinearlo.
In merito alla tornata elettorale, e a proposito di assembramenti, devo ammettere che quella vissuta a Marigliano è stata un’esperienza molto particolare: non ho mai visto tanta gente in attesa allo sportello per ritirare la tessera nei giorni di apertura dei seggi, né tante forze dell’ordine impegnate nella buona riuscita delle operazioni. Ovviamente la presenza dei Carabinieri, in particolare, è un aspetto positivo della collaborazione e della sinergia che c’è stata in quei momenti e per questo ringrazio vivamente il Comandante Sirico della locale stazione. Tuttavia alcune cose vanno notate: bisogna dire che la pubblica amministrazione, nel complesso e non solo a Marigliano, sta vivendo una fase di profonda transizione. Tutte quelle fasce di assunzioni, come la 285 ad esempio, stanno ormai andando a scadere: con la quota 100, poi, sono tanti i dipendenti che vanno in pensione. Dunque è proprio qui e ora che si può misurare la lungimiranza di un’amministrazione: il Comune di Marigliano ha la fortuna di non essere in dissesto, né in predissesto (ossia non deve fare ricorso alla procedura di riequilibrio finanziario pluriennale), e quindi può operare con nuovi concorsi finalizzati a immettere risorse fresche nei punti nevralgici della macchina comunale. Ovviamente molti Comuni hanno aderito al cosiddetto Concorsone promosso dal governatore De Luca: ecco, senza nulla togliere a quella iniziativa, opterei invece per dei singoli concorsi mirati, perché così facendo si riuscirebbe a valutare meglio le professionalità che servono allo specifico contesto burocratico e amministrativo. Oggi come oggi l’aspetto fondamentale per rivitalizzare il pubblico impiego è la motivazione: per questo motivo è auspicabile un ricambio generazionale che tenda a massimizzare l’impegno di ciascuno per offrire un servizio sempre migliore al cittadino.
Ad ogni modo, nonostante le criticità, nel periodo elettorale abbiamo assicurato alla cittadinanza oltre duemilacinquecento tessere elettorali: molte sono state puntualmente consegnate dalla Polizia Municipale nei mesi scorsi, tuttavia alcune persone non sono state intercettate in fase di consegna. Non possiamo dimenticare, inoltre, che nel frattempo il Comune è stato vittima di un attacco hacker e ne stiamo ancora pagando le conseguenze: ne usciremo a breve ma stiamo già provvedendo a ripristinare le pubblicazioni in albo pretorio. Come se non bastasse è cambiato anche il responsabile dell’ufficio elettorale. Tutti questi aspetti, insomma, hanno senz’altro generato un momento di confusione in cui il sistema, non ottimizzato a dovere, è andato in tilt. Tutto sommato, però, le difficoltà sono state superate e per questo dico che l’esperienza mariglianese è senz’altro formativa per quanto mi riguarda. Spero si possa dire lo stesso anche per il Comune.
La macchina comunale sembra avere grosse difficoltà a gestire l’ordinaria manutenzione, e questo nonostante l’assunzione di ulteriori 19 risorse per l’igiene pubblica: secondo lei, ora che ha potuto constatarlo dall’interno, cosa proprio non funziona a livello amministrativo? Cosa si potrebbe fare meglio per i servizi fondamentali da offrire al cittadino?
Il problema è prettamente organizzativo. Senza un’organizzazione oggi non si può ripartire. Sicuramente si può fare di più, attivando maggiori risorse, tuttavia c’è bisogno soprattutto di disposizioni politiche precise che non si intreccino né si accavallino (e magari si confondano) con le disposizioni tecniche. Purtroppo è proprio lì che si inceppa la questione, in molte pubbliche amministrazioni e non solo qui a Marigliano: l’aspetto politico vuole entrare in quello burocratico e viceversa, scatenando spesso e volentieri un conflitto tra settori e amministrazioni che di certo non giova. L’aspetto politico e quello burocratico devono andare a braccetto e sembra che le intenzioni dei nuovi eletti vogliano tendere proprio in questa direzione, e questo connubio possibile è l’unica soluzione al problema. Questo Comune va un po’ ristrutturato dal punto di vista burocratico e la chiave di volta, lo ribadisco, è l’organizzazione. Se politica e burocrazia andranno di pari passo e lavoreranno in sinergia nell’interesse della città, come da auspici di campagna elettorale, allora entrambe, insieme, saranno vincenti. Con la solita dicotomia, al contrario, questa città non potrà andare da nessuna parte.
Le falle sono presenti anche nel mancato processo di digitalizzazione del Comune e allora bisogna garantire un nuovo modus operandi anche per questo: nel bilancio, ad esempio, abbiamo già stanziato dei soldi. Circa ventimila euro per nuovi software, senza dimenticare che molte risorse del Recovery Fund arriveranno (ai Comuni) anche e soprattutto per rinforzare i processi di digitalizzazione: un’occasione d’oro insomma!
Conflitto di interessi e questioni di opportunità: ritiene che il Comune di Marigliano viva una situazione di promiscuità tra pubblica amministrazione e politica?
Sì, ed è la causa di tutti i problemi. All’epoca Bassanini (autore dell’omonima legge n. 59 del 1997 sulla semplificazione amministrativa) fece una cosa bellissima: la benedetta distinzione tra politica e burocrazia, un’idea ispirata dal sistema anglosassone, mentre qui da noi si preferisce adottare un approccio più alla francese. Come principio teorico è assolutamente condivisibile, poi però bisogna fare in modo che i primi decreti di un sindaco, che sono sempre quelli sindacali di assegnazione delle funzioni ai responsabili di settore, non diventino il mezzo per garantirsi indennità e potere. Gestione politica e tecnica devono essere in qualche modo complementari e non supplementari: il sindaco decide cosa realizzare e il tecnico provvede al come.
Una riflessione sul bilancio che lei ha dovuto approvare?
Il bilancio è stato approvato in modo asettico. Se avessero dovuto approvarlo i politici, molto probabilmente non sarebbe stato approvato e non per demeriti ma perché un amministratore è tenuto a lavorare su visione e grandi numeri, in maniera “ottimista” diciamo. Ovviamente non ho tagliato brutalmente, però ho ritenuto di dover accantonare determinati aspetti del bilancio in favore di altri, prediligendo e dando priorità ad alcune casistiche: innanzitutto l’edilizia scolastica, per cui sono state liberate le prime somme e sono già in corso i primi interventi (sui solai per esempio). Poi si è pensato di dare continuità a tutte le opere pubbliche già cantierate, per le quali infatti i lavori sono ripresi. Abbiamo anche provveduto a stabilizzare alcuni lavoratori comunali addetti alla manutenzione e alla cura del verde pubblico.
Commissione d’accesso, se ne parla tanto ancora: ad oggi esistono davvero i presupposti per il suo arrivo in città?
Lo scenario prevede che, affinché arrivi una commissione d’accesso ci debba essere un connubio particolare tra pubblica amministrazione e criminalità organizzata. Mi sono occupato recentemente di una commissione d’accesso presso il Comune di Sant’Antimo, dove alcuni clan camorristici (i Verde e i Puca) comandavano letteralmente e questo era acclarato: l’ho visto nelle delibere, l’ho visto nei vari contratti con le ditte e in tanti altri atti. Il problema è uno solo: l’atto che ha colpito l’ex sindaco Carpino va inquadrato in un eventuale e più ampio legame che vada in questa direzione. Di per sé, infatti, non è detto che si tratti proprio di quello. Personalmente credo che Marigliano sia scevra da questa fattispecie di intrecci che vorrebbero la criminalità inserita nella pubblica amministrazione e lo evinco anche dai pochi atti che ho potuto analizzare. E poi è anche un augurio che dobbiamo fare al nuovo sindaco, sicuramente impegnato affinché lo spartiacque non venga mai superato. Lui troverà altri problemi e per risolverli bisognerà affidarsi all’intelligenza dei politici e dei burocrati, i quali dovranno scendere dal piedistallo e darsi una mano nell’esclusivo interesse della città.