L’inusuale Pasqua campana ai tempi del Coronavirus, senza dolci né scampagnate

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Un pallone Super Santos sgonfio per rappresentare al meglio quello che il virus ci sta togliendo in questi giorni, soprattutto al sud: la scampagnata. Una Pasqua a dir poco atipica quella che si preannuncia in Campania. Infatti, a causa delle prescrizioni governative, sia nazionali che regionali, la consueta Settimana Santa ha subito un radicale ridimensionamento, soprattutto nella portata degli eventi religiosi che da sempre la caratterizzano.

Vietato anche il tradizionale pellegrinaggio dei cosiddetti “fujénti” devoti alla Madonna dell’Arco: a Sant’Anastasia chiuso fino al prossimo 20 aprile l’omonimo santuario e devoti avvisati dalle forze dell’ordine che non faranno mancare controlli stringenti lungo il percorso. Altrettanto categorico anche l’invito a non spostarsi nel weekend di Pasqua, soprattutto per raggiungere eventuali seconde case nei luoghi di villeggiatura, per un assaggio d’estate invogliato anche dalle temperature. Previsti checkpoint e severi controlli su tutto il territorio: intanto i sindaci delle località di mare fanno sapere che non faranno entrare nessuno all’interno dei loro comuni. I potenziali trasgressori sono avvisati.

Insomma, per una volta tutta la popolazione campana, da sempre abituata a vivere questo periodo dell’anno all’insegna della convivialità, dovrà rassegnarsi a restare in casa, sopendo anche il desiderio di un grande pranzo in famiglia. Stop alle consuete gite fuori porta della Pasquetta (il Lunedì dell’Angelo) e a qualsiasi speranza di trovare negozi aperti nel fine settimana.

Il presidente della Regione Campania, sulla scorta di quanto avevano già fatto alcuni sindaci, ha emesso un’ordinanza che decreta la chiusura di tutti gli esercizi commerciali nei giorni di domenica e lunedì: il dispositivo non vale per farmarcie, parafarmacie e distributori di benzina, che invece rimarranno aperti. La missione è una sola: impedire alle persone di uscire e creare assembramenti, al fine di custodire la preziosa cautela costruita nelle ultime settimane di isolamento. Compromettere proprio adesso la sfida lanciata al contagio da COVID-19 potrebbe vanificare ogni sacrificio fatto, insieme, fino a questo momento. Le autorità non fanno altro che ripetere questo ad ogni occasione utile, e tra dirette, interviste, annunci le occasioni sono sempre di più.

Tuttavia le persone sembrano aver raggiunto il picco, a differenza del virus: sarà per le irrinunciabili tradizioni, sarà per il bel tempo, sarà perché un mese di isolamento è a dir poco probante, fatto sta che molta gente sembra aver un po’ mollato. Lo si nota in giro, dove nonostante i controlli crescono le presenze, in realtà quasi sempre autorizzate. Nella giornata di Giovedì Santo, però, molti cittadini si sono lasciati ingolosire dalla prospettiva di poter preparare e assaporare la tipica zuppa di cozze, e di conseguenza si sono verificati numerosi assembramenti presso le pescherie, immediatamente denunciate, sui social se non proprio a chi di dovere.

Un altro tormentone si è generato dalla diatriba infinita tra panificatori e pasticcieri: questi ultimi sono da tempo sul piede di guerra perché le loro attività, come da DPCM, sono chiuse, non producono e non fatturano, mentre i panifici sono aperti e talvolta non rinunciano a vendere anche prodotti di pasticceria. Nei giorni scorsi un’altra ordinanza regionale, oltre a tante altre locali, ha provato a dirimere la questione. Con il chiarimento n. 15 del 4 aprile scorso il governatore De Luca precisava che “la sospensione delle attività e dei servizi è riferita anche alle vendite online nonché alle attività dei relativi laboratori. Si conferma, pertanto, che risulta vietata l’attività di laboratorio di prodotti dolciari e simili”. Di conseguenza tutte le forze dell’ordine sono state sollecitate ulteriormente a esercitare una rigida e capillare attività di vigilanza, di controllo e di sanzione.

Tuttavia, fa notare qualche addetto ai lavori, la situazione paga probabilmente un vuoto normativo: in Campania, a differenza di altre regioni, è vietata ai laboratori di pasticceria anche la consegna a domicilio, mentre una recente direttiva autorizza i panificatori a vendere qualunque tipo di prodotto, anche dolciario, esclusivamente se etichettati e confezionati a dovere. Il mare magnum delle diverse ordinanze comunali ha ulteriormente confuso le idee, anche al consumatore: in sostanza i forni non potrebbero produrre prodotti di pasticceria ma ad oggi nessuna circolare lo chiarisce espressamente. Purtroppo sembra che in tanti non riescano proprio a rinunciare alle leccornie tipiche di questo periodo, e questo sembra ingolosire soprattutto i tanti supermercati del territorio che si sono preparati alla vendita massiccia dei prodotti in questione, a cominciare proprio dalle pastiere.

A risolvere in parte il dilemma ha provveduto nelle scorse ore Unipan, l’associazione regionale dei panificatori campani, che ha diffuso una nota in cui afferma: “non produrremmo pastiere per solidarietà ai pasticcieri costretti allo stop”. A modo suo anche De Luca è intervenuto ulteriormente sulla querelle, invitando caldamente i cittadini a preparare in casa i tipici prodotti dolciari della Pasqua, pur mettendo in conto il rischio di combinare pasticci culinari, almeno la prima volta. Sperando che una Pasqua del genere, sui generis, non abbia la premura di presentarsi una seconda volta, con buona pace di fornai, pasticcieri e golosi di tutta la Campania.

(Foto di Antonio Riefolo)