Leopardi venne a Ottajano? E’ una leggenda nata da storie del vino vesuviano.

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Il “piacere del vino” fu per il poeta un aspetto importante di quel  “piacere della tavola”  che da qualche tempo muove l’ attenzione degli studiosi di Leopardi.  Le ragioni dell’amicizia tra  Antonio Ranieri e la  famiglia Medici di Ottajano, e il vino vesuviano usato come medicina da Paolina Ranieri. Su questa amicizia documentata qualcuno costruì la leggenda di Leopardi ospite dei Domenicani di Ottajano. L’immagine è tratta dal film “Il giovane favoloso” che Mario Martone dedicò a Leopardi nel 2014.

 

Leopardi fu uno studioso delle “virtù” del vino: e ciò che sul vino egli ha scritto nello “Zibaldone” suscita un lungo moto di sorpresa in coloro che hanno conosciuto il poeta di Recanati solo attraverso i libri di letteratura, quelli scolastici.. Dunque, scrive Leopardi, il vino è capace di suscitare “nuove speranze” e di dissolvere l’amarezza dettata dalle tensioni dell’animo. Deve bere vino che si propone di “ottenere dalle donne quei favori che si desiderano”: il vino infatti dà il coraggio necessario per avviare l’azione di conquista, e se questa azione non raggiunge l’obiettivo sperato, nel vino lo sconfitto troverà un impulso alla consolazione e all’allegria. Al vino non resiste nemmeno il filosofo, perché al potere del vino si arrende anche “la più invecchiata e radicata filosofia”. Queste riflessioni sulle “virtù” del vino non sono solo un omaggio che Leopardi rende a un tema assai caro ad Orazio, che egli considerava il più grande poeta di Roma, ma, mi permetto di aggiungere, caro anche a Marziale, al quale il genio di Recanati dedicò fin dai primi studi una grande attenzione. Il piacere del vino è parte integrante di quel “piacere della tavola” di cui il poeta diede sempre una pubblica e consapevole testimonianza, e che conviene studiare con attenzione, non tanto per capire meglio i complicati rapporti che Leopardi ebbe con i medici amici di Antonio Ranieri, con il cuoco Pasquale Ignarra e con i pasticcieri di Napoli, ma soprattutto per valutare in modo più approfondito la sua concezione del piacere . Antonio Ranieri, che ospitò Leopardi a Napoli e a Torre dal 1833 al giorno della morte, nell’opera “ Sette anni di sodalizio con G.Leopardi”, racconta e esalta le “angeliche” cure che sua sorella Paolina dedicò, a costo di grandi sacrifici, a quel personaggio capace di qualsiasi stranezza. Nei primi anni ’40 Paolina incominciò a soffrire di disturbi nervosi e i medici le consigliarono di bere, a pranzo, un bicchiere di quel vino vesuviano che da tempo i medici degli “Incurabili” proponevano come “salutare rimedio” per i “disturbi dei nervi”. Nell’agosto del 1854 Antonio Ranieri chiese a Giuseppe IV Medici, principe di Ottajano, qualche bottiglia di “lacrima di Terzigno” che sua sorella gradiva in modo particolare. Il Principe così gli rispose, con una lettera in cui si firmava “Ottajano”: “Carissimo amico, dopo tre anni di assoluta perdita di ricolto, tutto il deposito che io teneva di vino vecchio e convenientemente lavorato, è venuto a mancarmi, per modo che sono già diversi mesi che tengo chiuso lo spaccio, rimanendomi solo poca quantità, che ho riserbata per uso della mia famiglia. Di questo per ora ve ne invio 12 bottiglie, augurandomi che possa incontrare il gusto di vostra sorella e che, terminato, mandiate a prenderne altro, potendo assicurarvi essere schietto, vecchissimo e depurato a perfezione. L’ esservi ricordato di me mi offre il mezzo a rendervi un piccolissimo servigio, pregandovi credermi tutto vostro.”. Il figlio di Giuseppe, Michele, già nei primi anni ’50 frequentava con saggia prudenza gli ambienti liberali, e questo gli aveva consentito di stringere amicizia con Antonio Ranieri. Quando, nel 1861, Giuseppe IV Medici, accusato di fornire armi e protezione al brigante Pilone e ai suoi, venne portato nel carcere di Avellino, Antonio Ranieri, rappresentante importante del “nuovo ordine”, fu tra i primi a correre ad Avellino, per garantire alla polizia e ai giudici che i Medici di Ottajano erano sostenitori leali dell’Italia dei Savoia e non soffrivano di nostalgie borboniche. Giuseppe entrò nella “consorteria” del marchese D’ Afflitto e nel 1863 Vittorio Emanuele II lo nominò “governatore del Palazzo Reale” di Napoli: il Principe fece un po’ di scena: in un primo momento scrisse ad Antonio Ranieri che era indeciso se accettare o no la nomina, ma alla fine, come era facile prevedere, accettò. Grazie a queste notizie non è difficile capire perché nacque la leggenda di Leopardi ospite dei Domenicani di Ottajano: uno storico ottajanese mi garantì di aver visto un documento del 1835 che forniva la prova certa di questa presenza. Il documento non l’ho visto e altro non so: comunque è una “sfiziosa” leggenda.