La lezione delle frane e la forza di sopravvivere

0
1507

Pubblicato un manuale per far fronte alle emergenze. Si muove anche il governo. Più di 2 miliardi di euro stanziati e non spesi. 

In Cina e  Giappone si insegna a scuola. Cosa e come fare in caso di calamità naturali è lezione costante. Da noi le istruzioni arrivano ora. Nelle scuole? Non esattamente, nonostante la necessità sia avvertita da anni. Molti anni. Almeno da quelli che hanno segnato lutti e disgrazie. Il manuale per le alluvioni, dal burocratico, stantio titolo “Note tecniche su alluvioni e servizi idrici integrati” è in circolazione da pochi giorni. Lo ha curato Utilitalia, la federazione delle aziende che gestiscono i servizi pubblici. Il Paese è a pezzi. La periodicità con la quale subiamo alluvioni e smottamenti è la più altad’Europa. Prevenzione, addestramento, protezione, come variabili di un miserabile e luttuoso crescendo. Non si vive sereni in collina, nei fondovalle, lungo i fiumi, nelle città. Un senso di angoscia e di costante timore accompagna l’esistenza  di milioni di persone. Sette per l’esattezza: tutti coloro che vivono in condizioni di perenne pericolo. In ambienti devastati dai loro simili. Dispersi in 22 mila chilometri di una penisola ricca di storia ma povera di sensibilità. Nessuna Regione ne è fuori, al sicuro. Molte coscienze pubbliche sono macchiate da perdite di  vite umane. Se  vuoi salvarti, invece, devi sapere cosa fare. Devono spiegartelo, insegnartelo per bene. Istruirti ed farti esercitare. Come in Cina e in Giappone ed in tanti altri Paesi. Il libro – vademecum diffonde la conoscenza della gestione delle emergenze. Trattandosi di aziende che gestiscono nello specifico le reti idriche, i curatori hanno pensato a promuovere i loro standard. Quindi, come si mettono a posto le condotte in poco tempo, come si lavora per mitigare i danni. Ma c’è anche altro. Indicazioni  per amministratori e cittadini, consigli per professionisti, studiosi e gestori di altri servizi pubblici. Anche il governo con #Italiasicura ha comunicato le sue linee guida contro il dissesto idrogeologico. Una buona cosa, ma ancora al di sotto delle aspettative. I più tartassati dalle emergenze idrogeologiche si confermano gli addetti della Protezione civile. Loro sanno cosa fare e lo hanno confermato anche alla struttura di Missione del governo, la novità introdotta da Renzi contro lo sfascio. Il volume di Utilitalia non nasconde la fragilità del territorio e gli ambiti geografici più a rischio. Pensi che sia questione di soldi? Certamente. Ma poi scopri che nelle casse del governo, 2 miliardi e 700 milioni di euro aspettano ancora di essere destinati a lavori di prevenzione di frane e alluvioni. Sigh! Sono pronti per essere spesi dove la terra ha portato via case, aziende, storie, vite umane. Una volta – dice Gianni Vittorio Armani, presidente dell’Anas – noi spendevano il 10% del nostro bilancio per la manutenzione delle strade. Oggi siamo al 45% per sanare disastri di ogni tipo che bloccano viabilità, spostamenti di persone e merci. Gli eventi sono collegati ai cambiamenti climatici. Non ne dubita nessuno. Ma al manuale Utilitalia va dato  il valore di una denuncia non gridata in un Paese che non cura il  territorio, il suo habitat. Un Paese dove le tragedie generano i mostri dei rimorsi per tutto quello che si poteva, si doveva fare, e invece, inesorabilmente, si dovrà fare. Sempre dopo.