“La donna in blu” di Corot, il pittore solitario, che obbediva solo all’istinto e amava Napoli

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J.B. Corot (1796- 1875) dipinse questo quadro nel 1874.Egli si dedicò alla pittura a partire dal 1820, e da solo studiò i Maestri del neoclassicismo e quelli del Realismo, ma seppe creare uno stile originale, capace di produrre capolavori soprattutto nella rappresentazione di paesaggi, tanto che Charles Baudelaire lo considerava il “capo della moderna scuola di paesaggio”. Già nei quadri degli anni ’30 la sua tecnica anticipava per alcuni aspetti – soprattutto per la rappresentazione della luce – le soluzioni poi adottate dagli Impressionisti. Splendida la tela che egli dedicò al ricordo del paesaggio di Napoli

Corot incominciò la sua carriera di pittore senza mai rinnegare i valori della pittura classica e accademica: lo dimostra la sua attenzione, che negli anni diventò ossessiva, per il disegno, per il rapporto tra le forme e per l’equilibrio geometrico delle figure nello spazio della tela. Fece notare Vittoria Crespi Morbio in una pubblicazione del 1997 che lo spazio intorno alla donna in blu si può agevolmente dividere in un triangolo e in un rettangolo “che contiene al suo interno una successione concatenata di quattro quadrati, l’ultimo dei quali è compreso tra il gomito della signora, il margine della tela e l’orlo nero della parte alta del mobile. Inoltre, la chioma, il braccio destro e il dorso della signora si possono iscrivere in un triangolo, mentre una linea retta congiunge la fronte e il lato destro della gonna, fino a terra”. Il ritmo dell’opera è scandito dalla forma del mobile e delle tele appese al muro e, per contrasto, dal moto curvilineo delle pieghe dell’abito: è una simmetria che sa ancora di accademia e fa pensare a Ingres, a David e a Gleyre. Ma l’eco dei tempi nuovi è proprio nella scelta del tipo di donna: nell’abbigliamento e nel portamento non è né una delle nobildonne care ai pittori accademici, né una delle popolane raffigurate dai pittori realisti: è una signora borghese, vestita secondo la moda “casalinga” dell’epoca, colta in un momento qualsiasi della sua giornata, come avrebbe fatto uno dei pittori “impressionisti” amici di Corot: non dimentichiamo che il quadro è del 1874, e che Corot sarebbe morto l’anno dopo. E’ uno di quei quadri che il pittore faceva per la sua collezione privata, mentre per il pubblico egli era soprattutto pittore di paesaggi. Il disegno della figura non è analitico e volutamente il pittore volge verso destra il volto della donna: vuole evitare che il suo sguardo e una marcata caratterizzazione psicologica “distraggano” lo spettatore e gli impediscano di ammirare l’insieme del disegno e la sapienza della tecnica pittorica, che è sensibile alle innovazioni impressionistiche. E infatti il blu “siede” su un lieve strato di bianco, steso con pennellata ampia e veloce: e le pennellate del blu non vengono fuse, ma sono “tirate” in modo rapido, come avrebbero fatto Monet e Sisley, e con un vigore che le rende chiaramente capaci di suggerire la presenza di un’energia espressiva, tesa lungo tutto il corpo e abilmente sottolineata dalla forma e dal colore del braccio. Amava dire Corot che la realtà è una parte dell’arte, e il sentimento è l’altra parte, e perciò ogni suo quadro era “lavorato” nella stessa misura dal cuore e dagli occhi. Dai grandi pittori Corot aveva appreso l’importanza dei dettagli: in questo quadro il tocco rosso del ventaglio abilmente inserito tra l’ombra del mobile e il blu del vestito contribuisce a suggerirci la profondità dello spazio. E si capisce perché Monet diceva che Corot era il solo Maestro: “Noi altri di fronte a lui non siamo nulla”. Corot venne tre volte a Napoli, e la seconda volta, nel 1834, scrisse una pagina straordinaria sulla luce del golfo. La terza volta, nel 1843, visitò a lungo i quartieri antichi, e prese appunti sull’abbigliamento e sui “modi” dei “lazzari”. Nel 1872, affidandosi “alla luce e ai sensi della memoria”, dipinse uno splendido paesaggio napoletano (vedi immagine in appendice): in fondo il promontorio di Posillipo, poi la linea della costa, e sul davanti, in basso, due donne che passeggiano, e una di esse agita un tamburello. Il quadro, di cui il pittore modificò più volte il disegno, è conservato a Tokio, nel Museo di Arte Occidentale.