Inter – Napoli (Lezione 32), tolemaico per una sera

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Una delle più grandi rivoluzioni scientifiche ha visto la sconfitta del sistema geocentrico tolemaico, che prevedeva la centralità della Terra nell’Universo. Salì in cattedra l’eliocentrismo kepleriano e galileiano. La Terra non è più il centro dell’Universo. L’esperienza diretta è in errore, e si scopre che pianeti e Sole non girano intorno alla Terra, ma la Terra è uno dei pianeti di un sistema stellare che ha nel Sole la sua stella. E il successo della nuova teoria eliocentrica sta soprattutto nella semplicità della descrizione dei moti dei pianeti, che ora diventano delle ellissi intorno al Sole, mentre il sistema precedente richiedeva il ricorso ad orbite più complicate. Invece, Gattuso sta facendo una rivoluzione atipica, che va al contrario, sembra di essere ritornati al passato, sembra di essere tornati tolemaici, geocentristi.

 

La Partita. Il Napoli incontra l’Inter nella semifinale di andata della Coppa Italia. La Partita è accorta da ambo i lati, il Napoli sta imparando a soffrire, dimentica l’attitudine avuta col Lecce, e sceglie di difendersi compatta e arcigna. Attenzione, concentrazione e la chiusura di qualsiasi buco forzano gli avversari a sbagliare, in alcuni frangenti l’Inter sembra bloccata. Il Napoli rischia e soffre, forse esagera quando vuole ripartire dalla difesa con scambi rischiosi tra i difensori, ma sa rischiare e sa soffrire. Si difende, vede gli avversari arrivare vicini al gol. Il gol del vantaggio arriva nel secondo tempo dal piede del sonnolente Fabian. E’ un giocatore totalmente anonimo nelle ultime settimane, che si sveglia, riscopre il suo genio e sblocca il risultato con un gran gol a giro dal limite, favorito da uno scambio stretto con Di Lorenzo. E’ un Napoli da anni 80, catenaccio e contropiede, marcature strette, difesa all’italiana e tanto cuore. E’ quello che serve per poter sconfiggere una delle squadre più forti del campionato.

Conclusioni. E’ una rivoluzione, ma quella inaspettata. Ci godiamo un Napoli tolemaico per una sera. Gattuso riscopre un calcio oramai sconosciuto all’ombra del Vesuvio. Abituati al calcio spumeggiante di Sarri, e comunque a quello propositivo di Benitez e Ancelotti, avevamo dimenticato che si può vincere in altra maniera. Si può vincere chiudendo il lucchetto del catenaccio, pensando prima a difendersi. Ma pur sempre con la ricerca di una difesa il quanto più alta possibile, e poi puntando a costruire anche da dietro, per poter sfruttare le briciole che ti lascia una squadra che sta meglio di te. E gli azzurri, nonostante i difetti che si portano dietro, riescono a fare quello che chiede l’allenatore. Oggi, è un po’ tutto assurdo, la nuova fisica forse è quella antica, anche se scientificamente sbagliata. Ma durante una stagione inconcepibile come questa, possiamo imparare, inspiegabilmente, dal vecchio. In conferenza stampa, ancora una volta, Gattuso dichiarerà di non riuscirsi a spiegare i motivi di prestazioni così diverse le une dalle altre, intanto ci sta mettendo del suo, mette in campo un Napoli di altri tempi, un Napoli tolemaico per una sera. Rivedremo questo approccio anche in futuro?