Il modello Ercolano sarà ricordato dai posteri come una delle più grandi bufale dei primi decenni del ventunesimo secolo, o forse no, nessuno se ne ricorderà, perché come ogni cosa umana, lascerà il tempo che trova e cederà il passo a qualcos’altro di altrettanto nuovo e altrettanto vuoto.
Certo è che ci vuole una bella faccia tosta da parte di tutti nel voler sostenere a spada tratta un qualcosa di poggiato sul nulla, o meglio, un qualcosa che non può sostenere il nulla. Che lo facciano gli ercolanesi, ci può anche stare, poiché il loro campanilismo, non difforme da quello di altri comuni italiani, sembra tanto naif quanto scontato ma ciò che ci fa più specie è l’obbedienza assoluta ai dettami governativi di un certo tipo di stampa che, senza verificare la sussistenza del “modello Ercolano”, ne intesse le lodi, come ad esempio accade con gli ormai quotidiani spot del TGR o come ha fatto il Mattino di ieri, sostenendo, non si sa con quanta ironia, che la cittadina degli Scavi sia il fiore all’occhiello del PD, del Vesuviano tutt’al più! Ci vien da dire. Ma non certo di un partito che mai come in questi tempi propone fuffa a tutta forza.
È ormai chiaro che l’investimento di Renzi, Boschi e soci vada ben oltre l’amministrazione di Ercolano e guardi più lontano del Vesuvio; pare infatti che le ambizioni del primo cittadino di Resina mirino a Roma più che a Napoli e che il suo “modello” non sia altro che il suo curriculum per ben altri panorami politici. Fin qui stiamo nelle legittime aspirazioni di un politico che, per quanto badi all’estetica più che ai fatti, e che vada avanti più per spot che per seri provvedimenti, fa tutto sommato il suo mestiere ma, quel che più ci cruccia è la campagna mediatica che si sta costruendo attorno a lui e al suo fantomatico modello. Sì perché se questo esiste ci si chiede in che cosa consista perché, magari per nostra ignoranza o nostra miopia, di innovazione e miglioramento non se ne vede proprio per niente. Anzi, c’è molto di passato.
Basti pensare alla già evidenziata inopportunità politica nello schierare in giunta persone dalle ingombranti parentele, così come pure l’assistenza legale che un noto studio offre, proprio a suddetti parenti, non ci è mai sembrata in verità opportuna. Ma anche il ruolo di legale della GORI del sindaco mal si addice a un’amministrazione e un partito che si dichiarano a favore dell’acqua pubblica. Ma non solo, non basta fare marce per la legalità e sbandierare l’assenza di racket ed usura quando, ad Ercolano, queste regnano sovrane come altrove e con l’aggravante che qui lo si nega a suon di stampa partigiana, associazioni dalla dubbia consistenza e testimonial d’eccezione. Inoltre, dal punto di vista dell’ambiente, anche in questo caso, nulla è cambiato e l’immondizia regna sovrana, nelle discariche, così come per le strade della città, fermo restando che non si voglia credere a quel che si sente più di quel che si vede. Tutto questo però non basta perché se una cosa la dicono tutti, questa diventa vera, soprattutto se fa piacere che questa verità diventi tale, salvo trovare prima o poi un altro sogno in cui credere.
Ciò che importa però non è quello che vendi, ma come lo vendi, e in questo caso, il PD, ha imparato bene la lezione del fintamente odiato Berlusconi e, come lui, imbonisce l’invendibile capitale della cultura al Paese intero. Ed anche quando questo s’accorge che forse i conti non tornavano, si punta al rialzo per gli anni a venire e si continua col bluff finché qualcuno no si degnerà di scoprirlo. Ercolano non è certo priva di cultura, di storia, di natura e paesaggio e i cittadini ercolanesi, come l’Italia intera, meriterebbero di fruire degnamente delle sue bellezze ma, come ogni buon venditore sa fare, anche l’amministrazione locale, esaltando le pur reali ricchezze, ne nasconde però le pecche, che sono tante e che rischiano di rimanere sotto al tappeto per sempre se si continua a credere nella meravigliosa illusione dell’inesistente modello Ercolano.