Generazione Z: vivere onlife

0
1142
Young diverse friends holding social media icons

La Generazione Z, in breve Gen. Z, è quella dei nati tra il 1997 e il 2012. Essa rappresenta, de facto, la prima generazione a non aver conosciuto un mondo senza tecnologie e ambienti digitali; un aspetto che incontrovertibilmente ha determinato un processo esistenziale totalmente differente dal passato.

Successiva a quella dei Millenians, nati tra l’inizio degli anni ’80 e la metà degli anni ’90, la Gen. Z – o iGeneretion
(a testimonianza della dimestichezza con dispositivi hi-tech) – comprende la fascia di ragazzi tra i 9 e i 24 anni.

La Gen. Z è quella nata dopo l’affermazione del web e la  rivoluzione elettronica di consumo, vissuta quindi nell’epoca in cui i cellulari e i primi dispositivi portatili erano disponibili anche al grande pubblico.

Per la Gen Z, così, il vero rito di passaggio dall’infanzia all’adolescenza è rappresentato spesso dal possesso di uno smartphone o di un cellulare dotato di connessione internet.
Difficile pensare, allora, che qualsiasi azione quotidiana di questi giovanissimi non passi attraverso le tecnologie.
La iGeneration sarebbe la prima per cui la distinzione tra online e offline – tra vita reale e vita virtuale – avrebbe perso di senso e la prima a vivere costantemente onlife.

Numerosi studi hanno provato di volta in volta a identificare cosa facciano gli adolescenti in Rete e quali siano App e social che preferiscono.
Un primo dato pervenuto dalla ricerca evidenzia come la Gen. Z eviti Facebook, preferendogli Instagram, Snapchat o TikTok, a causa della massiccia presenza di genitori e di adulti all’interno del social di casa Zuckerberg.

L’immersione in questa epoca precaria e ancora di transizione, lontana dal modo obsoleto con cui proviamo a leggere il presente, non ci permette di comprendere se questa massiccia metamorfosi abbia più aspetti positivi o negativi.

La strada che occorre intraprendere è quella dei dati, per evitare di prendere posizioni troppo generiche e assertive che potrebbero essere minate in breve tempo.

Da un lato sembrerebbe che i componenti della Gen. Z siano più informati rispetto al passato, abbiano maggiore consapevolezza dei danni causati dall’alcool, dalle droghe e dal fumo; siano propensi ad un ambientalismo (almeno di facciata) attivo, al rispetto per la comunità LGBTQ e alla consapevolezza di vivere in un sistema globale etnicamente vario.

Dall’alto lato, le referenze psicologiche segnano aumenti vertiginosi di ansie e depressioni, scaturite dalle iper-connessioni social che generano costantemente confronti e paragoni spesso dannosi per personalità più emotive.
Si è, in altre parole, fin dall’adolescenza,
catapultati in una competizione silenziosa
su tutto:
scuola, bellezza, rendimento, like, followers ed altro.
Il riconoscimento di sé stessi passa per il consenso e quindi l’assenza di un “mi piace”, di una “reaction” o di una “condivisione” può essere causa di malessere.
Dal punto di vista relazionale è la generazione che di frequente si dice il primo “ciao” su uno schermo e che pratica il sexting (sesso virtuale).