Stavolta, complice il forte vento di terra che spirava, i miasmi del sito ex Agrimonda sono arrivati tutti nel naso, e questo nonostante la mascherina: uno strumento di protezione individuale che lì, sul confine tra Mariglianella e Marigliano, sarebbe opportuno indossare anche se non fosse obbligatorio farlo a causa del SARS-coV-2.
Sono passati venticinque anni da quel maledetto 18 luglio del 1995, quando nel cuore della notte prese fuoco il deposito di prodotti per l’agricoltura, inclusi quelli chimici quali pesticidi, fitofarmaci e concimi fertilizzanti, della ditta Agrimonda che ne curava la commercializzazione. Pochi giorni fa, il 30 aprile, Ciro Tufano con il suo Comitato Cittadino Ambiente e Territorio ha inoltrato l’ennesimo esposto (con annessa diffida) agli enti coinvolti ormai da tempo nella vicenda: tra gli altri il Comune di Mariglianella, la Regione Campania, l’ARPAC, l’ASL NA 3 Sud, la Città Metropolitana di Napoli e anche il Ministero dell’Ambiente.
Come si legge nel documento, a distanza di un anno dall’azione di messa in sicurezza di emergenza, operata dalla Regione Campania con un impegno economico di duecentomila euro, “la situazione è degenerata, l’area del sito è diventata una sorta di stagno a cielo aperto, caratterizzato dalla presenza di materiale putrefatto, acque verdi e melmose, un’innumerevole quantità di rane, zanzare e altri insetti”. Per non parlare dei miasmi, ormai divenuti insopportabili, al punto da costituire un serio rischio per la salute della comunità che vive a ridosso dell’area.
I pericoli più grandi, ancora una volta, sono la proliferazione di malattie infettive causate da batteri patogeni, virus e parassiti che si generano nell’acqua stagnante, oltre alla contaminazione delle falde acquifere, intrise di fitofarmaci, benzene, fluoruri e metalli vari. Come se non bastasse, a queste emergenze se ne aggiunge un’altra dell’ultima ora: il rischio incendio procurato dalle alte sterpaglie che dal terreno confinante ormai lambiscono anche il telone di plastica posto a copertura. In merito a questo il signor Tufano chiede al sindaco di Mariglianella almeno un’ordinanza che imponga alla proprietà del terreno adiacente al sito ex Agrimonda di ripulire l’area, annullando il potenziale rischio di un ulteriore incendio che sarebbe devastante.
Vale la pena ricordare e sottolineare che questa non è solo una battaglia di Ciro Tufano, perché il disastro ambientale riguarda l’intera comunità, compresi quanti affermano di non sentire alcun vapore mefitico, cosa che invece accade anche sostando lungo via Pasubio, quindi a Lausdomini, nel Comune di Marigliano. Eppure Ciro è più coinvolto, perché il relitto del deposito ce l’ha proprio sotto casa: quattro mura in cui, insieme alla famiglia, ha dovuto resistere per l’intera durata di una quarantena da incubo, costretti a sigillarsi nella dimora nonostante i grandi spazi all’aperto a disposizione, per fronteggiare il virus e anche i lezzi.
Tuttavia Ciro si batte come un leone, contro una certa indolenza amministrativa e anche contro l’ignavia degli altri residenti, forse arresi all’idea che nulla possa cambiare dopo ormai venticinque anni. Tra le cose che ci tiene a evidenziare, quando lo incontriamo, c’è sicuramente l’amarezza di non essere mai stato ammesso ai tavoli istituzionali, anche se lui sa bene di non avere le competenze per farlo (al massimo le ha acquisite in tutti questi anni). Ciononostante viene additato come colui che ha preteso alcune soluzioni tecniche che sono state adottate come misura di sicurezza nel corso de tempo. Evidentemente non è così.
Quello che Ciro Tufano chiede a gran voce, oltre a un intervento di urgenza che la situazione impone ormai da tempo, sono gesti forti, significativi, promossi insieme alle istituzioni e ai cittadini. “Propongo al sindaco di Mariglianella di andare insieme dal governatore De Luca, o comunque in Regione Campania, per sottoporre le nostre istanze con un’unica voce, collettiva e comunitaria, più forte!”.
Nel corso dell’ultima diretta Facebook anche il sindaco di Marigliano, Antonio Carpino, ha voluto puntualizzare che tutti gli sforzi possibili sono stati compiuti, tant’è che il piano di caratterizzazione è stato approvato e tutto ormai dipende dalla Regione Campania. Eppure la voce di una sofferenza che vorrebbe essere condivisa dovrebbe sollevarsi proprio dai territori, per arrivare a chi di dovere, al netto delle oggettive responsabilità.
Intanto il 10 aprile scorso l’ARPAC ha effettuato dei controlli sulla falda acquifera e si attendono i risultati, sollecitati anche dal primo cittadino di Mariglianella, Felice Di Maiolo, che sottolinea: “Il gestore del sito ex Agrimonda, com’è giusto che sia, è la Regione Campania, ma è mio interesse risolvere la situazione, come dimostrano i risultati raggiunti negli ultimi 18 mesi dopo venticinque anni: la rimozione delle scorie e la messa in sicurezza. Ieri mattina (7 maggio 2020, ndr) è partita l’ultima diffida nei confronti della Regione, ormai una consuetudine per noi. Lavorando in sinergia con la comunità e le associazioni abbiamo fatto dei sacrifici significativi per integrare i fondi, purtroppo insufficienti, messi a disposizione da chi ha la responsabilità della bonifica e, prima ancora, della caratterizzazione dell’area. Sicuramente ora, rispetto ad appena due anni fa, la situazione è migliorata”.
Non diciamolo a Ciro Tufano però, costretto a convivere quotidianamente con un mostro che qualcuno fa finta di non vedere. E allora un caloroso invito a fare un giro nei dintorni: sicuramente sarà impossibile fare finta di non sentire.
L’auspicio è che si faccia sentire anche la comunità, come un sol uomo e non come un uomo solo.