Parla Franco Ciccarelli, amministratore della grande clinica che funge da ospedale di un territorio molto popolato
“Ci vorrebbe almeno un poliziotto da affiancare ai nostri vigilanti disarmati”. E’ l’appello lanciato dall’amministratore della clinica Villa dei Fiori di Acerra, Franco Ciccarelli, dopo gli ultimi episodi di violenza avvenuti nel pronto soccorso del grande presidio sanitario convenzionato, un impianto che dispone di 250 posti letto e di un personale composto da 500 tra medici, infermieri e tecnici. Il responsabile di questo che è, di fatto, l’unico ospedale di un territorio popolato da quasi 300mila abitanti, chiede dunque che le istituzioni facciano qualcosa per “garantire a tutti il diritto a cure di emergenza in condizioni di sicurezza”. Dall’inizio di quest’anno si contano almeno una decina di veri e propri atti di teppismo perpetrati ai danni delle attrezzature sanitarie e dello stesso personale della clinica. Una violenza bruta di cui si sono resi protagonisti gli utenti e i loro familiari.
Gli ultimi due episodi risalgono ad appena sabato scorso. In mattinata un giovane tossicodipendente ha rotto a calci un muro del pronto soccorso perché pretendeva di entrarvi senza prima sottoporsi al tampone anti Covid, come prevede la legge. Subito dopo aver danneggiato la struttura il giovane si è dileguato. Poi, intorno alla mezzanotte, un uomo di 59 anni, il padre di un ragazzino di 13 anni giunto per un mal di testa, ha sfondato con la solo forza dei suo pugni un vetro corazzato del triage. Tutto questo perché pretendeva subito un tac per il figlio. Una richiesta che non poteva essere soddisfatta perché non è la clinica di Acerra ma l’ospedale Santobono di Napoli che dispone di una diagnostica radiografica calibrata per i pazienti in età pediatrica. Il 59enne però non ha voluto sentire ragioni. “Sembrava una furia – racconta il responsabile degli infermieri della Villa dei Fiori, Enrico Colosimo – ha sfondato il vetro corazzato del triage, l’ufficio dove si smistano i pazienti che si recano al pronto soccorso. Alla fine è scappato con il figlio, che nel frattempo avevamo anche preso in carico nonostante non avesse l’età giusta per stare qui, visto che questo non è un presidio pediatrico”.
Assalto continuo. Durante questi anni di pandemia da Covid il pronto soccorso di Acerra ha fatto registrare 30mila accessi all’anno. In tempi pre- pandemici aveva largamente superato i 50mila. Nell’impianto sanitario dedicato alle emergenze sulla carta si dovrebbero trovare solo 4 barelle. In realtà le postazioni sono 20 a causa del numero ingente di soccorsi da prestare.
“Una volta – spiega il titolare, Ciccarelli negli ospedali c’erano i drappelli di polizia, che però già all’epoca non erano previsti per le strutture private convenzionate. Intanto hanno tolto la presenza della polizia anche dagli ospedali pubblici per cui tutto il settore ospedaliero, pubblico e privato, deve per forza di cose rivolgersi a società private di vigilanza, che non hanno però sull’utente lo stesso 9impatto che potrebbe avere un agente di polizia. Il risultato è stato che da tempo ormai gli ospedali sono in balia dei violenti”. L’imprenditore della sanità accreditata rivolge un appello alle istituzioni preposte. “Si potrebbe affiancare – la proposta di Ciccarelli – un minimo presenza di poliziotti ai vigilanti privati. Comunque mi preme sottolineare che ogni volta che chiamano la forza pubblica questa interviene sempre, purtroppo però quando ormai il danno è stato fatto. Si tratta invece di prevenire questi danni”