“Vado a comprare le sigarette e torno”. Sembrava una battuta superata, ma casi concreti indicano che esistono ancora coniugi che fanno perdere le loro tracce. Le implicazioni sui figli minori.
Vi sono situazioni, e casi umani, nei quali la realtà sembra superare la più originale delle fantasie, dando vita a situazioni al limite del paradossale, alle quali non sempre è facile fornire una risposta, specie in termini giuridici.
In particolare, assolutamente complesse sono tutte le questioni legate al diritto di famiglia ed alla tutela dei minori, ove qualsivoglia interesse subisce una compressione, se non addirittura una limitazione, alla luce del prevalente diritto di chi non abbia raggiunto la maggiore età ad un’esistenza serena, tutelata sia in termini economici che affettivi. Ad esempio, anche se formalmente il cosiddetto abbandono del tetto coniugale non costituisce più, di per se, fattispecie di reato, lo status di coniuge porta comunque con se vistose implicazioni, specie nei confronti della prole, verso la quale permane sempre e comunque il diritto all’educazione, al mantenimento ed alla cura da parte di ambo i genitori, anche laddove siano proiettati verso nuovi compagni e famiglie allargate.
Nel caso concreto, la signora si rivolgeva al legale prospettando una questione piuttosto singolare: dallo scorso mese di aprile il proprio coniuge, non separato, aveva fatto perdere ogni traccia di sé, abbandonando la dimora coniugale con una scusa piuttosto banale per non farvi più ritorno.
A due giorni dalla sparizione, dopo aver tentato invano di rintracciare il coniuge, la donna aveva denunciato il fatto ai Carabinieri, evidenziando oltre alla preoccupazione per le sorti del marito, la propria difficoltà nell’andare avanti da sola, e con due figli piccoli, in assenza di reddito.
Dato il breve lasso di tempo intercorso tra la presunta scomparsa e la denuncia, quest’ultima veniva iscritta come allontanamento volontario, posto che secondo il pubblico ministero trattavasi di situazione temporanea ma soprattutto non dettata da elementi esterni, quali minacce o procedimenti penali in corso: alla base del gesto dell’uomo vi era, secondo il magistrato, la sola volontà di far perdere ogni notizia di sé. Nel corso dei mesi la situazione non sembrava avere alcun ulteriore risvolto: in attesa che l’autorità giudiziaria facesse tutte le indagini del caso, la giovane donna cercava di andare avanti come poteva, contando sull’aiuto di amici e parenti e cercando di tutelare i propri figli in ogni modo.
Tuttavia, con motivazioni difficilmente condivisibili, fondate soprattutto sulla volontarietà dell’allontanamento, la procura aveva nelle more archiviato la procedura, senza neanche convocare la signora in merito ad eventuali, ulteriori sviluppi.
A distanza di tanti mesi dal fatto, può pacificamente ipotizzarsi la scomparsa, e non l’allontanamento volontario del marito della donna: tale situazione non implicherebbe, di per sé, l’apertura di un procedimento penale per quest’ultimo, se non fosse che questi, con tale comportamento, si è sottratto ai doveri morali propri dello stato di coniuge e padre (art. 570 c.p.).
Per ragioni di speditezza processuale, sarà consigliabile per la signora sporgere nuova denuncia, preferibilmente innanzi agli organi di polizia, invitando questi ultimi non solo a cercare il proprio coniuge, ma anche a segnalare il perpetrarsi di un reato grave commesso a danno di minori.
(Fonte foto: Rete Internet)