“Piazzare” in Germania una banconota falsa da 300 euro: anche questo è genio napoletano?

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I napoletani di genio del 2014: gli ingegneri che risolvono il mistero di Ustica, i bibliotecari “precari” che scoprono e denunciano il saccheggio della biblioteca dei Girolamini, e anche l’inventore della banconota falsa da 300 euro.

Qual è il Paese dove anche la satira è stata annientata dalla realtà?

Alla Direzione del giornale proporrò di istituire, per l’anno prossimo, tre premi, riservati ai napoletani e a Napoli: il primo per la genialità, il secondo per il “faccetuosto” più sfrontato, il terzo per la “cacciata” più rumorosa: giova ricordare che “‘a cacciata” è un comportamento, un gesto, una battuta, un proclama, che siano imprevisti e bizzarri.

Quest’anno, che è stato un anno nero, a Napoli è successo di tutto, e cioè sono successe le solite cose. Sarebbe difficile assegnare il terzo premio, perchè di “cacciate” sono state piene le cronache: ma la signora on. Picierno, che con 80 euro fa la spesa per due settimane, meriterebbe almeno una menzione d’onore. Il secondo premio saremmo arrivati sicuramente a dividerlo ex aequo tra sei, sette, e forse anche otto ” facce d’ ‘e corne vecchie”, che, negli attacchi al sindaco di Napoli De Magistris e al sindaco di Salerno De Luca – ci limitiamo a due soli casi- hanno veramente dato il meglio di sè. A proposito, la “faccia d’ ‘e corne vecchie” equivale alla “faccia d’ ‘e puttane vecchie”, che è, per la sapienza popolare napoletana, la quintessenza della sfrontatezza.

Per la genialità avrei proposto i tre ingegneri del Dipartimento di ingegneria industriale della “Federico II” , Agostino De Marco, Leonardo Lecce, Jury D’Auria che, lavorando gratis, hanno ricostruito per il tribunale di Palermo la verità sul giallo di Ustica e sulla tragedia del DC9. Ma non avremmo potuto dimenticare la storia tutta italiana dei tre bibliotecari “precari” della Biblioteca dei Girolamini, Bruno Caracciolo, Mariarosaria e Pierluigi Berardi che “scoperchiarono il più grande traffico illecito di beni culturali nella storia della Repubblica” – l’ha scritto Tomaso Montanari sulla “Repubblica” del 17 dicembre- e accusarono il direttore della Biblioteca, Marino Massimo De Caro, “braccio destro di Marcello Dell’Utri”, di saccheggio sistematico di un patrimonio librario di inestimabile valore.

Il De Caro è stato condannato, anche in appello, a sette anni di carcere, e nel gennaio del 2013 i “tre eroi borghesi” sono stati nominati Cavalieri dal Presidente Napolitano. Ma in Italia gli “eroi borghesi” corrono sempre il rischio di fare una brutta fine. Un mese fa la direttrice generale per le biblioteche Rosanna Rummo ha chiesto alla Direzione dei Beni Culturali della Campania se “sia necessaria la prosecuzione della collaborazione dei signori Berardi e Caracciolo ” e, in subordine, se sia possibile almeno ridurre il numero delle ore di lavoro. Non so quale sia lo sviluppo della vicenda: mi auguro che il Presidente Napolitano abbia fatto sentire la sua voce, anche per evitare che quella nomina a Cavaliere “suoni”, ha scritto Montanari, “come una beffa”.

Quale che sia la conclusione, è una storia che definirei preoccupante, se non fossi già da tempo convinto che la democrazia del nostro sistema è gravemente imperfetta e che questa imperfezione si manifesta soprattutto nell’incapacità di difendere i meriti dall’attacco arrogante dei privilegi. I privilegiati, ovviamente, fanno di tutto perchè questa incapacità non solo non venga corretta, ma al contrario irrobustisca sempre di più le sue radici. Ma ci penserà Renzi: se Renzi fosse napoletano, il primo premio per la “cacciata” sarebbe suo: uno che dice – e cito solo la “cacciata” più fresca- : “gli sconti si fanno solo al supermercato, non ai corrotti”, vince senza combattere.

Una menzione speciale avrei proposto per il falsario che ha avuto l’idea di stampare una banconota falsa di 300 euro e per lo spacciatore che l’ha piazzata a un artigiano tedesco (La Repubblica, 27 novembre). Lo so: è un reato, ma non accetto prediche. Non voglio mitizzare la delinquenza napoletana, dico solo che ci sono falsari che vanno in galera, e falsificatori, ciurmatori, istrioni e imbroglioni che tengono le mani sul timone della barca Italia: la differenza la fa la Fortuna. Per esempio, il De Caro che ha saccheggiato la Biblioteca dei Girolamini, ” si spacciava per laureato e docente universitario (entrambi due falsi)” (La Repubblica, 17 dicembre).

Questo signor De Caro è stato consigliere di un ministro dei Beni Culturali: e questo ministro era il signor Galan, proprio quello del “Mose” di Venezia, quello che prima ha negato, dichiarandosi profondamente offeso dalle accuse, di aver intascato buste di vario taglio, poi ha patteggiato la pena. E i tre ingegneri, dimostrando che il Dc9 cadde a vite, entrò nel mare di Ustica ancora integro e poi si inabissò, hanno smontato il teorema che l’aereo fosse esploso in aria: un teorema che ostacola, da 35 anni, l’accertamento della verità.
Il plauso lo dedico non alla falsificazione di monete e di tagli correnti sul mercato – è un reato spregevole -, ma alla banconota di 300 euro: che, a voler fare sofismi, non è nemmeno un falso, perchè non esiste una banconota da 300 euro “originale”.

E’ un’invenzione, un ghiribizzo artistico: e l’averla spacciata per moneta vera e sincera proprio in Germania, più che reato, è satira purissima, è uno sberleffo degno di Totò. E che la cosa si possa leggere così, me lo ha confermato un articolo pubblicato il 27 novembre dal “Bergamo Post”. Alla prima lettura mi parve che l’autore del pezzo non avesse digerito la storia: egli fa l’ironico sul monopolio dei falsari napoletani e sui telegiornali che hanno descritto le falsificazioni “di alta qualità” della banda ” Napoli Group” come se fossero “un’ eccellenza italiana”. Ma non va giù, al giornalista, che proprio in Germania sia stato spacciato, con successo, il pezzo da 300 euro:

“Noi amiamo i Tedeschi, però la scelta della nicchia di mercato in cui spacciare i 300 euro dovrebbe farli riflettere sull’efficienza della Deutsche Bundesbank. Perchè possiamo sbagliarci, ma chi ha preso una banconota di un taglio così bizzarro secondo noi andrebbe messo in condizione di non nuocere”. E’ prosa impastata d’amarezza: anche tu, amata Germania:
L’inventore e lo spacciatore di questa moneta meritano non dico la grazia, ma almeno uno sconto di pena. Se avessero saputo tinteggiare la cosa con i colori della politica, avrebbero potuto fondare un partito:

(Fonte foto: Rete Internet)

LA STORIA MAGRA