PILLOLE DI “900. IL FASCISMO COMPRENDE L’IMPORTANZA DELLA COMUNICAZIONE

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    In Italia, mentre si impone la morsa fascista, si installano i primi semafori e la radio inizia a trasmettere; prima canzoni poi, propaganda fascista.
    Di Ciro Raia

    Mentre da Parigi, vittima delle percosse delle squadracce fasciste, arriva la notizia della morte di Piero Gobetti, Benito Mussolini, nel corso del 1926, subisce tre attentati. Il primo ad opera di un irlandese psicopatico, Violet Gibson, che gli esplode contro alcuni colpi di pistola nella piazza del Campidoglio, senza provocare alcun danno. Il secondo è opera dell”anarchico Gino Lucetti, che lancia una bomba contro l”auto del duce, provocando solo paura. Il terzo è quello dalle conseguenze più tragiche. Avviene a Bologna, il 31 ottobre, ad opera (forse) dell”anarchico Anteo Zamboni.

    Il colpo sparato dall”attentatore non raggiunge il bersaglio prescelto e legittima, però, episodi di violenza da parte delle milizie fasciste, che picchiano alla cieca, incendiano la sede de “Il Lavoro” di Genova, devastano la casa di Benedetto Croce, a Napoli. Ma, soprattutto, l”attentato di Zamboni giustifica l”emanazione di leggi repressive nei confronti di tutti gli oppositori al regime.
    Si insedia, così, il Tribunale speciale per la difesa dello Stato, un”istituzione nata per far cadere sotto la mannaia fascista tutti gli oppositori al regime. Fanno le spese di quest”organo semplici cittadini ed uomini politici.

    Ma le azioni di brutalità maggiore contro il dissenso si consumano attraverso l”OVRA (Organizzazione per la vigilanza e la repressione dell”antifascismo), una vera polizia di Stato. La mente dell”OVRA è il napoletano Arturo Bocchini, l”uomo che, con sistematicità, provoca e rastrella antifascisti, annienta i fascisti scomodi, costruisce una rete capillare di informatori prezzolati. Un ulteriore bavaglio alla libertà arriva, poi, dal varo della Carta del Lavoro. Attraverso questo documento si fissano i principi dello Stato corporativo: sono soppresse le attività sindacali, è fatto divieto assoluto di sciopero, è annientata la lotta di classe.

    Un attentato al re Vittorio Emanuele III –a Milano, il 12 aprile 1928- lascia illeso il sovrano; ma la bomba, fatta scoppiare da ignoti, provoca 20 morti e 40 feriti. L”episodio delittuoso è l”occasione perchè il Tribunale Speciale processi i capi comunisti, ai quali sono inflitti, complessivamente, 303 anni di pena: 22 a Umberto Terracini, 20 anni a testa ad Antonio Gramsci, Mauro Scoccimarro e Giovanni Roveda. Il Pubblico Ministero, Isgrò, parlando al processo di Gramsci, dice: “per 20 anni dobbiamo impedire a questo cervello di funzionare”. L”anno successivo, anche il socialista Sandro Pertini è condannato dal Tribunale Speciale, a 11 anni di carcere, “per aver diffamato il regime all”estero”.

    Nel paese, che è stretto nella morsa della dittatura fascista, crescono la disoccupazione, il costo della vita, l”inflazione. Un”alluvione mette in ginocchio le popolazioni della pianura Padana; dilagano la malaria e la tubercolosi. Aumentano, specie tra i giovani, le malattie veneree.
    Le città fanno un grande sforzo per rinnovarsi. A Milano si bandisce un concorso per un progetto di piano regolatore. Nella stessa città lombarda ed a Torino compaiono i primi semafori. Nasce, nel 1924, l”URI (Unione Radiofonica Italiana, la radio, che, poi, nel 1927, diventa EIAR (Ente Italiano Audizioni Radiofoniche). La radio, inizialmente, trasmette musiche e canzoni; successivamente, diventa l”amplificazione del regime fascista.

    Gli eleganti apparecchi “Marelli” non fanno altro che propagandare le imprese del duce e del suo partito. È significativo il tema imposto agli artisti iscritti a un concorso di pittura: “Ascoltando un discorso del duce alla radio”. I busti –marmorei o bronzei- di Mussolini fanno la loro comparsa anche nelle toilettes; il cranio del duce, invece, è disegnato sul tessuto dei costumi da bagno delle giovani italiane, antesignane delle loro coetanee in t-shirts con l”effigie dei miti dell”ultimo Novecento.

    PERTINI DAL CARCERE

    IL CULTO DELLA PERSONALITÁ

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