PER IL 2010 SPERIAMO DI ESSERE UTILI AL PROSSIMO

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    Scrivendo, in particolare, di Scuola e Politica, non ci sarebbe da stare allegri per l”anno nuovo. Ma auguriamoci lo stesso qualcosa di diverso.

    Caro Direttore,
    si chiude un altro anno. Questa sera, col cenone ed i fuochi d”artificio, si brinderà al 2010. A me fa una certa impressione scrivere 2010; pensa che, abituato a scrivere il 9 come ultima cifra del 2009, mi viene consequenziale scrivere 20010: un salto di diciottomila anni! Chissà, allora, come saranno il mondo, l”Italia, il nostro territorio? E se cambierà qualcosa nella costruzione del futuro!

    “Arrivava sempre nel cuore dell”inverno, all”incirca durante le prime due settimane di gennaio, nel periodo in cui le segretarie spesso si sbagliano nello scrivere l”anno in fondo alle lettere e i calendari vecchi vengono gettati via, e il futuro è una pagina di trentun righe bianche tutte da riempire.”, (Tullio Avoledo, “L”anno dei dodici inverni”, Einaudi, 2009).

    Ogni fine anno è tempo di bilanci. Ho cominciato a collaborare al giornale on line, da te diretto, il 5 marzo scorso, a cadenza settimanale; con quello di oggi è il mio 34° appuntamento. La settimana scorsa sono stato impedito dal poter partecipare all”incontro redazionale per lo scambio degli auguri. Me ne dolgo. So che hai dato dei numeri. Mi riferisco a dati, stai tranquillo, non a tue solite elucubrazioni! So che i visitatori de “Il Mediano”, nel raffronto con i dati del 2008, sono raddoppiati, hanno varcato la soglia del milione. Bella soddisfazione!

    Sono andato a rileggere i miei contributi; sono dominanti i temi riguardanti la politica e la scuola. E, poi, quelle citazioni tratte da opere letterarie, che per vezzo amo introdurre, so che hanno ingenerato una certa curiosità nella lettura. Qualche visitatore del tuo giornale on line mi ha fatto sapere di aver cominciato a comporre una sorte di inventario, di catalogo: citazioni tratte da libri esplorati (noti, letti) e citazioni tratte da libri ancora da esplorare (non conosciuti o non letti).

    I libri sono stati e continuano ad essere i miei compagni più cari. Ne ho letti tantissimi e ne dispongo anche di un discreto numero. Non sono, però, un bibliofilo. Sono solo uno che legge, che ama i libri, che vive dell”odore della carta stampata. A volte, ti confesso, è come se ci facessi l”amore, toccandoli, annusandoli, stringendoli. Nella mia vita ho avuto la fortuna di conoscere, personalmente, anche molti autori di libri, che mi hanno onorato con una loro dedica. Pensi stia bluffando? Te ne enumero qualcuno. Ho libri con dediche autografe, per citarne qualcuno, di Giorgio Saviane (Eutanasìa di un amore), Lidia Ravera (Porci con le ali, edizione 1976), Maria Orsini Natale (La bambina dietro la porta), Dacia Maraini (Bagheria), Azar Nafisi (Leggere Lolita a Teheran), Fabrizia Ramondino (Star di casa), Giovanna Mozzillo (La signorina e l”amore), Ernesto Ferrero (Lezioni napoleoniche).

    Anche tantissimi anni fa, quando sono stato bambino, ho passato il mio lungo tempo ad ascoltare i racconti dai miei zii o a leggere Salgari, Alcott, Defoe, Cooper:Certo, non c”era la televisione e, se c”era, non troneggiava in tutte le case.
    Direttore, non so perchè ti sto raccontando queste cose! Consideralo uno sfogo di fine anno. La lettura, come ben sai, è un”estensione della mente. Spesso, ti trovi invischiato nelle storie che leggi ed hai la certezza di esserci finito dentro, perchè già lo conoscevi quel personaggio, quello scorcio, quell”episodio tanto simile all”altro capitato anche a te.

    E, dunque, se uno scrive non lo fa solo per il gusto di esibirsi, per la soddisfazione di leggere e far leggere la propria firma. Vorrà pur dire qualcosa, comunicare una sensazione, un malessere, una gioia, una riflessione. Io chiudo l”ennesimo anno (ne sono troppi, ormai!) con un”angoscia dentro. La politica non è più politica e la scuola neanche. Come farà questo paese a sopravvivere?
    Caro Direttore, la democrazia sta vivendo il suo momento peggiore ma nessuno se ne importa. La politica sta dando il suo peggior spettacolo; è inutile sperare in un progetto, nella costruzione del futuro, in un”idea di domani. Interessa solo il particolare, il personale, il vantaggio immediato.
    Basta guardare un poco oltre il nostro naso. Paesaggi deturpati, ambienti inquinati, confronto inesistente:siamo quasi, di nuovo, alla legge del Taglione: occhio per occhio, dente per dente! E, poi, diciamo la verità, chi fa più politica per il trionfo di una nobile idea? Guardati, intorno, Direttore, solo interessi, interessi, interessi.

    E la scuola? Forse, è l”anno zero. Mai visto tanto sfascio, tanta disinteresse, tanta superficialità. Tra pochi giorni, alla ripresa dopo le vacanze, molte scuole non avranno nemmeno i soldi per comprare la carta igienica. Sono stati tagliati i precari, sono stati promossi i deficienti ai posti di comando, sono state vanificate le sperimentazioni, sono stati buttati anni di innovazioni. Ma a che serve lamentarsi?
    “Sai, figliolo, continuò, hai voglia di raccontare i tuoi ricordi agli altri, quelli stanno a sentire il tuo racconto e magari capiscono tutto anche nelle minime sfumature, ma quel ricordo resta tuo e solo tuo, non diventa un ricordo altrui perchè lo hai raccontato agli altri, i ricordi si raccontano non si trasmettono”, (Antonio Tabucchi, Bucarest non è cambiata per niente, in Il tempo invecchia in fretta, Feltrinelli, 2009).

    Direttore, mi auguro e ti auguro che col nuovo anno tutti si possa riavere la capacità e la voglia di rinascere, di essere utili al prossimo, al paese, al territorio di appartenenza. E tutti, ma proprio tutti, ci si possa fermare per un momento a riconsiderare il proprio modo di vivere, la propria vita, il proprio impegno nella società, atei e cattolici, marxisti e buddisti, giovani e adulti, reazionari e rivoluzionari.

    “Farla non puoi, la vita, / come vorresti? Almeno questa tenta/ quanto più puoi: non la svilire troppo/ nell”assiduo contatto della gente/ nell”assiduo gestire e nelle ciance./ Non la svilire a furia di recarla/ così sovente in giro, e con l”esporla/ alla dissennatezza quotidiana/ di commerci e di rapporti,/ sin che divenga una straniera uggiosa.”, (Costantino Kavafis, Poesie, Mondadori, 1972).

    Forse, sarebbe bello che ciascuno di noi lo dicesse nello scambio degli auguri, domani. Altrimenti, a che servirebbe augurare qualcosa di diverso?
    (Fonte foto: Rete Internet)