La spinta a decentrare le funzioni dallo Stato centrale sta ridisegnando la struttura degli enti locali europei. La scala comunale si assesta così intorno a funzioni e assetti territoriali nuovi.
La ridefinizione dei livelli territoriali di governo è un dibattito aperto in Europa da almeno un decennio. Sotto la pressione dell’Unione e per motivazioni nazionali, diversi Paesi hanno rimodellato l’impalcatura costituzionale per fornire più autonomia agli enti locali, dalle Regioni ai comuni. In alcuni casi la riforma è stata veloce, complice un assetto amministrativo che non valorizzava i livelli di governo diversi dallo Stato centrale (come in Portogallo o in Grecia), con la conseguenza di responsabilizzare poco le regioni che dovevano gestire i finanziamenti europei. Altri Paesi hanno sul tavolo cambiamenti più complessi e i lavori sono ancora in corso.
Gli aspetti più delicati e discussi riguardano spesso il livello di governo più basso, che potremmo definire comunale prendendo come riferimento la terminologia italiana. A questa scala infatti si incrociano le rivendicazioni dal basso con le riforme costituzionali di respiro più ampio.
L’Europa è stata storicamente terra di comuni, prima ancora che di Stati, e la frammentazione a questo livello è molto alta. Questo pone dei problemi di gestione di alcuni ambiti di intervento, che spesso superano le capacità dei singoli comuni e richiedono competenze e forme di aggregazione nuove.
L’Unione europea si è posta da tempo il problema della riorganizzazione delle competenze comunali, nella prospettiva di un loro aumento.
Il principio di sussidiarietà – l’erogazione di servizi e la gestione delle politiche devono collocarsi al livello più vicino al cittadino – è un must delle politiche territoriali comunitarie ed è stato il punto di riferimento per le riforme amministrative di molti Paesi membri. L’operazione, già complessa di suo, ha richiesto anche nuove forme di associazionismo comunale, per far fronte ai compiti che gli enti locali (in particolare quelli molto piccoli) non potevano affrontare singolarmente in modo efficiente.
La creazione di sistemi territoriali, tali da unire un certo numero di comuni, è un’operazione complessa che può essere affrontata con due approcci diversi.
Si può porre l’accento sull’identità e cercare delle forme omogenee di associazione, oppure si privilegia l’aspetto funzionale e vengono create reti di cooperazione tra comuni sulla base di funzioni condivise. La presenza contemporanea di aspetti identitari – culturali, storici, socioeconomici – e di funzioni comuni – spostamento di pendolari, sistema turistico integrato, ecc. – è la soluzione che garantisce maggiore solidità al sistema territoriale, ma non è un equilibrio facile da trovare.
Creare delle circoscrizioni “funzionali” con confini chiari è complicato. Dove mettere il limite, ad esempio, della gestione dei flussi pendolari nell’area napoletana? Non meno difficile è l’individuazione di realtà culturali e storiche omogenee.
Nonostante la complessità degli aspetti coinvolti, la creazione di sistemi territoriali per la gestione di politiche comuni è un’esigenza irrinunciabile. Gli Stati centrali hanno imboccato da anni un cammino di devolution, sia per ragioni politiche sia per ragioni finanziarie, e le associazioni sovracomunali stanno diventando attori dotati di grandi poteri ovunque in Europa. La scala intercomunale è percepita come quella più adatta a rispondere alle esigenze del cittadino e alla tutela di alcuni settori sensibili come l’ambiente, il turismo e la sostenibilità, che travalicano ormai la sfera di influenza e le capacità del singolo comune.
In Italia la creazione delle aree metropolitane va in questo senso, sebbene non abbia ancora trovato applicazione concreta. Negli Stati federali il problema ha una soluzione più semplice, poiché molte città hanno tradizioni storiche di autonomia e riescono ad essere il fulcro identitario e funzionale di regioni più ampie (si pensi alle città belghe oppure tedesche). Negli Stati unitari, pur in presenza di forti radici comunali come in Italia o in Francia, il conferimento di nuovi compiti ad attori intercomunali procede in modo più difficoltoso.
L’affermazione della scala sovracomunale è una tendenza che si sta registrando in tutta Europa, con livelli di difficoltà e di intensità naturalmente diversi. La capacità di creare sistemi territoriali intercomunali coesi e funzionanti determinerà la qualità dei servizi offerti ai cittadini e la possibilità di creare sviluppo a partire da temi importanti alla scala locale come ambiente e turismo.
(fonte foto: rete Internet)