LA MAGICA FORMULA POLITICA: “TENGO FAMIGLIA”

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    I politici ci tengono assai alla famiglia (la loro!). E non si sprecano quando devono sistemare mogli, figli, amanti (loro!).

    Caro Direttore,
    mi sta capitando, negli ultimi giorni, di pensare sempre più spesso alle parole di un noto politico delle nostre parti, che, per giustificare alcuni suoi comportamenti e alcune sue scelte, ricordò a tutti che “teneva famiglia”. Sembra, infatti, che l”occhio di riguardo per le persone di famiglia –anche delle famiglie “di fatto”- sia la maggiore preoccupazione di molti fra i rappresentanti del popolo nelle istituzioni, fra i baroni universitari e fra i detentori di qualsiasi piccolo potere.

    Le amanti, in genere, sono quelle che più di tutti hanno benefici da questo insolito modo del “far politica” o del gestire un qualcosa di pubblico. Il più delle volte si finge di non sapere, ma, in fondo, tutti sanno che, purtroppo, molte donne in carriera riescono ad approdare a scranni importanti (dai consigli comunali al parlamento, dalle aule universitarie ai più svariati comitati di gestione) solo dopo aver dormito tra lenzuola fortemente “politicizzate”.

    “L”Altezza piaceva: per l”energia non disgiunta da affabilità, per la distinzione dei modi che tuttavia sapeva mettere a proprio agio l”interlocutore. Per l”aria maliziosa che alludeva e prometteva. Ma sempre con levità. Sapeva far ridere le donne: ecco il segreto. Le sue battute pronte: dava l”impressione di donarsi tutto:Le donne avvertivano in lui il Maschio: Anche D”Annunzio e Mussolini erano ammirati per le loro capacità amatorie, che erano oggetto di chiacchiere e ammiccamenti. Le donne d”Italia avrebbero fatte carte false per il privilegio di una notte con loro. “, (Ernesto Ferrero, L”anno dell”indiano, Einaudi, 2001).

    Anche le mogli, a dire il vero, negli ultimi tempi hanno conquistato posti di rilievo nella politica e nelle attività dipendenti dalla politica. Se il marito è un influente uomo di partito (o di potere), per la consorte è più facile aspirare al laticlavio o, più modestamente, alla presidenza di un ente, di una “Pro loco”, di un”associazione di beneficenza, di un condominio o di un premio bandito dalla locale bocciofila. Ne sono un esempio le innumerevoli illustri quanto sconosciute (ma solo perchè non hanno alcun legame col territorio) consorti, che grazie al loro ruolo di compagne “ufficiali” di uomini di potere si sono trovate a tagliare nastri alle inaugurazioni, a essere madrine alle pose delle prime pietre o starter nelle gare podistiche.

    I figli, inutile dirlo, “so” piezze “e” core”. Per i rampolli qualunque sacrificio è opportuno a garantire un roseo futuro. Così, come in alcune professioni, anche nella gestione del potere i figli sono “obbligati” a seguire le strade già battute dai genitori. Sì, perchè il potere conquistato con la politica è uguale a quello conquistato dai cosiddetti poteri forti. C”è un potere-patrimonio da conservare nell”antistato ed uno da conservare nello Stato. Magari anche rimodulando valori e ideologie, passando per trasformisti, funamboli, trapezisti, illusionisti, bari, biscazzieri, nani patologici.

    Un altro familiare sempre presente nell”organizzazione strategica degli uomini di potere è il cognato. Famosi cognati, spesso autentici “signor nessuno”, sono diventati sindaci di grandi o piccole città, deputati al parlamento, consiglieri regionali, provinciali o comunali. Quando, poi, non si sono ritrovati tra gli eletti del popolo, molti cognati sono stati “costretti” a seguire gli affari di famiglia, assumendo responsabilità dirette in cooperative di lavoro o in società di affari. Tanto, un cognato chi lo smuove? Un cognato è non solo utile ma anche insospettabile nella gestione di eventuali fondi per il terremoto come nella tranquilla conduzione amministrativa di una cittadina e anche (ma non per ultimo) nel controllo politico di un territorio.

    “Biagio Serra-Pintus la parola politica non la sa nemmeno pronunciare, eppure è accreditato di una carica prestigiosa:Quel cognato per lui è come una clausola scritta in piccolissimo in fondo al contratto di matrimonio: Quando riceve segnalazioni che riguardano il cognato alza gli occhi al cielo e sposta la pratica nell”ultimo cassetto della sua scrivania. Qualche volta, di fronte a situazioni imbarazzanti, a casa parla con la moglie e le chiede di fare due chiacchiere con quel disgraziato di suo fratello Gavino, che se c”ha tutte le sue cose a posto lo deve solo al rispetto che i camerati hanno per lui.”, (Marcello Fois, Stirpe, Einaudi, 2009).

    I nipoti? Beh, i nipoti non sono immuni dal vizietto di avere assegnati ruoli di responsabilità negli affari di famiglia, perchè “solo il nipote capisce lo zio”, (Paolo Conte, Lo zio). I nipoti sono discreti, intelligenti e creativi. Mettono le mani, dove gli altri non possono metterle, con grande disinvoltura, perchè sono “di famiglia”; sanno anche far sparire carte compromettenti e, per di più, sanno svolgere con grande capacità le funzioni ricoperte dagli ispettori dell”antica Persia: sono gli occhi e le orecchie dell”imperatore (una sorta di spioni!).
    In fondo, caro Direttore, zii (ma anche zie) e nipoti sono un binomio collaudato. Nell”iniziazioni sessuali come nella comprensione-conservazione-crescita degli affari di famiglia.

    Anche oggi, nelle comunicazioni in codice, mica si parla di gradi di parentela diversa o, magari, di improbabili vicini di casa? No. Si parla solo di zii. Anche Angelo Balducci, il presidente del consiglio nazionale dei lavori pubblici, telefonando all”avvocato Lupinacci (apprezzato amico di Palazzo Chigi), non riesce a dire niente di nuovo se non: “domani mattina presto devo vedere lo zio:un attimo dopo, verso le nove e mezzo così:se ti potevo offrire un caffè anche in piazza”.
    Mi rendo conto che in questa carrellata di affetti e prototipi familiari mancano solo i nonni. Ma essi sono presenti solo nelle favole e, oggi, non è più tempo di favole!
    (Fonte foto: Rete Internet)