“Il coraggio della legalità”: Maria Falcone incontra gli studenti nolani

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Gli studenti dell’Isis Leone- Nobile hanno incontrato la sorella del giudice ucciso a Capaci nel ’92. Un convegno-dibattito che ha offerto importanti spunti di riflessione sull’operato di un uomo che ha sacrificato la sua vita in nome della legalità.

“Gli uomini passano, le idee restano. Restano le tensioni morali che devono continuare a camminare sulle gambe degli altri uomini”. Dalla Sicilia, alla Campania, dall’aula di un tribunale, a quella di una scuola. Un unico filo conduttore, un unico scopo: insegnare ai ragazzi “il coraggio della legalità”.

Perché se Falcone ha lasciato un messaggio, è racchiuso tutto in quella frase, passata alla storia come il testamento morale di un uomo che ha scritto, sacrificando la sua stessa vita, una delle più importanti pagine della storia della giustizia italiana. Ed è proprio affinché quel sacrificio non risulti vano, che Maria Falcone, continua oggi la “missione” del fratello Giovanni: sconfiggere la mafia, cambiando la società. In che modo? Parlando ai giovani, raccontando loro con la dolcezza di una “zia”, la storia di cittadino innamorato del suo Paese, o meglio della democrazia della sua Italia, al punto da dare la sua stessa vita pur di salvaguardarla.

E’ questo dunque il senso di iniziative come quella promossa dall’istituto ISIS Leone-Nobile, e realizzata grazie all’impegno dei professori Salvatore Alaia, Napolitano Patrizia e Murano Maria, che lo scorso 16 gennaio hanno ospitato nell’Aula Magna della scuola nolana, Maria Falcone, sorella del giudice Giovanni Falcone, rimasto ucciso insieme alla moglie e a tre uomini della scorta, nella strage di Capaci del 23 maggio 1992. Un incontro – dibattito con gli studenti, che hanno avuto il privilegio di ripercorrere la storia del giudice Falcone attraverso il racconto di chi l’ha vissuta quasi in prima persona, e che ancora oggi continua l’operato del fratello, facendo sì che quelle “idee continuino a camminare sulle sue gambe”.

A prendere per prima la parola, la preside Maria Teresa Palmieri, che ha ringraziato in primis la dott.ssa Falcone perché grazie al suo operato “in un mondo attanagliato da una crisi non solo economica, ma anche di valori, mantiene alta l’attenzione, mantiene viva la fiammella del ricordo, riaprendo ogni volta che ripercorre la storia del fratello una ferita mai rimarginata, ma permettendo grazie al suo parlare, il perenne trionfo della legalità”.

Perseguire la legalità dunque, uno scopo di vita per Maria Falcone, come lei stessa spiega agli studenti dell’isis Leone Nobile. «Io so quanto i giovani non amino le prediche – esordisce la dott.ssa Falcone catturando l’attenzione delle decine di ragazzi quasi incantati dalle sue parole – però vorrei che oggi vi sentisse seduti nel salotto di casa vostra con una zia che vi racconta di problemi che interessano tutti noi. E prima di tutto, vi vorrei spiegare perché sono qua e perché da vent’anni faccio questo lavoro. Io sono costretta quasi ogni giorno a ritrovarmi faccia a faccia con il dolore della perdita di un fratello. Perché io dico sempre che per Giovanni il momento peggiore non è stato solo quello della morte, ma anche quello dei dieci anni tremendi che ha passato al tribunale di Palermo a lavorare su un fenomeno del quale nessuno voleva parlare».

«Forse voi vi chiederete perché faccio tutto questo. Vi rispondo subito. Lo faccio perché ho amato il fratello, il magistrato, l’uomo Falcone, che ha sacrificato sé stesso per affrontare il problema della mafia, che ha oppresso la Sicilia e che adesso, proprio grazie al suo operato, si sta arginando. A poco a poco i latitanti stanno andando in carcere. Quando è morto Giovanni – continua Maria Falcone – ho pianto non solo un fratello, ma anche l’uomo che rappresentava la speranza per la nostra Sicilia. La mia disperazione era grande, non solo perché perdevo un fratello ma perché con lui si spegneva la speranza di riportare la legalità in Sicilia. Fino a quando non morirà Paolo Borsellino, ero convinta che avrebbe continuato lui il lavoro di Giovanni. Ma con il decesso di Paolo,la disperazione è ancora più grande».

La sorella del magistrato prosegue il suo intervento: «Proprio con la morte di Paolo mi sono chiesta cosa potessi fare per non disperdere il lavoro di mio fratello. Ed è proprio in quel momento che mi si è accesa la lampadina e mi è venuta alla mente una delle più importanti affermazioni di Giovanni. Voi sapete che prima del maxiprocesso mio fratello concesse un’intervista a tre giornalisti. In quest’intervista gli fu chiesto cosa volesse dire ai cittadini palermitani. Prima di rispondere, lui penso ha quanto gli du predetto da Tommaso Buscetta, che nel corso di un interrogatorio gli disse:

“Dottore dopo le mie confessioni lei diventerà una star internazionale, ma ricordi che il suo conto con la mafia si chiuderà con la sua morte”. Intimidazione alla quale Giovanni rispose: “Non si preoccupi sig. Buscetta, dopo di me altri magistrati continueranno il mio lavoro”. Quindi alla domanda dei giornalisti, prosegue Maria Falcone, lui lascia il suo testamento morale: “Gli uomini passano, le idee restano, restano le loro tensioni morali, che devono continuare a camminare sulle gambe degli altri uomini.

Ognuno di noi deve fare la sua parte dunque. Forse nessuno ha pensato a quella frase come al testamento di Falcone. Sono state queste parole a spingermi a far camminare sulle mie gambe il suo lavoro. L’idea che perseguo è quella di continuare la lotta alla mafia, perché la criminalità organizzata potrà essere debellata solamente quando cambierà la società, quando la società sarà formata da giovani che rigettino i disvalori della mafiosità”. Quali sono questi disvalori? In primis l’indifferenza . Quindi il messaggio di Giovanni era unico: “cambiare la società attraverso i giovani”.

E’ per questo che oggi sono qua, per portare questo messaggio. Noi possiamo fare tanto come società, mostrando di non essere una società di acquiescenza».
Con queste parole la dott.ssa Falcone ha introdotto quindi la visione di un filmato che ha caricato di pathos e riflessione l’incontro. Un cortometraggio nato da un concerto, realizzato a Palermo dal musicista Nicola Piovani, che qualche anno fa durante una sua visita a Palermo, proprio sotto l’albero della strage, suonò dei brani di cui regalò a Maria Falcone la registrazione. Musiche alle quali sono state abbinate le immagini salienti della vita di Falcone, raccontata attraverso la voce dell’attore Luigi Lo Cascio.

Al termine del filmato ha preso la parola don Aniello Manganiello, parroco di Camposano ma che per anni ha operato a Scampia, trovandosi quindi a combattere ogni giorno contro la criminalità organizzata, cercando al pari della dott.ssa Falcone di insegnare con la parola e con attività ricreative, come una semplice partita di calcetto, di insegnare ai suoi ragazzi ad aver coraggio, il coraggio di optare per una vita all’insegna della legalità.
Messaggi che hanno suscitato le riflessioni degli studenti che con “pizzini” poco amati dalla Falcone, hanno rivolto alla dott.ssa domande circa la vita e l’operato del giudice Giovanni.

L’incontro si è concluso poi con una auspicio, che per ogni singolo studente è valso come una piccola grande promessa: «Far camminare anche sulle proprie giovani gambe le idee del cittadino Giovanni, rendendo possibile quel mutamento della società per il quale Falcone ha sacrificato la sua stessa vita».