L’amministratore delegato ha fatto capire che i 19 lavoratori iscritti alla Fiom, tornati in fabbrica per ordine della magistratura, non rientreranno nei reparti di produzione. L’operaio D’Onofrio: “Fiat mette al bando chi dissente”.
Ieri l’inaugurazione delle nuove Officine Maserati di Grugliasco. Marchionne sentenzia, quasi criptico: “ Per i 19 operai di Pomigliano si troverà una soluzione ”.
E ora negli ambienti sindacali serpeggia insistente la voce che il manager Fiat, attraverso i suoi superesperti di diritto, stia escogitando qualcosa di importante per Pomigliano e, soprattutto, per impedire che i 19 operai iscritti alla Fiom entrino nella cronometrica catena di montaggio della Panda, plasmata sul nuovo modello contrattuale dell’auto, che esclude dalle fabbriche chi non lo condivide. Per il momento le tute blu del sindacato diretto da Maurizio Landini hanno effettuato un lunghissimo corso di formazione, che a un certo punto sembrava non avesse fine, nello stabilimento, tenuti però ben lontani dai luoghi di produzione della creatura scaturita dalla volontà dell’ad Fiat, col beneplacito dei sindacati firmatari, Fim, Uilm, Fismic e Ugl.
Intanto i metalmeccanici della Cgil sono preoccupati per l’ultima uscita dell’amministratore delegato in quel di Grugliasco. Finora non hanno ricevuto nessuna comunicazione dalla Fiat circa il loro rientro al lavoro, previsto, come per tutti gli altri colleghi in attività, lunedì, dopo l’attuale stop in cassa integrazione ordinaria. Stefano Birotti, 47 anni, di Pomigliano, commenta così le parole di Marchionne. “Ci stiamo ponendo due domande – dice Birotti – quale sia la soluzione e chi sarebbero questi esuberi. E’ molto vago l’amministratore delegato per cui la nostra paura è che questi trovino l’ennesimo escamotoge almeno per tenerci lontani dalla catena di montaggio e da tutti gli altri nostri colleghi”.
“Abbiamo fatto formazione per 19 giorni di seguito – racconta Birotti – da quando siamo entrati, cioè dal 10 dicembre. Che a noi risulti nessun operaio della Fip ha fatto una formazione così lunga e intensa. Prima che iniziasse l’attuale periodo di cassa integrazione ordinaria, venerdì scorso, ultimo giorno di formazione, ci hanno comunicato che la formazione finiva lì, senza però indicarci la nostra prossima collocazione, le nostre prossime mansioni. In pratica non sappiamo ancora cosa faremo lunedi prossimo, giorno di rientro dalla cig. Non sappiamo nemmeno se torneremo al lavoro, se ci faranno entrare in fabbrica. Noi comunque – avverte l’operaio iscritto alla Fiom – ci presenteremo ai cancelli anche se non avremo ricevuto nessuna comunicazione. Marchionne sta studiando qualcosa per aggirare la sentenza della magistratura e temo che in questo disegno, non ancora esplicitato, ci sia lo zampino dei sindacati firmatari”.
Sebastiano D’Onofrio, 45 anni, moglie e tre figli, aggiunge che “la soluzione è il ritiro della procedura di mobilità, il reintegro di tutti i lavoratori che in questo momento sono ancora in cassa integrazione e l’apertura di un confronto nazionale, Fiom inclusa, per affrontare una volta per tutte la problematica fiat”. “Sto vivendo un momento di grande difficoltà, sono appeso a un filo – aggiunge, preoccupato, D’Onofrio – prima delle otto di lunedì ci presenteremo ai cancelli per capire cosa dovremo fare: il dramma dell’Italia è che chi la pensa diversamente viene silenziato o messo al bando”. Ieri una delegazione di cassintegrati ha presentato alle segreterie napoletane di tutti i sindacati la richiesta di un’assemblea pubblica, a Pomigliano, sul problema della cassa integrazione straordinaria, che coinvolge 1390 addetti di Pomigliano e 1050 dell’indotto.


