DAL NULLA AL TUTTO

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Per il 2008 poche certezze, su tutte i giovani e la volontà pura di migliorare il mondo.

In questi giorni che hanno accompagnato il passaggio dal vecchio al nuovo anno si sono moltiplicati i discorsi sul futuro della nostra società, ora sotto l’aspetto scientifico dei Rapporti istituzionali come quello del Censis 2007, ora sotto l’aspetto sociologico dei saggi come il magnifico libro di U. Galimberti, L’ospite inquietante ed. Feltrinelli, ora, infine, sotto l’aspetto vacuo dei mille oroscopi che sfruttano le paure e i bisogni di confrontarsi con il tempo che ciascuno di noi porta con sè.
Tutti questi elementi sono accomunati dalla ricerca di senso, dall’esigenza di capire dove stiamo andando e in particolare dove vanno le nuove generazioni, con i loro comportamenti così ambigui e violenti, talvolta appassionati o, altre volte, teneri e spiazzanti.

Galimberti partendo dal malessere giovanile sostiene che un ospite si aggira nel loro mondo, un ospite diabolico, in grado di cancellare ogni prospettiva esistenziale e di creare il deserto lì dove ci sono germogli di speranza nascenti: il nulla, il vortice terribile del vuoto.
Conoscevo un ragazzo che aveva tante risorse, sognava di diventare un pilota e ce la metteva tutta per realizzare il suo sogno, allegro, espansivo, ironico. Ogni tanto lo vedevo però oscurarsi, intercettavo un disagio profondo che nasceva forse dal senso di inadeguatezza tra gli orizzonti immaginati e la realtà nella quale si trovava e si trova a vivere costantemente, una società miserabile in cui il futuro è una gara pubblicitaria.

Ebbene questo ragazzo un giorno mi confessò la sua rabbia nei miei confronti e nei confronti della scuola in generale che mai aveva motivato le sue tendenze, mai le aveva valorizzate, rendendole fumose velleità.
Il Censis ci descrive, dal canto suo, un’Italia diventata una “poltiglia anonima”, senza ideali, appiattita sugli interessi personali, ma anche spaventata dalla violenza criminale, dal bullismo, dalla precarietà. In questa Italia poche sono le cose che ancora resistono e fanno da sfondo al futuro immaginato: forse un maggior utilizzo dei mezzi di informazione, la tendenza a studiare all’estero, il valore del volontariato.

In queste contraddizioni il nostro spirito vive l’esperienza di una perdita, sia nel senso di sentire qualcosa di importante morire per sempre, sia nel senso di smarrire la strada della propria vita e non riuscire più ad indicarla agli altri, a quelli che l’hanno appena cominciata.
Per questo motivo proliferano oroscopi, previsioni, stupidi pagliacci alla ricerca di un po’ di pubblicità e di tanti soldi. Farsi predire il futuro diventa la resa al caso della nostra intelligenza e della nostra capacità di organizzare il futuro.

Per uscire da questi incubi cosa si può fare?
Ai giovani il compito di essere attenti alla novità di cui sono portatori: il Tutto della creatività e il rinnovamento del flusso vitale che ci abita, la volontà pura di migliorare il mondo, vissuta concretamente; agli adulti l’accompagnamento serio che si fa servizio incondizionato. A ciascuno il compito di sollevare le spalle piegate e credere fortemente che solo la relazione umana e il reciproco aiuto possono sbaragliare il Nulla dell’assenza di senso.