Deposizione choc davanti al pubblico ministero di Nola di uno degli indagati, che fa il nome di un consigliere comunale e di una parente di un politico locale di vertice.
Mario Calzolaio, 40 anni, è l’uomo chiave dell’inchiesta su un presunto voto di scambio messo a segno durante le elezioni comunali di Acerra del maggio 2012. Calzolaio è indagato dalla procura di Nola insieme ad altre persone per aver procurato voti alla maggioranza che governa la municipalità in cambio di una serie di posti di lavoro in una ditta di vigilanza, gestita da un consigliere comunale con varie deleghe amministrative.
Intanto emergono altri particolari dalla deposizione di Calzolaio rilasciata davanti al pubblico ministero Cristina Curatoli. Un dato su tutti: Calzolaio ha fatto i nomi del consigliere comunale e di una donna, una parente stretta di un esponente di punta della giunta attualmente al potere. “Ho fatto il nome del consigliere comunale – racconta l’indagato – che all’epoca era candidato alle elezioni del consiglio municipale. Ho anche fatto i nomi – aggiunge, tono sicuro – di tutti quelli che so per certo che sono stati assunti da lui: uno se n’è andato dalla ditta mentre gli altri continuano a lavorare”. Anche Calzolaio era stato assunto nell’azienda di vigilanza privata, poco prima delle elezioni, con un contratto a tempo.
“Sono stato assunto il 10 aprile e ho procurato 244 voti. Poi la polizia – racconta ancora l’indagato – ha segnalato alla ditta che avevo ricevuto una denuncia per aver protestato in passato nel cantiere dell’inceneritore, in quanto avevo perso il mio lavoro di muratore. Dopo quella segnalazione il candidato, divenuto quindi consigliere con 341 voti di preferenza, mi ha detto che il contratto non poteva più essere rinnovato e mi ha cacciato”. Calzolaio ha riferito al pm i particolari del presunto voto di scambio. “Prima delle elezioni – specifica – abbiamo aperto una sede per fare la pubblicità al candidato e alla parte politica che sosteneva. Il candidato mi ha incaricato di raccogliere il maggior numero di voti possibile in cambio dei posti. Poi una donna, sua parente e parente stretta anche di un altro candidato più importante di lui, ha telefonato ai miei. “Se volete far lavorare vostro figlio dovete portare i voti”, ha intimato la donna ai miei genitori, con un tono minaccioso. E io ho fatto ciò che mi è stato imposto se volevo sopravvivere”.
Nel frattempo ci sono altri testimoni pronti a sostenere quanto ha detto Mario. Gente che ha perso il lavoro nella ditta finita nel mirino subito dopo le elezioni, oppure che non è mai stata assunta. Dal canto suo il consigliere comunale indagato risponde così: “Chiunque si può svegliare la mattina e inventarsi qualsiasi accusa. E’ facile individuare un soggetto che fa l’imprenditore e che è un esponente della maggioranza. Inoltre non c’è stato nessun voto di scambio: la mia azienda è in forte espansione per cui non ho assunto solo ad Acerra ma in diversi altri comuni e quindi ben venga l’azione dei magistrato”.
(Fonte foto: Rete Internet)


