La Sharing Economy sta diventando una realtà, tanto che qualche economista la definisce “il nuovo possibile sentiero per la sostenibilità”.
In italiano, questo esordiente modello economico, potrebbe essere tradotto come “consumo collaborativo” anche se, come appellativo, è alquanto riduttivo.
Il mondo accademico vi guarda con interesse; una prima definizione che se n’è data è la seguente: Un ecosistema socio-economico costruito attorno alla condivisione di risorse umane e fisiche. Esso include il condividere creazione, produzione, distribuzione, commercio e consumo di beni e servizi da parte di molteplici persone ed organizzazioni.
L’attenzione alla Sharing Economy è dovuta, perché sono sempre di più le forme che assume, in svariati settori dell’economia. Si condivide una macchina, con Blablacar, si condivide una casa, con Airbnb; la nuova frontiera è condividere una cena, con VizEat.
Il social eating, così come viene definito dai suoi creatori francesi, è nato nel luglio 2014. Lo slogan è: “Authentic food, Authentic people”.
Il funzionamento è facile, le parti sono due: gli host (i padroni di casa) e i guest (gli ospiti). I primi postano un annuncio, un invito, sulla piattaforma online in cui comunicano la data, il menù, il prezzo e ovviamente la posizione. Gli ospiti, futuri commensali, scelgono la proposta più allettante e pagano il sito tramite circuito PayPal. VizEat incassa il 15% della somma come commissione e il restante 85% viene trasferito ai padroni di casa il giorno seguente alla cena (o pasto che sia).
È un modo semplice, simpatico ed economico, per assaggiare i sapori tipici locali, assaporare la cultura tradizionale di un posto, trascorrere una serata diversa e ricevere consigli per scoprire la città in cui ci si trova, da persone che la vivono.
Ci sono tutte le carte in regola per una vera e propria, nuova, leva turistica. Di fatti, in Francia, VizEat è già partner dell’ufficio del turismo di Parigi.
In Italia questa nuova web-community è sbarcata recentemente. Per il momento la maggior parte degli inviti sono su Milano, Roma e Bologna; ma proprio qualche giorno fa un padrone di casa di Sorrento si è fatto avanti.
Gli stessi fondatori di VizEat hanno spiegato: “L’Italia è uno dei Paesi più visitati al mondo, ma la maggioranza dei visitatori ha ancora scambi limitati con gli italiani”.
Per di più, si tratta di un social eating, una community che ruota intorno al cibo: quale Paese, più del nostro, ha così tanto da offrire?
E viaggiando in Italia, dove più che a Napoli vale la pena mangiare il “fatto in casa” piuttosto che al ristorante?
Oltre che mangiare piatti tipici e specialità si tratta di stare a tavola con degli sconosciuti e condividere la serata con loro.
Napoli, con l’unicità dei suoi sapori e la vivacità dei napoletani, potrebbe veramente tratte beneficio da questo nuovo fenomeno.