È solo una bozza ma intanto fa già discutere: si tratta delle linee guida per la ripresa della didattica in presenza, prevista per il prossimo settembre, che il Ministero dell’Istruzione guidato da Lucia Azzolina ha concordato con le Regioni, grazie anche al lavoro della task force coordinata da Patrizio Bianchi, il quale esprime soddisfazione per il risultato conseguito: “è una bozza ispirata ai principi di autonomia, flessibilità e semplificazione”.
Nel dettaglio le disposizioni riguardano i turni, giornalieri o settimanali, e la riorganizzazione delle classi con una suddivisione in più parti. Previste, inoltre, lezioni per gruppi di studenti di classi diverse (e anche di anni diversi), oltre alla riunificazione di materie simili per spiegazioni comuni. Ci si sta orientando, dunque, per una riapertura delle scuole all’insegna di quell’autonomia introdotta nell’Ordinamento nazionale più di venti anni fa (Regolamento 8 marzo 1999, n. 275): uno strumento privilegiato per elaborare una strategia di riavvio dell’anno scolastico che risponda quanto più possibile alle esigenze dei territori di riferimento nel rispetto delle indicazioni sanitarie derivanti dall’emergenza pandemica.
“Pertanto – si legge nella bozza – in questo contesto resta ferma l’opportunità per le istituzioni scolastiche di avvalersi delle ulteriori forme di flessibilità derivanti dallo strumento dell’Autonomia, sulla base degli spazi a disposizione e delle esigenze delle famiglie e del territorio”. Le quali possono contemplare, ad esempio: articolazioni modulari dei gruppi di alunni, anche di classi e anni diversi; turni differenziati della frequenza scolastica, anche in relazione alle fasce di età degli alunni; la riconfigurazione del gruppo classe in più gruppi di apprendimento; l’aggregazione delle discipline in aree e ambiti disciplinari; la fruizione di attività didattica in presenza e didattica digitale integrata, ove possibile; infine l’estensione del tempo scuola settimanale alla giornata del sabato.
Le istituzioni scolastiche avranno cura di garantire a ciascun alunno la medesima offerta formativa (compreso l’insegnamento dell’Educazione Civica, nuovamente obbligatorio da settembre nei suoi assi portanti costituiti dallo studio della Costituzione, lo sviluppo sostenibile e la cittadinanza digitale), ferma restando l’opportunità di adottare soluzioni organizzative differenti, per realizzare attività educative o formative parallele o alternative alla didattica tradizionale. Una riflessione anche sull’opportunità di far tornare a scuola dal primo settembre anche gli studenti non esplicitamente destinatari di progetti finalizzati al recupero, “se positivamente orientati al consolidamento dei contenuti didattici e delle competenze maturate”.
La bozza prevede che gli ingressi in aula siano scaglionati per gli studenti delle Superiori fino alle ore 10, con file ordinate e distanziate e una particolare attenzione alla fruizione dei mezzi pubblici anche lontano dalle ore di punta. Dai 6 anni in su saranno necessarie le mascherine e i banchi singoli. In caso di nuovo lockdown, scatterà un piano B che prevede il ricorso alla didattica a distanza, ma si contemplano alcune eccezioni, come per gli alunni con disabilità e i figli del personale medico.
Nel frattempo montano le polemiche da parte dell’opposizione e dei dirigenti scolastici, ai quali replica su Twitter il Ministro dell’Istruzione: “In merito alla riapertura delle scuole a settembre le linee guida saranno portate domani in Conferenza Unificata. Leggo tante interpretazioni, molte sbagliate. Questo aiuta solo ad alimentare la confusione”, ha cinguettato la Azzolina, ricordando che c’è un miliardo da destinare al personale, anche perché con più spazi da gestire e più pulizie da fare, serviranno ulteriori assistenti e bidelli.
(foto dal web)