La processione della Madonna del Carmine fondamento dello spirito di comunità degli Ottavianesi

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Nel 1701 venne stabilito l’ordine della processione che è stato sempre rispettato. Gli uomini seguivano la statua, in silenzio, e reggendo candele accese: dietro venivano le donne, che intonavano nenie.  Fino al 1907 chiusero  il corteo le donne “scalze e scapigliate” che confessavano i loro peccati, imploravano perdono, chiedevano misericordia per i carcerati, si affidavano alla protezione della Madonna Nera contro le fiamme dell’Inferno, delle passioni e del Vesuvio.

 

 

 

Le Sante Messe per la Novena della Madonna del Carmine si celebrano nel cortile del convento, e nel rigoroso rispetto delle norme anti-covid.  La sera del 9 luglio, dopo la messa celebrata da don Salvatore Mungiello, ho parlato ai presenti della storia del culto e dei nuovi documenti da me trovati negli archivi e che ho intenzione di pubblicare in autunno.  La sera dell’11 luglio ho “sentito” la Messa officiata da don Antonio Fasulo, a cui tutti gli Ottavianesi sono riconoscenti perché egli fece in modo che l’11 luglio 2009 il cardinale Comastri incoronasse la Madonna del Carmine Madre, Regina e Compatrona della nostra città. In questi solenni momenti, osservando l’intensità della partecipazione dei fedeli, ho capito che don Salvatore Mungiello, don Antonio Fasulo e l’amico Vincenzo Caldarelli hanno visto giusto: oggi più che mai noi Ottavianesi vediamo nel culto della Madonna del Carmine un principio costitutivo della nostra storia.  E ha ragione anche l’amico Renato D’ Alessandro, quando con voce appassionata, ricorda ai parroci, alle suore e a tutti i presenti  che Ottaviano ha bisogno della processione, che Ottaviano tutta pretende  che la statua della Madonna del Carmine sia di nuovo portata in trionfo per le strade della città che è Sua e ci rassereni  con la luce del Suo sguardo e con la certezza della Sua protezione. Lo vogliono gli Ottavianesi tutti, quelli che credono e quelli che non credono:  perché il culto della Madonna del Carmine fa parte non solo della storia religiosa, ma anche della storia civica della città. Una decina di anni fa scrissi che la processione della Madonna del Carmine è per noi Ottavianesi un viaggio nella memoria e nella interiorità. Non è una questione di fede, ma di sentimento dell’appartenenza. É una questione di coraggio. Nell’ora indicibile in cui l’ultima luce del giorno si congiunge con la prima tenebra, avviene – avveniva-  ogni anno il prodigio del tempo che rifluisce al passato. Nel silenzio delle strade antiche, lungo i muri coperti dai segni dei secoli e dell’abbandono, rivedo mio padre che mi conduce per mano e mi dice di stare attento, il cero non si deve spegnere, è un brutto segno se si spegne; rivedo i miei amici, misuro su di loro e su di me il peso degli anni, mi arrendo alla malinconia struggente dei ricordi .La processione è, ancora oggi, un doloroso confronto con il tempo che si muove implacabile e con la Fine: la fine dell’ora, delle cose, dei sogni. Ad ogni passo, cresce in ciascuno di noi il sentimento che tutto finisce, che siamo ombre proiettate da una luce remota su uno schermo sfuggente. La processione della Madonna Nera è un rito penitenziale: e nessuno che sia onesto mentalmente può meravigliarsi se lo scapolare della Signora del Carmelo sta anche sul cuore dei camorristi, dei briganti, delle donne che un tempo seguivano la processione “scapigliate“, a piedi nudi, e pubblicamente confessavano i loro peccati e chiedevano perdono. Enormi ceri spenti portavano a spalla, in silenzio, gli uomini che si erano macchiati di colpe assai gravi: talvolta erano proprio loro a chiudere la processione.

Nel 1998 venne stampato il libro “Le Edicole Votive nel territorio di Ottaviano”: il lavoro di ricerca e di censimento era stato fatto dagli alunni dell’IPSSAE “Luigi de’ Medici”, guidati e coordinati dall’indimenticabile Francesco D’Ascoli junior , il quale nella “presentazione” ringraziò, per il patrocinio,  il “Lions Club “ di Ottaviano e la Regione Campania, i Comuni di Ottaviano, di San Gennaro Ves.no, di San Giuseppe e di Somma. E’ pubblicata nel libro l’immagine di un’edicola “profetica”, quella che i Pascale collocarono, nel 1914, sulla facciata del loro palazzo in Piazza Mercato (vedi immagine in appendice). Sulle 24 mattonelle che la compongono sono raffigurati, insieme, la Madonna del Carmine che tiene il Bambino tra le braccia e San Michele che schiaccia sotto i suoi piedi il corpo del demonio. Le anime purganti, tra le fiamme del Purgatorio, osservano e pregano. Di lì a poco l’Italia sarebbe entrata in guerra e molti dei soldati ottajanesi si sarebbero protetti con lo scapolare della  Madonna del Carmine e con l’immagine di San Michele.