“L’Asl Napoli 1 cita l’ordine dei medici ma la realtà è che non ci danno nessun tipo di comunicazione né sui medici in servizio né su quelli in pensione. Quindi mi chiedo come si possa pretendere che io abbia raccolto questi dati? Mi sembra una boutade ai limiti dell’ignoranza”. È quanto ha dichiarato all’agenzia DIRE il presidente dell’Ordine dei Medici di Napoli Silvestro Scotti.
La polemica è nata dopo che il direttore generale dell’Asl Napoli 1 Centro, Ciro Verdoliva, ha accusato l’Ordine dei Medici partenopeo di aver ignorato la richiesta di appello al ritorno in servizio per i medici in pensione. “Noi abbiamo i dati che riguardano la specializzazione dei nostri iscritti solo se il medico ha deciso di comunicarcelo, caso in cui compare sul suo fascicolo professionale – ha chiarito Scotti – Quindi il nostro database ha dei dati che potrebbero essere parziali, e allo stesso modo non ci è possibile sapere se ci sono tra gli iscritti dei medici pensionati che però ora lavorano per strutture private non accreditate”.
L’azienda sanitaria ha comunque ricevuto gli elenchi di medici anestesisti e pneumologi richiesti, dopo che gli uffici dell’Omceo li hanno passati al setaccio. “Abbiamo fatto una selezione – ha sottolineato Scotti – partendo da un limite massimo di 67 anni.
Poi abbiamo mandato una mail a tutti gli iscritti segnalando l’esigenza sanitaria e l’appello dell’Asl Napoli”.
MEDICI PENSIONATI IN REPARTI SENZA CONTAGIATI
SCOTTI: “PAZIENTI RADDOPPIANO DI GIORNO IN GIORNO”
“Ho proposto all’Asl Napoli 1, dalla quale non ho ottenuto nessuna risposta, di riservare ai medici pensionati che risponderanno al suo appello i reparti Covid free, in modo tale da lasciare i reparti pericolosi alle fasce più giovanili, quindi meno a rischio”, ha dichiarato ulteriormente Scotti.
“Le notizie che arrivano dai miei colleghi riguardano una grave sofferenza lavorativa e di questo passo siamo vicino al limite”. Il presidente dell’Omceo e medico di famiglia racconta anche come la mole di lavoro sulle spalle dei medici di base stia aumentando quotidianamente. “Il mio telefono squilla continuamente e sono sempre persone che mi segnalano contatti con positivi o sintomi da Covid – ha precisato – I pazienti si sommano l’uno all’altro, con andamenti di raddoppio giorno dopo giorno e questo crea un rischio concreto, perché a un certo punto si supera una certa soglia di malati e c’è una percentuale di questi che finisce in terapia intensiva e quindi un aumentano di decessi”.
LAVORARE SULLE EPIDEMIE FAMILIARI
PRESIDENTE OMCEO NAPOLI: “APRIRE IN FRETTA COVID HOTEL”
“È importante ragionare non sui singoli contagi ma sulle epidemie familiari“, sottolinea ancora Scotti, evidenziando un disagio che, secondo il medico di base, rappresenterebbe un dato essenziale su cui lavorare.
“C’è molta gente in Campania che vive grazie alle pensioni degli anziani in situazioni in cui le attività incassano sempre di meno. Quindi l’anziano diventa spesso per i figli un punto di sicurezza economica e questo porta spesso al raggruppamento di nuclei familiari che prima erano smembrati”. Per il presidente di Omceo Napoli, in questo periodo molti anziani si ritroverebbero quindi a vivere in nuclei familiari numerosi aumentando i rischi di essere contagiati e di diffusione dell’epidemia. La soluzione? Per Scotti è netta: “Bisogna tirare fuori dalle famiglie il prima possibile i positivi contagiosi e aprire in fretta i Covid hotel. Non ci mancano gli alberghi in Campania, sarebbe anche un modo per rimettere in modo alcune attivià e allo stesso tempo frenare l’epidemia che si sviluppa, essenzialmente, nei nuclei familiari”.
(Fonte Agenzia DIRE)