In occasione dei 70 anni del Diario di Anna Frank al Teatro Cilea gli studenti hanno assistito allo spettacolo “I sogni di Anne Frank” di Bernard Kops. Ne è seguito un confronto ricco di emozioni. Di Annamaria Franzoni
Nell’ambito delle attività programmate nel piano dell’offerta formativa del liceo Mercalli, alcuni docenti hanno aderito all’iniziativa proposta dal Teatro del Sole di Francesca Calabrese in occasione dei 70 anni del Diario di Anna Frank e del giorno della memoria (27 gennaio), per commemorare tutte le vittime dell’Olocausto, dei crimini nazisti durante la Seconda Guerra Mondiale.
Presso il Teatro Cilea di Via San Domenico a Napoli a partire dal 27 gennaio al 31 gennaio tanti giovani adolescenti del territorio partenopeo e della provincia, prevalentemente delle scuole medie di I e II grado hanno assistito allo spettacolo “I sogni di Anne Frank”di Bernard Kops. musiche originali di Fabrizio Romano, con la regia di Giancarlo Cosentino
I giovani spettatori hanno avuto occasione, subito dopo la spettacolo di riflettere sulle tematiche emerse con il regista e con gli attori presenti in sala, di porre domande, esprimere emozioni, condividere pensieri e dubbi.
Il lavoro è proseguito per tutti in aula ed in particolare allievi della I G del liceo Mercalli hanno svolto un circle time nel corso del quale sono emerse le contrastanti emozione che già avevo colto in modo silente durante e dopo lo spettacolo: gli interventi tuttavia sono stati più schietti e sinceri tra le pareti della propria aula che non nella vastità del teatro.
Nel “tempo del cerchio” infatti è emerso che tra le aspettative e la realtà rappresentata sulla scena, c’è stato molto divario: alcuni hanno sottolineato che avevano vissuto le emozioni in modo più intenso durante la lettura del libro soprattutto perché il diario presenta attraverso la vita di Anna la storia dell’olocausto che nello spettacolo non emerge e, come ha sottolineato Michele la giovane protagonista “si creato un mondo tutto suo per sfuggire alle brutture della guerra” e Alexander ha aggiunto che “la musica è riuscita a sdrammatizzare la tristezza di quei tragici momenti”.
Adriana ha sostenuto che “la gradevolezza dello spettacolo non corrisponde alla verità storica dell’olocausto e il comportamento di Anna è pura follia, la guerra non emerge e la ragazza è come in una bolla d’aria”.
È, poi, finalmente emerso che il regista voleva rappresentare i “sogni” di una fanciulla che , sebbene in “un’atmosfera confusa e disordinata”, così come è quella onirica, riesce a trascinare persino Margot a pattinare sul ghiaccio. Alessandro ha riflettuto su un aspetto emerso già nel dibattito del dopo spettacolo, precisando che coloro che hanno partecipato allo sterminio e si sono discolpati in quanto “esecutori d’ordine”, e sebbene non possano essere assolti dalle loro colpe, forse la loro giustificazione va intesa in questo modo: l’uomo di fronte ad una leadership molto forte diviene fragile e tale debolezza provoca una non consapevolezza delle proprie azioni. Così il Nazismo avrebbe creato dei “poveri di spirito”.
Eppure grazie ai “sogni di Anna” persino la categoria del tempo si altera e passa velocemente: ecco perché, come ci ricorda Chiara “ci aspettavamo tristezza e abbiamo trovato gioia e felicità”. “Abbiamo ricevuto un messaggio di grande speranza” ci sottolinea Milan, che nel suo paese ha conosciuto la guerra ed ha avuto esperienza di bombardamenti, “ecco perché è assente la tristezza”. Milan ci descrive anche le forti sensazioni che si provano nel rifugio, a contatto con altre persone, magari estranee e aggiunge che quella sana paura che si prova a vedere queste scene deve essere di monito affinché le violenze e guerre possano interrompersi.
Infine Gustavo ci offre uno spaccato sulla drammaticità dell’olocausto rifacendosi all’esperienza che ha conosciuto dai racconti di suo nonno ebreo.
Ed è lo stesso regista, Giancarlo Cosentino, a spiegarci che la sua “messinscena” pone in risalto proprio “il sentimento di dolore e ingiustizia per tutte le giovani vite a cui è stata negata la possibilità di realizzare le proprie aspirazioni, rappresentate simbolicamente dai tre ragazzi ebrei”. Ma egli aggiunge che “è anche una commedia musicale, con canzoni e musiche originali, e coreografie che sembrerebbero stridere con l’atmosfera suggerita dal tema dello spettacolo, ma che asseconda invece l’indole gioiosa e positiva della protagonista, non a caso grande appassionata del cinema hollywoodiano”.