Bellaria è una scuola di proprietà del Comune immersa nel Parco della Reggia di Capodimonte, da tre anni è al centro di un conflitto istituzionale: tra Amministrazione comunale e Sovrintendenza del Parco.
Hanno paura forse i “pragmatici” e forse chi pensa che economia sia sinonimo di mercificazione. La scuola di Bellaria, potrebbe essere l’ennesimo esempio dell’uso affaristico di un bene che è stato ed è produttivo nel senso più pieno della parola. Le voci di un impiego turistico della struttura, stridono con una realtà che vede languire, per inerzia e incertezza della politica, l’esistente in fatto di risorse del settore. Come è stridente e sconcertante che proprio quella struttura sia stata individuata a fronte di altre inutilizzate nel Parco di Capodimonte.
Bellaria è una scuola di proprietà del Comune immersa nel Parco della Reggia di Capodimonte, da tre anni è al centro di un conflitto istituzionale: tra Amministrazione comunale e Sovrintendenza del Parco.
Ben tre generazioni di bambini di Scampia hanno fatto parte di un progetto educativo, tante donne, le madri, hanno vissuto un’esperienza di partecipazione irripetibile.
Abbiamo presidiato la Scuola al fianco della Direttrice Fernanda Spena, ieri 7 Aprile, con le Madri, e le donne del quartiere, per difenderla dalle ruspe. Le ruspe che rappresentano la fine del conflitto Istituzionale: il Sindaco non reclama più il suo diritto.
Durante il presidio abbiamo sollecitato e ottenuto il sostegno di tre Consigliere Comunali, di maggioranza e opposizione: Simona Marino, Elena Coccia e Simona Molisso, che in queste ore e mentre l’abbattimento è operativo, hanno portato la nostra difesa, di un bene pubblico, in Consiglio.
La Presidente del Comitato per le Pari Opportunità della Presidenza del Consiglio dei Ministri. Valeria Valente in queste ore si è resa attiva nella vicenda presso il Prefetto di Napoli, titolare dell’esecuzione del decreto di abbattimento.
Le donne di Napoli continueranno a fare quello che devono. Ora tocca al Sindaco di Napoli e agli uomini che in questo paese occupano tutti i luoghi decisionali. Sappiamo che altre donne dentro e fuori dalle istituzioni si uniranno a noi contro questo che, concretamente e simbolicamente, è un atto, l’ennesimo, di attacco alla soggettività femminile e di desertificazione culturale.