Cave asbestum!

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Oramai le nostre campagne sono inondate di rifiuti, incluso l’amianto. La nostra cronaca di una passeggiata lungo una via rurale sommese. Fotogallery

È strano vedere come luoghi di estremo valore paesaggistico e culturale possano decadere sepolti da immondizia e incuria. Purtroppo è talmente divenuta una consuetudine rinvenire rifiuti d’ogni genere nelle nostre campagne che quasi non ci si meraviglia più della loro presenza, anzi accade il contrario, quando, ben nascosti dalla vegetazione, non li si vede subito.

Oggi quindi, per chi già non amava l’escursione campestre, e per tutti quelli che prediligevano lo shopping alla rustica passeggiata, c’è una scusa in più per desistere, l’amianto! E sì perché ormai, le nostre terre ne sono piene. Da testardi quali siamo abbiamo voluto perseverare nel vedere se esistevano ancora zone integre da questo punto di vista ma purtroppo, anche nella nostra ultima passeggiata vesuviana, sabato scorso, abbiamo dovuto aggiornare il nostro bollettino di guerra con la zona del Tuoro della Nuvesca, in quel di Somma Vesuviana.

Già all’imboccatura dello stradello che conduce a monte, in Via Trentola, appena si svolta l’angolo che la curvatura della strada offre, ci troviamo davanti a un compendio del rifiuto urbano. Ma più si va in alto e più il rifiuto diventa speciale. Ovviamente speciale è in questo caso sinonimo di pericoloso e così, salendo, troviamo la montagnola di asfalto di un tetto, più su ancora, in un antico e scenografico casale rustico, entriamo in una cantina che troviamo ricolma di pneumatici, evidente sversamento abituale di chi fa il mestiere del gommista. A monito, davanti all’accesso dell’antro, ci accolgono dei bei lastroni ondulati di eternit, un “cave asbestum!” per malintenzionati come noi, quelli che hanno voglia di documentare, stanchi di subire o far finta di niente e che Dio ci protegga!

Salendo ancora più in alto, affacciandosi su uno stupendo panorama agreste, con in lontananza la cornice imbiancata dei monti di Avella, basta abbassare lo sguardo e trovare ai propri piedi una vera e propria discarica a infrangere i nostri pensieri bucolici ispirati scrutando l’orizzonte. Tutti rifiuti riconducibili a specifiche professioni, ci sono gli pneumatici, ci sono pezzi di carrozzeria di automobile, c’è materiale edile di risulta e ovviamente l’amianto. Quanti gommisti ci saranno in zona per controllare che fine fanno fare alle ruote che cambiano? Ve lo diciamo noi, uno solo!

Solo a casa, guardando la sovrapposizione del nostro tracciato GPS su Google earth, ci rendiamo conto che ci trovavamo sull’ex discarica della “Fungaia”, altro luogo nefasto che ormai da anni attende una bonifica e una compensazione terrena per chi vi ha visto morire i propri cari.

La strada, man mano che sale, continua a essere sporca, anche perché la sua forte pendenza permette all’acqua piovana di dilavare i mucchi di immondizia che sparge lungo tutto il suo asse. Il nostro cammino ci porta fino alla Cappella del Tuoro della Nuvesca, un altro luogo di devozione alla Mamma Schiavona, uno di quei luoghi cari ai sommesi e frequentato anni or sono dall’illustre musicologo Alan Lomax, colui che ha internazionalizzato la nostra musica popolare. Qui la strada diventa sterrata e si perde, come assorbita dal lapillo, nei vari fondi coltivati, fino a divenire sentiero e poi canalone, tra i castagni e le pomici. Finalmente la natura prende il suo sopravvento.

Sarebbe bello vedere chi vive così visceralmente la Montagna considerarla ancor più sua, tutelandola e non solo per le ricorrenze della Madonna; rimaniamo infatti straniati davanti a tanta devozione ma anche davanti a tanta mancanza di rispetto, se non verso la naturalità di quei luoghi, per lo meno per la loro sacralità. Cos’è allora il culto della Madonna? Una semplice occasione per far festa o un modo più sacro di dare un significato alle nostre esistenze?

IL VIDEO