L’Eco Trail del Vesuvio una bella iniziativa sportiva ma dai risvolti poco ecologici. FOTO
Spesso, quando si pensa alle problematiche di un Parco Nazionale, vengono alla mente i classici problemi legati agli usi e i costumi di chi abita le aree protette e che poco si conciliano con le normative e i limiti che queste pongono ad un uso atavico del territorio. Poi si pensa anche all’inquinamento, quello che dalle aree antropizzate si spinge verso i boschi e che in maniera, più o meno legale, attanaglia la natura riducendola e mettendola in serio pericolo. Difficilmente però si pensa che inquinamento e deturpazione possano provenire anche da chi in teoria frequenta con scopi potenzialmente coerenti il contesto di un Parco.
In effetti non sempre l’escursionista è preparato su come ci si comporta in una riserva e spesso chi frequenta per ragioni sportive i sentieri lo fa più per agonismo che per conoscenza e dimenticando la delicatezza del contesto in cui ci si muove. Tutto ciò non auspica ovviamente una preclusione alla frequentazione di un Parco (la strada più facile scelta delle autorità) ma maggiori controlli da parte di chi ne ha competenza e un’attenzione maggiore a chi rilascia permessi, verificando il reale ripristino dei luoghi interessati dall’evento. A questo va ovviamente aggiunta una coscienza ambientale di chi frequenta la natura perché se è vero che un fazzolettino di carta o una buccia di banana sono biodegradabili, cento di queste necessiteranno più tempo per essere smaltite naturalmente e potrebbero comunque intaccare un ecosistema di per sé delicato e ovviamente offriranno uno spettacolo indegno per qualsiasi luogo naturale (e non solo!).
Il riferimento più recente che vorremmo portare all’attenzione è quello dell’ “Eco Trail del Vesuvio” una gara podistica in altura alla quale hanno partecipato circa 200 corridori, un evento lodevole ma con risvolti poco piacevoli per quel che concerne il contesto naturale. Lo scorso 5 giugno c’è stata questa bella iniziativa che ha portato gli atleti lungo i sentieri del Parco Nazionale del Vesuvio in un percorso di 30 chilometri ed attraversando i confini amministrativi dei comuni di San Giuseppe, Terzigno ed Ottaviano. È un bene che il nostro Vulcano e il Parco che lo rappresenta salgano alla ribalta per un evento così importante ma non troviamo giusto che dopo il suo svolgimento non ci sia stato il ripristino dei luoghi e a maggior ragione quando questi rientrano in un’area protetta (Quella di un Parco Nazionale ma anche le SIC/ZSC/ZPS secondo la normativa europea Dir. 92/43/CEE – VEDI).
“Ma entriamo nello specifico: in data 17 e 18 giugno, ovvero 12 giorni dopo la manifestazione sportiva, abbiamo notato personalmente che persistevano, su buona parte del percorso interessato dalla gara, numerosi nastrini di plastica biancorossi e soprattutto evidenti tracce di vernice giallo- fosforescente, su rocce ed alberi. Abbiamo notato ciò nella Pineta di Terzigno e lungo i sentieri ufficiali del Parco, i numeri 1, 2 e 6 ma vista la lunghezza del tracciato immaginiamo che anche altri sentieri ne siano stati interessati. Il contesto vesuviano e in particolar modo quello del Parco, è sovente lasciato a se stesso e soprattutto a chi ne fa uso come se fosse una proprietà privata, per cui non mancano altri segni deturpanti ed attribuibili ad altra mano come gare equestri o motociclistiche ma, quelli del Trail in questione, sono invece ben visibili e distinguibili, contraddistinti appunto dalla scritta a vernice Trail che li differenzia dagli altri.”
Allo stato attuale e fermo restando che la rimozione di nastri e cartelli era una prescrizione data con l’autorizzazione dell’Ente Parco, ci risulta, per informazioni ottenute da altri frequentatori della sentieristica vesuviana, che lo scorso 25 giugno e il 6 luglio la situazione permaneva la stessa e senza ombra di ripulitura. Abbiamo quindi deciso di contattare l’organizzatore del Trail il quale ha specificato che tutta la segnaletica era stata rimossa e che quella segnata dalla vernice gialla sarebbe in breve tempo sparita perché biodegradabile.
Speriamo quindi che la natura faccia il suo corso e che lavi via quelle macchie a dire il vero abbastanza invadenti e che i cartelli non restino per tutto l’anno solare come quelli delle precedenti edizioni e si capisca a livello globale che la segnaletica dei sentieri dovrebbe essere unica e non sovrapporsi a quella ufficiale (che il parco anche se in malo modo ha) per evitare di confondere chi non è avvezzo alla montagna.