Un’escursione nei luoghi del disastroso incendio dello scorso luglio, uno schiaffo morale a chi crea eventi mondani dimenticando la ricchezza della natura vesuviana, che non è solo Gran Cono e Castello Mediceo.
Per non dimenticare, là dove c’è chi dimentica, e copre con una cortina di fumosa ipocrisia la distruzione dei tre quarti di parco nazionale. Per non dimenticare, e per ricordare che il Parco Nazionale del Vesuvio non è solo la fonte di guadagno per pochi ma è ancora un nostro patrimonio naturale e anche l’unico polmone verde in un’area tra le più densamente popolate ed urbanizzate del pianeta.
C’è chi vorrebbe chiudere la questione a tarallucci e vino e parlare solo di strade aperte ai bus e di biodiversità, là dove questa è stata praticamente cancellata in un colpo solo per l’incuria e la follia degli uomini. Sarà che tutto ciò non deve essere ricordato, visto che le priorità sono altre, quelle del marketing da quattro soldi, delle iniziative altrui e dei favoritismi, mentre la natura langue e soffre, soffre e muore davanti ad arrivismo politico ed ipocrisia.
A dispetto di tutto ciò c’è però chi crede ancora, c’è chi crede che, oltre alle parole, ci sia anche l’azione, un’azione dimostrativa e funzionale alla salvaguardia della natura vesuviana o ciò che ne rimane. Domenica scorsa (3 settembre), l’associazione Costa delle Sirene ha organizzato assieme a Napoli Trek Vesuvio l’escursione evento “Vesuvio, per non dimenticare”, un titolo che la dice tutta sulla situazione di un parco nazionale ridotto in cenere e pattume.
Le due associazioni hanno portato lungo il sentiero n°1 del Parco, denominato “la Valle dell’inferno”, una settantina di persone, le hanno condotte lungo i sentieri della morte e della rinascita del Vesuvio, hanno piantato lì una ginestra, come simbolico e leopardiano segno di rinascita, ed hanno formato in tal modo i testimoni del futuro, hanno fatto sì che non si dimenticasse e si diffondesse l’idea di un parco di tutti, hanno fatto sì che si toccasse con mano lo scempio e si respirasse l’aria della distruzione, per non confondere la realtà con la bufala e per conoscere chi ha vissuto gli eventi dello scorso luglio sulla propria pelle.
Non resta che sperare che le giovani forze che hanno attraversato la montagna ferita ritornino per proteggerla e offrirle quella protezione che chi era delegato per le legge le ha negato, pensando che gli incendi fossero di carta.