L’amara cronaca e l’amara costatazione di un disastro annunciato
Il Vesuvio è ancora in fiamme e brucia almeno da quattro giorni, c’è chi sostiene che si tratti di ecomafie ma a noi pare, almeno in questo caso, che sia semplice incuria e mancata progettazione, non serve infatti l’esercito, invocato dal sindaco di Ercolano e dal presidente del Parco ma la coerenza, perché è quella che manca troppo spesso a chi ci amministra.
Ieri sera, così come l’altro ieri, il bosco misto bruciava a valle della Tirone e a monte di via Vesuvio ad Ercolano, qualche volo dei già impegnati Canadair e degli elicotteri e poche sparute forze a terra e il fuoco si mangia il nostro Parco. Non si può gestire un parco nazionale in questo modo, la mancanza di uomini e mezzi, annoso e risaputo problema, non può scusare l’inadempienza nell’allestire un sistema che potesse quanto meno arginare il fenomeno dei roghi estivi, che, per quanto possano essere imputati al dolo dell’uomo, esistono da sempre; esistevano la scorsa estate, e l’altra ancora e così via, anche quando il compianto Corpo Forestale dello Stato c’era ed operava.
Se aspetti l’emergenza, se non conosci la cosa che amministri, e soprattutto se non ti affidi a chi conosce il territorio, non puoi far altro che contare i danni e le spese, ben maggiori della dovuta prevenzione.
Oggi vola sulle nostre teste un solo Canadair che fa la spola tra il Golfo e il Vesuvio, la SMA ha due moduli in avaria, la PC ha bisogno di altre squadre e una nuvola scura e minacciosa si eleva tra il Colle del Salvatore e Colle Umberto, è la riserva integrale del Tirone Alto Vesuvio che brucia.