La cronaca disperata di uno dei giorni più tristi che il Vesuviano abbia mai vissuto. Il fuoco riprende grazie al vento ma grazie anche alla sottovalutazione della situazione.
La mattinata di ieri, spazzata da un forte vento di maestrale non presagiva nulla di buono. All’orizzonte si vedeva già il fumo proveniente da Torre del Greco che si pensava ormai placato e un’esile colonna chiara spuntava dai Cognoli di Giacca, prima propaggine del Somma, tra Massa ed Ercolano. Ma anche a valle, in città, il fuoco divampa: Ponticelli, Giugliano e il panorama è costellato di focolai in ogni dove.
Avverto il comune di Massa dell’incendio e gli parlo del luogo impervio dove sta bruciando il bosco di castagno che ricopre buona parte del Monte Somma. Mi reco al DOS ad Ercolano, presso la “Siesta” ma ancora una volta trovo una persona che non conosce il luogo e che non ha neanche una carta topografica per orientarsi.
Vado verso Torre per portare cibo agli animali della pineta a monte di via Resina Nuova e lungo il tragitto mi rendo conto dell’entità del nuovo disastro e nuovo si fa per dire. Due colonne si alzano dalla città del corallo, e ancora una volta in via Montedoro, a est dell’Ospedale Maresca, e in località Cappella Bianchini, più a sud, che imponente minaccia le case. Arrivo in via Resina Nuova dove trovo due case seriamente danneggiate dal fuoco di mercoledì scorso, lì non era necessario inoltrarsi nella pineta per capire l’entità del disastro che era transitato, anzi mi meraviglio che i danni presso le abitazioni fossero relativamente leggeri rispetto a quanto fosse successo, ma non ho potuto non notare i pali della luce abbattuti dal fuoco, i bomboloni del gas anneriti e non esplosi, gli autoveicoli bruciati e la buona sorte che tutto sommato ha accompagnato quell’evento, quella fortuna che evita la tragedia definitiva e di cui troppo spesso godiamo senza meritarcela.
Lo scenario è post nucleare, il colore verde ormai non esiste più e la pineta è una landa desolata nero/grigia, mi inoltro con un folto gruppo di amici e disseminiamo di bacinelle d’acqua e cibo d’ogni genere in quel deserto post bellico nella speranza che gli animaletti sopravvissuti a questo disastro immane riescano a sostenersi per un po’.
Verso le 13.00 torno a casa ma con l’amara sorpresa che anche dal bosco del Molaro che da giorni teniamo sotto controllo, perché vicino alle campagne di Massa e San Sebastiano, fuma e già capisco che è l’ora di intervenire. Trovo lì già la PC di San Sebastiano e quella di Massa e già so che i miei compagni sono all’interno del bosco a lavorare, una pala e via, a creare barriere spartifiamma. L’incendio sarà contenuto per il resto della giornata e fino al mattino dopo, ma col timore delle fiamme che ci minacciano dai Cognoli.
Il pomeriggio trascorre quindi tranquillo ma a Torre del Greco è invece l’inferno, il vento, sempre forte, sposta le fiamme verso le abitazioni che incominciano ad essere evacuate: stiamo punto e a capo! Stesso luoghi e stessi incendi dei giorni precedenti ma nessuno a vigilare.
Mai possibile che si continui ad essere colti impreparati a tali eventi? Perché licenziare così rapidamente i due Canadair francesi? Ce n’era soltanto uno ieri mattina a fare la spola tra il Somma e Torre. La gente si è trovata sola ad affrontare le fiamme, da sola a difendere la propria abitazione mentre tutto intorno, quando non c’era rassegnazione, c’era squallido e meschino cinismo, quello che non valuta nemmeno di fare o meno certe cose, quello di valutare o meno l’opportunità di una processione ed annessi fuochi d’artificio in onore di santi e madonne che purtroppo non interverranno mai sulle nostre disgrazie, il turismo delle catastrofi, i presenzialisti, l’andare fare jogging nel bel mentre delle operazioni di spegnimento e il presidente della regione che va a caccia di altri fantasmi, chiudono in bellezza la bestialità di questo 16 luglio 2017.