Federica Castellano porta a Napoli un progetto nato in Brasile e cresciuto a Bruxelles: dare voce alle donne. Dove? A teatro!
Napoletana di nascita e Belga di adozione, Federica Castellano è una giovane artista che viene da un percorso di formazione articolato e multiforme. Al suo attivo ha un master in teatro, mise-en-scène, a Bruxelles, scuola di mimo con Michele Monetta, laboratori teatrali, partecipazione a “Il teatro nel baule” e fondazione della compagnia Hydre a Bruxelles. Ma l’elemento più interessante del suo lavoro è l’idea di sviluppare progetti tutti al femminile, in un teatro che porti in scena le donne e le loro storie, attraverso percorsi che privilegiano l’approccio corporeo. E’ stata l’esperienza in Brasile a generare questa idea. Infatti se da una parte in quel paese si trova un teatro libero e spesso fortemente trasgressivo, dall’altra parte colpisce il maschilismo pesante e diffuso. Dopo aver realizzato lo spettacolo “Maria Padilha Regina del Cabaret”, figura a metà tra il divino e il diabolico, legata agli Orisha, Castellano ha deciso di intraprendere questo nuovo percorso al femminile.
“La danza delle donne” è il seminario che sta tenendo a Napoli, nella sede del Giardino Liberato di Materdei, per le donne del quartiere e non solo. L’attività, aperta a tutte e completamente gratuita, invita le partecipanti, attraverso esercizi semplici e in tutta tranquillità, a raccontarsi attraverso il linguaggio corporeo e, in generale, teatrale. Un linguaggio universale e comunemente padroneggiato, anche intuitivamente, dalle donne più facilmente, perché più abituate alla fisicità e all’assenza di sovrastrutture, e perché la cura di bambini e anziani, tradizionalmente “scaricata” completamente sulla donna, regala, però, in cambio, maggiore confidenza e disponibilità. Il seminario si presenta anche come uno strumento ideale di integrazione e inclusione. “Uno dei risultati più belli di questo progetto”, dice Castellano “è che tra le partecipanti nasce una vera e propria amicizia”. Infatti, dopo aver formato gruppi in Brasile e Bruxelles, tutti con donne di diverse nazionalità, e ora a Napoli il passo successivo sarà mettere in comunicazione i gruppi tra loro.
Ma le iniziative non si fermano qui. Allo Spazio Libero Teatro, infatti, è stato presentato lo spettacolo “Erodiade”, una riscrittura in chiave teatrale del racconto di Flaubert. Qui la centralità del femminile viene realizzata attraverso un cast tutto di donne e una messa in scena in cui si incrociano e si intersecano i diversi linguaggi artistici: danza, mimo, canto, teatro di parola. Le quattro interpreti (oltre a Federica Castellano, Francesca Esposito, Rosaria Clelia Niola, Michela Saitto) sono di volta in volta specchio moltiplicatore, contrappunto e ostacolo, incarnazione dei fantasmi dei sentimenti di Erodiade, interpretata da Federica Castellano che è anche l’ideatrice della piece. Il pubblico è accolto da donne che danzano con veli e candelabri, da una donna silenziosa e nera, da video dell’Erode di Carmelo Bene, in Salomè. Poi le donne guidano il pubblico in un altro spazio, dove in una scenografia semplice e cupa, Erodiade piange un lutto inconsolabile: la perdita del suo potere di seduzione, fonte di ogni altro suo potere. Ricorda i festini, il lusso, i piaceri e l’odio per Iokanaan, Giovanni Battista, un uomo senza macchia che condanna il male per il solo fatto di essere puro, incorruttibile, sordo ai richiami della bellezza. Il rapporto conflittuale con Salomè sembra trasformato nel rapporto conflittuale di Erodiade con la sé stessa giovane e sensuale.
“Era Salomé, ma era Erodiade”, dice. E forse è proprio nello specchiarsi nella figlia che Erodiade coglie il suo fallimento e la sua fine.
Da diversi anni Federica Castellano, che opera tra Bruxelles e Napoli, collabora con Vittorio Lucariello, che ha firmato la regia di questo spettacolo, e il suo Spazio Libero, e quasi sempre i suoi lavori omaggiano i grandi Carmelo Bene e Rainer Fassbinder.