CASTELLO DI CISTERNA – Il 26 ottobre, la cittadina si appresta a celebrare un evento di grande importanza culturale con la XIV Edizione del Premio Letterario Internazionale “CASTRUM CISTERNAE – Memorial Mons. Raffaele Napolitano”. Un appuntamento divenuto ormai una tradizione, che negli anni ha saputo conquistare un posto di rilievo nel panorama letterario, attirando poeti e artisti da tutta Italia.
Un Premio che promuove la cultura e la poesia
Nato con l’obiettivo di promuovere la poesia e l’arte, il Premio “CASTRUM CISTERNAE” offre ogni anno uno spazio di espressione a numerosi autori. La manifestazione, che vanta il patrocinio del Consiglio Regionale della Campania, della Città Metropolitana di Napoli e di altri enti prestigiosi, non è solo un’occasione per premiare i talenti della scrittura, ma anche un evento di condivisione culturale per tutta la comunità.
Quest’anno, come di consueto, una parte significativa della manifestazione sarà dedicata agli studenti delle scuole superiori, grazie a una sezione speciale pensata per coinvolgerli attivamente. Una grande opportunità per i giovani del territorio, in particolare per quelli residenti a Castello di Cisterna, che hanno la possibilità di avvicinarsi alla poesia e scoprire nuovi orizzonti culturali.
Il convegno: uno sguardo su Italo Calvino
L’edizione di quest’anno si arricchisce di un appuntamento speciale. Il 25 ottobre, il giorno precedente la premiazione, si terrà un convegno dal titolo“Il gioco del comico in Italo Calvino, elementi antropologici e letterari”, a cura del dott. Stefano Pignataro. Il convegno, che si svolgerà presso l’Auditorium Parco E. De Nicola, Castello di Cisterna, offrirà un approfondimento sull’opera di Calvino, in particolare sul tema scelto per il concorso di quest’anno: “Se alzi un muro, pensa a ciò che resta fuori” tratto dal celebre romanzo Il Barone rampante. Un tema che invita alla riflessione e che trova una risonanza profonda nel contesto attuale, aprendo spunti di dibattito e di confronto tra studenti e appassionati di letteratura.
La cerimonia di premiazione
Il 26 ottobre, presso l’Abbazia San Nicola, si terrà la cerimonia di premiazione, che vedrà protagonisti i vincitori del concorso e le loro poesie. Come da tradizione, le opere premiate saranno declamate da attori, accompagnate dalla musica di artisti di rilievo, creando un’atmosfera coinvolgente e suggestiva. A conferire ulteriore prestigio all’evento sarà la consegna del trofeo in pietra lavica, realizzato dal maestro Luigi Minichino, simbolo di una tradizione artigianale locale che si intreccia con la modernità dell’arte poetica.
Il Premio “CASTRUM CISTERNAE” non è solo un concorso, ma un progetto ambizioso che intende seminare consapevolezza e sensibilità, creando una vera e propria festa della cultura per Castello di Cisterna. Grazie a questa iniziativa, la poesia e la scrittura creativa diventano il filo conduttore di un percorso di riscatto, contribuendo a trasformare la cittadina in un polo culturale di grande spessore.
Casoria – I Carabinieri della sezione radiomobile della compagnia di Casoria e i militari della tenenza di Arzano sono intervenuti a via San Salvatore nei pressi di un centro commerciale per un minorenne ferito.
Da una prima sommaria ricostruzione ancora da verificare pare che poco prima fosse scoppiata una rissa tra giovani. Ad avere la peggio un 15enne che veniva ferito da un fendente all’altezza del fegato.
Il 15enne è stato trasferito all’ospedale del mare di Napoli non in pericolo di vita.
Indagini da parte dei carabinieri impegnati nel ricostruire la vicenda tra raccolta di testimonianze e analisi delle immagini dei sistemi di videosorveglianza.
[20/10, 09:34] +39 331 361 1690: Maltempo sulla penisola sorrentina
Questa notte a causa delle abbondanti precipitazioni sono avvenuti i seguenti eventi:
– A Massa Lubrense, a via Nastro D’Oro, ha ceduto un muro di contenimento all’altezza del civico 7 e parte di un piazzale asfaltato adibito a parcheggio auto;
– In località Marciano. Crollo di un muro di contenimento per un fronte di circa 10 metri causava colata di fango e detriti sulla carreggiata.
Sul posto sono intervenuti i carabinieri della stazione di Massa Lubrense, una squadra dei Vv.ff., personale della polizia locale e dell’utc di quel centro. Nessun ferito. Strada temporaneamente interdetta al traffico
Un uomo di 43 anni è stato ucciso nel pomeriggio di ieri a Napoli. I carabinieri del nucleo radiomobile sono intervenuti poco fa nel pronto soccorso di Villa Betania per un uomo ferito. Si tratta di un 43enne, morto poco dopo il ricovero. Sarebbe stato raggiunto da colpi d’arma da fuoco.
La vittima, Massimo Lucca, sarebbe un pregiudicato con problemi di tossicodipendenza. E’ stato centrato da diversi colpi di pistola che l’hanno raggiunto alle gambe e al torace. Le indagini su dinamica e movente sono tuttora in corso, anche con l’esame delle immagini dei sistemi di videosorveglianza della zona e con l’ascolto di eventuali testimoni: non si esclude, tuttavia, che l’omicidio sia riconducibile a questioni legate allo spaccio di droga.
Liliana Mostra è un evento culturale che unisce pittura, poesia e riflessione sociale attraverso la voce di undici artiste visive.
Dal cuore di Napoli Est fino a San Giorgio a Cremano, l’arte femminile sarà esaltata in una manifestazione straordinaria dal titolo Liliana Mostra: un evento culturale, creato e coordinato da Anna Paola Napoli e Lucia Improta, già partito l’11 ottobre con la conclusione fissata per il 16 novembre. Per l’occasione, tre location d’eccezione: la Biblioteca socialeLa Casa di Francesca di Barra, la Biblioteca comunale Antonio Labriola di S. Giovanni a Teduccio e la cappella di Villa Vannucchi a San Giorgio a Cremano. Le undici pittrici e artiste visive, di diverse generazioni, sono unite dalla passione per l’arte e dalla comune volontà di esprimere la propria esperienza femminile attraverso il mezzo artistico. Promossa dall’Associazione Culturale Antonio Genovesi, la mostra rappresenterà un vero e proprio manifesto dell’arte femminile, che non solo celebra la donna come musa ispiratrice, ma come protagonista attiva della creazione artistica. La mostra è un omaggio alla bellezza, alla sensibilità e alla forza interiore di Liliana Mosca, madrina della manifestazione e il cui nome ha dato titolo all’evento, Trisha Palma, Germana NoyaZ Alosco, Seriana Guerriero, Marta Mostrato, Maria Nigna Riccio, Valentina Autiero, Eleonora Guarracino, Fiorella Salzano, Marina SCG e Simona Mostrato.
Dall’ 11 al 18 ottobre nella Biblioteca Sociale La Casa di Francesca di Barra si è già tenuto il vernissage inaugurale con l’esposizione delle opere delle undici artiste, con particolare riguardo alla figura della giovane studentessa Francesca Speraddio, a cui è intitolata la biblioteca, che riteneva l’arte una vera forma d’amore. Il 24 ottobre sarà la volta di San Giovanni a Teduccio per sette giorni e a seguire a San Giorgio a Cremano.
L’aspetto più rilevante dell’evento non è solo il confronto artistico, ma il sodalizio che si è venuto a creare tra donne di età, stili e provenienze diverse, accomunate dal desiderio di condividere il proprio vissuto e la propria arte. La partecipazione di pittrici di età compresa tra i 18 e i 78 anni dimostra come l’arte sia un linguaggio universale, capace di trascendere i limiti generazionali e culturali. Un evento, quindi, che esprime al meglio il messaggio di inclusione, accoglienza e valorizzazione della donna, non solo come soggetto dell’arte, ma come creatrice e narratrice della propria storia. Gli eventi saranno aperti al pubblico e prevedono anche momenti dedicati alle scuole medie e superiori, con visite guidate curate dai volontari dell’associazione. Per ulteriori informazioni e per il programma dettagliato, è possibile contattare l’Associazione Culturale Antonio Genovesi o visitare il sito dedicato.
Il 14 maggio del 1684, il viceré di Napoli, Gaspar Méndez de Haro y Guzmán, settimo marchese di El Carpio, quarto duca di Olivares (Napoli, 1629– Napoli, 1687), arrivò a Somma, ospite del dottor Giacinto Orsino al Casamale nella lussuosa residenza di fronte alla Collegiata, dopo tre altri appuntamenti antecedenti che erano andati a vuoto.
Gaspar de Haro, viceré dal 1683 al 1687, era anche un rinomato collezionista d’arte. Nella sua azione di governo, importantissima fu la repressione del banditismo, condotta con mano ferma e senza concessioni ai grandi aristocratici, protettori dei numerosi malviventi. Importantissima fu, poi, la riforma monetaria, attuata senza appoggi da parte di Madrid che anzi, nel periodo considerato, intensificò la pressione fiscale sul Regno. Il marchese, inoltre, fece sì che Napoli divenisse scenario di spettacoli ed iniziative culturali ai più diversi livelli [cit. Roma moderna e contemporanea, XV, 2007, 1-3, pp 187- 253, 2008, Università Roma Tre – Croma].
Gaspar Méndez de Haro y GuzmánGiacinto Orsino, utroque jure, era figlio del capitano d. Giuseppe e di d. Maddalena Bottigliera. Distinto letterato, già a quindici anni diede alle stampe la Vita di San Casimiro, Re di Polonia. Sposò in prime nozze D. Agnese Cesarana e, in seconde, D. Teresa Caputa. Il 31 luglio del 1674 ereditò dal padre il feudo denominato Piano delli Mazzei nelle pertinenze di Ottajano e Somma. Fu una persona splendida e giusta, molto amico di cavalieri, ministri e tanti viceré, tra cui ricordiamo d.Pietro Antonio d’ Aragona, il marchese d.Fernando Joaquin Fajardo de Los Valez e, come vedremo, del marchese d. Gaspar Mendez de Haro. Tra i suoi beni la lussuosa casa palaziata di fronte alla Collegiata al Casamale, insieme al giardino con vaghissime fontane [D. Maione, pag. 48]. Il dott. Domenico Russo, dopo aver consultato Nicolò d’Albasio [Memorie di scritture e ragioni, in Napoli, per F. Benzi, 1696, pag. 31] afferma che il sontuoso palazzo – costruito su una antica villa romana, appartenuta a L. Cantinius Rufus – era ubicato su una partita di massaria accosto le mura di Somma, venduta da Madama Francesca di Costanzo a Leonardo Orsino nel 1534. Il possedimento, continua Russo, passò successivamente ai Figliola e, tramite Orsola Figliola, al marito Donato Colletta, fratello del famoso storico e generale Pietro Colletta (1775 – 1831). Dai Colletta, infine, passò alla famiglia Papa, in virtù del matrimonio tra d. Pietro Papa e d. Luisa Colletta di Donato.
Palazzo Orsino – Colletta (Disegno R. D’Avino)
L’arrivo di Sua Eccellenza nella Terra di Somma fu preceduto dalla venuta in città dei nobili signori d. Nicolas Fernandez de Cordoba (1626 – 1693) y Ponce de León, generale delle galee di Napoli, da d. Giovanni Andrea Mariano Doria Del Carretto (1660 – 1742), duca di Tursi, e dal governatore generale delle galee di Spagna, i quali erano stati invitati da Sua Eccellenza non solo a ricevere i suoi ordini, ma ad avviarsi a Somma. I detti tre signori – insieme col Presidente della Cameradella Sommaria, lo spagnolo don Nicolas Gascone, y Altava, uomo molto influente nell’ambiente napoletano, che aveva ben mediato e organizzato il convitto – si incamminarono verso Somma. Dopo due ore, Sua Eccellenza partì e arrivò finalmente alle ore 17 nella splendida e lussuosa residenza del dottor Giacinto Orsino nel quartiere murato. Dopo aver, in primo luogo, visitato il giardino con alcuni giochi di fontane, volle entrare anche nel cellaro, dove erano collocati altri giochi d’acqua, che suscitarono nel viceré così tanta ammirazione da rimanere stupito. Uscito, salì nella splendida sala nella quale stava imbandita una sontuosa tavola, situata vicino ad una altra fontana, abbellita da diversi fiori e altre galanterie [Domenico Conforto, I Giornali di Napoli, dal MDCLXXIX al MDCXCI, a cura di Nicola Nicolini, vol. l, Napoli presso Lubrano, MCMXXX, pp. 115 – 116, per gentile concessione del prof. Luigi Iroso].Portale d’ingresso al Palazzo Orsino
Avendo Sua Eccellenza visto la sedia, preparata appositamente per lui in capo alla tavola, più grande e ricca delle altre, ordinò subito che fosse tolta via, volendo sedersi come gli altri. Nell’entrare, comunque, il viceré fu accolto da un bel concerto di musici, che per l’occasione intonarono alcune canzonette composte in sua lode, seguitando a cantare o soli o in concerto. Il pranzo, che fu lautissimo e degno di cotali personaggi, durò molto. Sedettero a tavola: Sua Eccellenza Del Carpio; i suddetti tre signori generali con due loro nipoti; il presidente Gascone; il consigliere castigliano del Sacro Consiglio don Giuseppe de Ledesma; don Matteo di Roa e l’abate Baldini, uomini favoriti di Sua Eccellenza; il maggiordomo; il cavallerizzo e tre paggi; per ultimo, il muto buffone di palazzo. Al quest’ultimo toccarono molte burle, come, fra l’altro, gli tinsero tutta la faccia, biancheggiandola di ricotta per mano del generale delle galee di Spagna: il che mantenne in gusto Sua Eccellenza e tutti. Il mangiare fu, come s’è detto, lautissimo e a soddisfazione del viceré, il quale, benché fosse equilibrato nel mangiare, assaggiò con molta voglia ogni vivanda presentata al suo cospetto. Finito il pranzo, Sua Eccellenza volle riposarsi, come in effetti si riposò per lo spazio di un’ora in un letto galante, con cortine di damasco – cremesino, con ricamo di seta agli estremi, situato in una stanza assai bene addobbata. Più tardi, svegliatosi, gli fu richiesto se avesse voluto assistere ad una commedia, e, avendo risposto di sì, fu condotto in un’altra sala, dove stava apparecchiata la scena.
La commedia riuscì molto bene, essendo stata rappresentata da alcune persone di condizione civile, ognuno dei quali eseguì la sua parte squisitamente, tantoché che Sua Eccellenza non poté altro che commentarla positivamente e di gridare: – Viva! – viva! – La commedia si concluse alle 23 di sera. Sua Eccellenza scese in cortile, nel quale, essendo arrivate per la curiosità quasi tutte le genti della terra, il signorotto don Giacinto, in segno d’allegrezza per la presenza ricevuta da Sua Eccellenza, buttò al popolo presente molte monete d’argento. Un atto, questo, che Sua Eccellenza mostrò di gradire enormemente; alla fine un lungo abbraccio suggellò la partenza del viceré, che promise un suo ritorno al dottor Giacinto Orsino durante la produzione dei buoni e succulenti frutti stagionali. All’epoca, alcune male lingue raccontarono che questo convitto, organizzato dal dottor Orsino, fosse stato fatto in relazione ad una sua grandissima ambizione di ottenere una toga da Sua Eccellenza, ma che purtroppo non andò a buon fine, perdendoci così anche la spesa. Certamente non fu questa la ragione, poiché già in passato il viceré d.Fernando Joaquin Fajardo de Los Valez gli aveva conferito la toga di giudice della Vicaria, ma d. Giacinto l’aveva rifiutata.
Il nostro giornale sta curando la pubblicazione di un libro dedicato alle masserie e alle “ville” del Vesuviano interno, nelle quali già a metà dell’Ottocento la cultura rustica si apriva ai primi fenomeni della “civiltà della macchina” avviando sostanziali trasformazioni nell’economia e nel sistema sociale. Correda l’articolo l’immagine di un quadro di F.Palizzi.
Nel 1848 da uno statino inviato dal Comune di Ottajano le autorità napoletane dedussero che Ottajano era messa in ginocchio dalla povertà e dalla fame: diceva quello statino che in un mese ognuno dei 20000 ottajanesi aveva consumato in tutto 2 kg. di pane e pasta. Il cancelliere comunale, costretto a dare delle spiegazioni, scrisse che la crisi era stata provocata “dalla invendita del vino e dalla cattiva riuscita dei bozzoli da seta: la povera gente era costretta a nutrirsi di patate e vegetabili.”. Nel maggio dello stesso anno il Governo, costretto a contrarre un “prestito forzoso” per comprare armi, chiese a tutti i Comuni notizie dettagliate sui “capitali” messi “ in commercio” da “mercanti, fabbricanti, manufatturieri, sensali, dettaglieri e botteghieri”. Il sindaco di Ottajano comunicò che 130 ottajanesi “avevano in commercio” un capitale compreso tra i 100 ducati di tavernieri e “ dettaglieri di olio e farina” e i 2000 ducati di Basilio Di Prisco, negoziante di cereali. Vincenzo D’Ambrosio, negoziante di cereali e di mele, “muoveva un capitale di 4000 ducati”, e a 5000 ducati ammontavano gli investimenti di Raffaele Saggese, fabbricante e mercante di botti. Il cancelliere Achille Procida fornì all’amico Sottointendente Gennaro Capece Minutolo un’analisi dettagliata del patrimonio degli “industrianti distillatori”, Gaetano Giordano, Nicola e Paolo Pappalardo, gli eredi di Giacomo Boccia, Crescenzo Boccia e Giuseppe Cola. Ciascuno di essi aveva impiantato due macchine per la distillazione, alcune modernissime, come quelle di Giuseppe Cola, che costavano 1000 ducati ciascuna. Gli operai impiegati erano 26, e il loro salario era di un quarto di ducato al giorno, per ogni giorno di effettivo lavoro. Nel 1847 erano state prodotte 600 botti di spirito, per un utile netto “dichiarato” di 3 ducati a botte. Ancora nel 1870 i tecnici della Provincia di Napoli non sapevano con esattezza quale fosse la produzione del vino e dello spirito e dovevano fidarsi delle stime di Girolamo Vitiello, ricco e potente proprietario di vigneti a Terzigno, a Boscotrecase e a Ottajano: egli assegnava alla provincia una produzione complessiva di oltre un milione di ettolitri. L’anno precedente erano stati esportati dai porti della provincia 13000 ettolitri di vino in botte e 27000 bottiglie, ed erano stati importati 4000 ettolitri in botte e ben 73000 bottiglie. Le famiglie dei “nobili” continuavano a mettere in tavola “etichette” straniere: nel 1830 gli eredi di Luigi de’Medici avevano trovato nella cantina del defunto solo vini “forestieri”, e tra questi 48 bottiglie di Porto, 150 di Stella, 282 di Madera, 30 di Bordeaux, 17 di Sauternes, 41 del Reno di prima qualità, 19 di seconda qualità, 50 di Setubal, 4 di Costanza, 2 di Tokay, 13 di Alicante: eppure i Medici erano i più grandi produttori di vini vesuviani. Ma fu proprio Giuseppe IV Medici, nipote e erede del Cavalier Luigi, ad avviare la campagna di “immegliamento” dei vini del Vesuvio e a capire, prima di Giuseppe Froio, che i bianchi del Vesuvio e di Ischia, e i moscati di Posillipo e di Pozzuoli, se fossero stati “perfezionati”, avrebbero sottratto il mercato interno al dominio dei vini “forestieri”, soprattutto francesi. Mentre le botti costruite nel Vesuviano non temevano confronti, le bottiglie prodotte da Giuseppe Bruno a San Giorgio a Cremano, da Antonio Russo a Resina e da Carlo Cappello a San Giovanni a Teduccio, quando, dopo l’Unità d’Italia, il protezionismo borbonico venne sostituito dal liberismo radicale, vennero sostituite in quote importanti del mercato dalle bottiglie francesi e inglesi. Ma anche in questo settore partì l’“immegliamento”: lo dimostrano i successi della vetreria che gli Scudieri fondarono a Ottajano. Nel 1865 vendevano vino gli ottajanesi Antonio Cutolo, al Vaglio; Nicola Lanza, Michele Giordano, Francesco Pisanti, Francesco Antonio Pascale e Giuseppe Cutolo, alla Taverna del Passo; Tobia d’Ambrosio al Rosario; Angelo Cutolo, a Piediterra; Luigi Saviano, a San Lorenzo; Aniello Saviano, alla Toppa; Felice Carbone, ai Prischi. I “liquoristi” erano 11. Quattro venditori di vino, Nicola Lanza, Michele Giordano, Angelo Cutolo e Felice Carbone, e 2 “liquoristi”, Michele Perillo e Pasquale Liguori, rifornivano con spedizioni settimanali anche clienti di Napoli, di Palma e di Lauro, e si servivano, per il trasporto, degli attrezzati “traini” di Giovanni Ragosta e di Michele Aprile.
ACERRA – Capitale Italiana della Cultura 2027: c’è il sostegno del consiglio comunale ma l’opposizione vota contro. E’ quanto avvenuto questa mattina in Assise dove tra i punti all’ordine del giorno c’era la presentazione del dossier ‘I Segreti di Pulcinella’ in merito proprio alla candidatura di Acerra per il 2027. Il Consiglio, dunque, nel sostenere la Candidatura della Città di Acerra a “Capitale Italiana della Cultura 2027” porrà in essere ogni altra attività utile al coinvolgimento della popolazione locale e della società civile nella realizzazione dell’azione e nell’accrescimento culturale della comunità. Non è arrivato, invece, il sostegno della minoranza consiliare: i 6 membri di Coalizione Civica hanno votato contro, mentre il membro del M5S si è astenuto.
“Sono molto rammaricato per questa scelta dell’opposizione – sottolinea il sindaco Tito d’Errico – che ancora una volta, come avvenuto in occasione per il conferimento della cittadinanza onoraria alla senatrice Liliana Segre, dimostra che non ha alcun interesse per Acerra ed il futuro dei suoi cittadini. Il progetto Acerra Capitale Italiana della Cultura, che oramai è parte integrante della nostra comunità con le numerose adesioni pervenute e l’interesse pubblico riconosciuto, va avanti anche senza la loro partecipazione”.
Il commento dell’opposizione
“Come diceva Pulcinella “carta canta” ed il Sindaco d’Errico dimostra da tempo di avere più dimestichezza con Pinocchio che con Pulcinella.Come c’è scritto in italiano, noi continuiamo a sostenere la candidatura di Acerra Capitale della Cultura perchè è un bene che si parli della città, ma il dossier che accompagna la candidatura non ci consente di essere competitivi per la vittoria finale.Il vero segreto di Pulcinella del dossier sono i 100mila euro da spendere in comunicazione, forse per sostenere il candidato di Geppetto alle regionali, operazioni già viste. Abbiamo detto, e confermiamo, che una Vittoria per Acerra non si paga alle regionali con i soldi del Comune”
POMIGLIANO D’ARCO, CASTELLO DI CISTERNA E ACERRA. Droga e munizioni, il bilancio dei Carabinieri . 1 arresto e 2 denunce. Sequestro record con oltre 800 dosi di crack
Traffico di armi e stupefacenti sono i fenomeni contro cui si sono schierati i carabinieri della compagnia di Castello di Cisterna. Nelle ultime ore l’hanno fatto nelle cittadine di Pomigliano D’Arco, Castello di Cisterna e Acerra. Con ottimi risultati.
Si parte da Acerra dove i militari della locale stazione e della sezione operativa di Castello di Cisterna hanno arrestato un 52enne del posto*. Durante una perquisizione nella sua abitazione, i carabinieri hanno trovato 30 dosi di crack. E’ finito in manette per detenzione di droga a fini di spaccio ed è ora ai domiciliari, in attesa di giudizio.
Denunciati per lo stesso reato due 18enni di Pomigliano. I carabinieri della locale stazione, durante un controllo in strada, hanno trovato nelle loro tasche 42 grammi di hashish, 6 dosi di cocaina e 180 euro in contante ritenuto provento illecito.
Nel complesso popolare della “219”, i militari della sezione operativa hanno sequestrato a carico di ignoti 804 dosi di crack, 15 di marijuana e 2 barattoli contenenti ancora 730 grammi della stessa sostanza.
E ancora 213 munizioni di vario calibro, anche da guerra.
Volla – Si è concluso il progetto terra dei fuochi finanziato con fondi Ministeriali e coordinato dall’incaricato per il contrasto del fenomeno degli incendi dolosi di rifiuti nel territorio comunale.
I pattugliamenti circa 84, predisposti dal Comandante della Polizia Locale Ten. Col. Giuseppe dott. Formisano, sono stati finalizzati alla prevenzione di reati ambientali in particolare per prevenire l’abbruciamento e lo smaltimento combusto di rifiuti speciali e/o pericolosi ed hanno visto la partecipazione di quasi tutto il personale della Polizia Locale.
I pattugliamenti sono stati effettuati, in alcuni casi, anche con l’ausilio di un’aliquota dell’Esercito Italiano.
Le attività controllate sono state circa 33 di cui 8 autofficine/autodemolizioni/gommisti, 17 cantieri edili, 3 attività sequestrate etc..
I veicoli controllati sono stati circa 214, le persone identificate circa 243 di cui 60 sanzionate, 10 sono stati i nuovi siti identificati, 29 i controlli di quelli già attenzionati.
In entrambi i casi lo sversamento è stato segnalato all’Ufficio ambiente per la rimozione.
Sono state elevate circa 70 sanzioni per un incasso totale per l’ente di 22.284,00 euro oltre che diverse informative di reato per gli illeciti accertati costituenti reato.
TORRE DEL GRECO. Tenta di strangolare la moglie, lei fugge sul balcone e chiede aiuto. 61enne arrestato dai Carabinieri
12 anni di vessazioni e oggi il marchio livido dell’ennesima aggressione. Sul collo e sul petto, segni indelebili di una dannazione senza fine.
Lui 61 anni, lei uno in meno.
Lui lascia parlare le mani, lei uno sparring partner contro cui sfogarsi.
Una convivenza difficile la loro, fatta di silenzi e di un timido tentativo di mettere fine a quella violenza.
Ci ha provato la donna nel 2023, ha denunciato il marito ma poi ha scelto di tornare sui suoi passi.
Da allora le minacce e botte sono diventate ancora più frequenti.
E ieri sera, l’intervento dei carabinieri della sezione radiomobile di Torre del Greco. La 60enne è affacciata al balcone della sua abitazione. Chiede aiuto, grida piangendo.
Qualcuno compone il 112 e i militari arrivano in pochi istanti.
La vittima racconta singhiozzando quello che è appena avvenuto. Dopo l’ennesima lite, il marito le ha stretto le mani al collo. Ne porta ancora l’impronta sulla pelle.
L’uomo non ha reagito alle manette ma ha promesso alla moglie di tornare a casa.
E’ ora in carcere, in attesa di giudizio.
La donna è stata curata da un equipaggio del 118.
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